iMessage e Skype sottraggono miliardi agli operatori

Le applicazioni per scambiarsi messaggi usando il piano dati fanno perdere soldi agli operatori telefonici. La cifra per ora è contenuta, ma cresce a ritmi sostenuti. Presto le cose dovranno cambiare.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Le applicazioni per comunicare fanno perdere agli operatori un sacco di soldi - 14 miliardi di dollari globalmente. Lo ha scoperto Ovum, una società specializzata in analisi finanziarie. Da Facebook Chat a Skype, da Whatsapp a Viber, da iMessage a BlackBerry Messenger; gli operatori telefonici perdono i profitti di SMS ed MMS.

Il concetto è semplice. Chi usa queste applicazioni spedisce e riceve messaggi tramite la connessione dati, quindi non paga le tariffe ufficiali per la messaggistica. Lo studio non tiene in considerazione i guadagni che gli operatori ottengono dal consumo di banda, ma anche così il bilancio è probabilmente in negativo per loro.  

BlackBerry Messenger

Per il consumatore il vantaggio invece è evidente: con queste applicazioni si inviano testi e immagini con altri utenti senza pagare nulla oltre al piano dati. E già che ci siamo dovremmo metterci anche la posta elettronica, ideale per spedire una o più fotografie anche a chi può riceverle su un telefono.

Il totale, 13,9 miliardi di dollari, sembra enorme ma in verità "non è una grossa cifra per l'industria globale", ha detto l'analista James Barford alla BBC, spiegando che in molti casi chi usa questi sistemi comunque non avrebbe pagato le tariffe normali - meglio andare a casa e mandare una mail dal PC – quindi non si tratta di una vera perdita per gli operatori.

E infatti gli SMS restano ancora lo strumento principale per inviare e ricevere testo su uno smartphone, almeno per la maggior parte delle persone. Di certo per ora gli operatori telefonici non hanno di che preoccuparsi, ma le cose potrebbero cambiare velocemente.

Sempre più consumatori infatti usano queste applicazioni, che in alcuni casi sono completamente integrate con la rubrica del telefono. Con iMessage per esempio non si fa altro che mandare un normale messaggio, e se anche il destinatario usa iOS allora tutto passa per la linea dati, e non c'è l'addebito di un SMS. E questa tendenza di certo continuerà, così come la diffusione di applicazioni VoIP (Skype, Viber, etc.), che servono per la comunicazione vocale. Per le compagnie telefoniche si tratta quindi di trovarsi una strategia che funzioni, se davvero non vogliono diventare dei "meri fornitori di servizi", come affermano i loro dirigenti.

iOS iMessage

Il fatto è che secondo noi sarebbe preferibile che Vodafone, Tim, Telefonica, Orange si concentrassero di più sul servizio di connettività. Per i consumatori è prioritaria una connessione che funzioni e che costi il meno possibile, e soprattutto termini di contratto chiari e trasparenti. Ci sembra insopportabile e discutibile la scelta di bloccare il protocollo VoIP (alcuni lo fanno), e lo stesso varrebbe per un eventuale blocco di Whatsapp e simili - sopratutto se non fosse scritto bello chiaro sul contratto, non in clausole difficili da scovare. Perché semplicemente non ci si può chiudere a riccio quando le condizioni cambiano pur di salvare ciò che si ha; sarebbe come nascondersi in bagno perché l'aereo sta precipitando, ignorando la possibilità di lanciarsi con il paracadute.

Sono aziende a fine di lucro - non certo un servizio pubblico - possiamo capirlo: bisogna difendere il fatturato e proteggere i posti di lavoro; e certo è difficile muoversi in un mercato come quello italiano, dove la maggior parte dei consumatori non vuole altro che avere tutto gratis o quasi. Perché però non ci può essere vera concorrenza sull'ampiezza di banda, sulla copertura, sulla velocità e sui prezzi? Perché bisogna inventarsi altre clausole e clausolette? Questo è quanto: se non si guadagna più con tariffe assurde sugli SMS e sulla voce significa che bisogna cambiare business model: non accade oggi, ma è probabile che accada domani.