Basta typo: chi ha un nome che viene storpiato dal correttore automatico chiede una soluzione

La campagna "I am not a typo" chiede alle aziende tecnologiche di rendere gli autocorrect più inclusivi, anche per i nomi non occidentali.

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a cura di Giulia Di Venere

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Alcune persone con nomi propri che vengono frequentemente alterati dall'autocorrettore stanno esortando le aziende tecnologiche a risolvere il problema quanto più rapidamente possibile. Nel quadro della campagna denominata "I am not a typo" ("Non sono un errore di battitura"), vengono reclamati miglioramenti ai sistemi di autocorrezione utilizzati comunemente su smartphone e PC.

Il gruppo che sostiene questa iniziativa è costituito da professionisti creativi di Londra, i quali hanno inviato una lettera aperta alle aziende tecnologiche per esporre il problema.

"È fondamentale che la tecnologia diventi più inclusiva," afferma Savan-Chandni Gandecha, 34 anni, creatore di contenuti anglo-indiano: il suo nome, che significa luce lunare monsonica, viene corretto automaticamente in Satan. "Il mio nome è stato anche modificato in Savant," ha aggiunto, "a volte corretto in Savan, oppure il trattino non è accettato dai form online e questo mi irrita. Anche in India il mio nome viene corretto in 'Sawan', quindi non è un problema solo in inglese. È una questione multilingue."

"Ci sono molti nomi diversi nel mondo, ma l'autocorrezione è focalizzata principalmente su quelli occidentali" ha dichiarato Gandecha. 

La campagna ha stimato che quattro su dieci nomi di neonati nati in Inghilterra e Galles nel 2021 sono stati considerati "errati" o "non accettati" quando testati nel dizionario inglese di Microsoft.

Anche la giornalista Dhruti Shah ha supportato la campagna dopo che il suo nome è stato corretto automaticamente in "Dirty" e "Dorito", commentando: "Il mio nome non è neanche lungo, solo sei caratteri, ma viene segnalato come un errore o storpiato e considerato un'entità sconosciuta."

L'anno scorso, l'organizzazione non profit People Like Us ha realizzato una campagna su cartelloni pubblicitari evidenziando il problema dei nomi propri storpiati dall'autocorrect e collegando il problema al divario salariale etnico.

Rashmi Dyal-Chand, professoressa alla Northeastern University negli USA, il cui nome a volte viene corretto in Sashimi, supporta quest'ultima campagna e afferma: "Per persone con nomi come il mio, l'autocorrettore non è conveniente né utile: è solo dannoso. Ci affidiamo sempre più a smartphone, tablet, elaboratori di testi e app che utilizzano l'autocorrezione. Eppure, l'autocorrezione incorpora un insieme di preimpostazioni che aiutano alcuni dei suoi utenti a comunicare senza problemi a spese di altri che non possono farlo."

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