India: la corte condanna Telegram a diffondere dati sensibili

La Corte Suprema dell'India ha condannato Telegram a rendere noti i dati di persone responsabili di diffusione di materiale coperto da copyright.

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a cura di Silvio Colombini

Telegram, in seguito ad una decisione di un tribunale indiano, è stata costretta a infrangere una delle sue regole più ferree: la protezione della privacy dei suoi utenti.

Quanto vi stiamo per raccontare è avvenuto in India, dove la celebre piattaforma messaggistica conta ben 150 milioni di utenti. Una dei quali, un’insegnate, ha avuto modo di vedere del materiale di sua proprietà liberamente diffuso a sua insaputa. Pensato per essere utilizzato per promuovere l’apprendimento, quanto creato dall'insegnante veniva venduto (anche a prezzo scontato) da persone che nulla avevano a che fare con lo sviluppo del materiale in esame. La donna si è quindi ricolta al sistema giudiziario indiano che ha preso una decisione insolita ma non inedita: costringere Telegram a rendere noti i nomi e i numeri dei colpevoli.

Da sempre attenta alla tutela della privacy dei propri utenti, Telegram ha provato ad opporsi a tale provvedimento sostenendo che quanto richiesto sarebbe stato contro le leggi di Singapore (sede legale di Telegram) ma, anche in sede di ricorso, la decisione è stata confermata. Ma per quanto questa “condanna” possa risultare strana, apre di fatto ad un’altra, e ben più interessante, domanda: come faceva Telegram ad avere i dati da pubblicare? Questo perché, almeno in teoria, la società ha sempre affermato di conservare una quantità di dati estremamente limitata relativa ai suoi utenti.

Anzi a tal proposito è stata abbastanza netta la posizione dell’azienda, espressa dalla portavoce di Telegram Remi Vaughn al sito TechCrunch:

"Telegram memorizza una quantità di dati molto limitata o persino nulla sui suoi utenti. Nella maggior parte dei casi, non possiamo nemmeno accedere ai dati degli utenti senza punti di ingresso specifici, e crediamo che questo sia stato il caso in oggetto. Di conseguenza, non possiamo confermare che qui siano stati condivisi dati privati".

In effetti Telegram, su ordine della Corte dell’India, ha reso noti i nomi degli amministratori, i loro numeri di telefono e gli indirizzi IP dei canali accusati di violazione del copyright; è quindi difficile capire come questi possano essere considerati dati sensibili.