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a cura di Pino Bruno

Otto anni dopo essere stata sconfitta e umiliata, l'Europa vuole riaprire il dossier del caricabatterie universale per i dispositivi mobili. Nel 2010 si trattava per lo più di telefoni cellulari, oggi di smartphone, ma il discorso non cambia. I caricabatterie dismessi perché obsoleti diventano decine di migliaia di tonnellate di rifiuti elettronici, per non parlare dei disagi per i consumatori. La commissaria europea per la concorrenza, Margrethe Vestager, ha dichiarato a Reuters che il problema è di nuovo all'attenzione della UE a causa della "mancanza di progresso verso questo obiettivo da parte dei costruttori".

Margrethe Vestager non ha aggiunto altri particolari, nella risposta ad un'interrogazione parlamentare, se non che la responsabile del nuovo dossier è la commissaria al mercato interno, Elzbieta Bienkowska, e che finora l'approccio di persuasione nei confronti dei produttori non ha funzionato. Per questo la Commissione "lancerà a breve uno studio per valutare costi e benefici di opzioni differenti".

Una breve dichiarazione interlocutoria, che non lascia intravedere soluzioni a breve termine, dopo 8 anni di vuoto assoluto, nonostante l'impegno sottoscritto in quegli anni da Nokia, Sony Ericsson, Motorola, Apple, LG, NEC, Qualcomm, Research in Motion, Samsung e Texas Instruments. Da allora il mondo è cambiato, i produttori pure e i connettori di carica si sono ridotti a tre: Micro-USB, Lightning e USB-C.

Apple continua a privilegiare l'autarchica Lightning, anche se ha introdotto USB-C nel mondo notebook a partire dal MacBook 12Numerose indiscrezioni lasciano trapelare la possibilità che USB-C possa essere adottata anche per alcuni dei nuovi iPhone in arrivo in autunno, ma per il momento si tratta di voci. Quanto alla Micro-USB, è ormai in disarmo, che se alcuni produttori continuano ad adottarla su qualche modello. USB-C invece sembra destinata a conquistare il mercato.

Forse sarebbe stato meglio lasciare il dossier caricabatterie universale nel cassetto polveroso in cui è stato abbandonato negli ultimi anni.