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USA ancora contro Huawei: limitata la fornitura globale di chip

Le società straniere che utilizzano tecnologie, software e apparecchiature americane per produrre chip per Huawei dovranno richiedere una licenza speciale agli USA. Intanto, il colosso cinese riceve un'ulteriore proroga di 90 giorni.

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a cura di Lucia Massaro

Pubblicato il 18/05/2020 alle 09:58 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 14:37
Dopo l’estensione del divieto fino a maggio 2021
, arriva un nuovo attacco degli Stati Uniti ai danni di Huawei. Questa volta, a essere preso di mira è il mercato dei semiconduttori. Come già anticipato da alcune indiscrezioni nelle scorse settimane, il Dipartimento del Commercio ha esteso il controllo statunitense sulle esportazioni alle società straniere che utilizzano tecnologie, software e apparecchiature americane per produrre processori per il colosso cinese. Queste compagnie – come la taiwanese TSMC – dovranno richiedere e ottenere una licenza da parte del governo USA.

Il segretario al commercio Wilbur Ross ha utilizzato parole dure nei confronti del secondo produttore al mondo di smartphone dichiarando che – nonostante il divieto imposto lo scorso anno – Huawei e le sue affiliate avrebbero comunque trovato il modo per aggirare le restrizioni sulle importazioni. Le nuove regole dunque sarebbero necessarie – a detta di Ross – per impedire “attività maligne contrarie alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti e agli interessi di politica estera”.

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Per evitare impatti economici immediati sulle società straniere toccate dal nuovo divieto, il governo degli Stati Uniti ha concesso 120 giorni (a partire dal 15 maggio) prima dell’effettiva entrata in vigore delle nuove restrizioni. Le compagnie straniere, che hanno già cominciato la produzione di beni per conto di Huawei, potranno continuare a consegnare durante questi quattro mesi. Dopodiché, il ban sarà effettivo e – come detto – avranno bisogno di licenze speciali per continuare a fare affari con il colosso di Shenzhen. Secondo quanto riportato da Asian Nikkei, la taiwanese TSMC avrebbe già bloccato la ricezione di nuovi ordini da parte di Huawei.

Nel frattempo, è stata concessa un’ulteriore proroga di 90 giorni prima dell’entrata in vigore del divieto di fare affari con aziende statunitensi (esteso fino a maggio 2021). La licenza generale temporanea consente alcune transazioni nonostante l’inserimento di Huawei nella Entity List. La nuova data di scadenza è stata fissata al 13 agosto 2020.

Intanto, la Cina non resta a guardare. Secondo Global Times, Pechino starebbe preparando un contro-attacco che prevede la creazione di una lista nera imponendo delle restrizioni nei confronti di società americane ritenute inaffidabili e dannose per le aziende cinesi. Tra queste, ci sarebbero Apple, Qualcomm, Cisco e Boeing.

Leggi anche Ban Huawei, gli USA pronti a un passo indietro: insieme per gli standard 5G?

Ovviamente contrario alla decisione statunitense il Ministero del Commercio cinese che in una comunicazione ha dichiarato: “gli Stati Uniti hanno utilizzato il potere nazionale e la scusa della cosiddetta preoccupazione di sicurezza nazionale e hanno abusato dei controlli sulle esportazioni per continuare a reprimere alcune società particolari di altri paesi”. Il ministero esorta gli USA a fermare queste azioni mirate sostenendo che verranno adottate tutte le misure necessarie per salvaguardare i diritti e gli interessi delle imprese cinesi.

Insomma, una situazione ancora molto conversa che continuerà a far parlare di sé per molto tempo. Nel frattempo, Huawei diventa sempre più un bersaglio da colpire per gli Stati Uniti nella guerra commerciale tra le due super-potenze mondiali. Il colosso di Shenzhen però non resta lì fermo a guardare. Continua a immettere sul mercato smartphone senza i Google Mobile Services, continua a investire molto nello sviluppo del proprio sistema operativo e continua a preparare il terreno per ridurre la dipendenza dagli USA. Pare infatti che abbia già stretto un accordo con la società cinese produttrice di chip, SMIC.

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Fonte dell'articolo: www.reuters.com

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