I tablet, una moda passeggera che salva Asus

I conti di Asus soffrono perché la moda dei netbook è passata, ma i tablet compensano adeguatamente. I nuovi dispositivi portatili però non convincono il fondatore di Acer, secondo cui bisogna trovare altre strade.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Gli ultimi risultati di Asus confermano la difficoltà del settore netbook, e la rapida crescita dei tablet. David Chang, responsabile finanziario dell'azienda, ha ammesso che Asus non raggiungerà la previsioni di vendita per quanto riguarda i netbook nel 2011.

Asus Eee Pad Transformer

Se gli Eee Pc sembrano non affascinare più il pubblico, i tablet Android come il noto transformer (Asus Eee Pad Transformer, Tablet Android con 15 ore di autonomia) stanno però aiutando molto a compensare le perdite. Anche perché il loro prezzo al dettaglio è maggiore rispetto a un netbook, e così l'utile per l'azienda.

E così Asus, grazie anche a ottimi risultati con i notebook standard, può vantare utili in crescita costante.

Se i conti di Asus dimostrano che i tablet sono una realtà solida sulla quale costruire profitti, da un altro gigante taiwanese giungono informazioni contrapposte: secondo il fondatore di Acer, Stan Shih, infatti tablet e Ultrabook sono solo una moda passeggera.

Per Shih l'industria dei computer portatili deve creare innovazione attraverso prodotti con grande valore aggiunto. Bisogna inseguire Apple, ma non copiandone i prodotti: bisogna piuttosto pensare fuori dagli schemi, per tirare fuori idee valide come l'iPad.

Stan Shih, fondate di Acer

Allo stesso tempo però per Shih "i PC sono la base dell'industria IT, e i tablet sono sviluppati su tale base", che quindi deve rappresentare la base dei prodotti futuri.

Insomma, per l'ex dirigente Acer bisogna innovare ma senza esagerare. Uscire dagli schemi come Apple, ma allo stesso tempo restare fedeli alla linea. Il paradigma dell'epoca "post-pc" da tanti decantato non sembra attecchire presso una delle aziende più importanti del mondo nel settore tecnologico. Nessuno è sicuro che sia un'idea valida, in effetti, ma scartarla a priori potrebbe non essere una scelta saggia.

Shih (la cui opinione non deve forzatamente coincidere con quella dell'attuale dirigenza Acer), sembra cercare l'innovazione nella tradizione: una scelta comprensibile, forse anche vantaggiosa.  Se però la base di partenza è la convinzione che i tablet siano una moda passeggera, allora si parte da una posizione troppo rischiosa. All'inizio degli anni '80 IBM era convinta che a nessuno sarebbe mai servito un computer personale, e sappiamo com'è andata a finire; assisteremo a un'altra vicenda simile?