Motorola Xoom uguale all'iPad? Non gli somiglia per niente

La corte tedesca non trova somiglianze fra lo Xoom e l'iPad di Apple, quindi il tablet Android resterà in commercio. Domani però 18 prodotti di Motorola rischiano di sparire dal commercio per la violazione di un brevetto Microsoft. In realtà sembra che la scappatoia sia già pronta.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Lo Xoom di Motorola non assomiglia minimamente all'iPad di Apple. A dirlo è stato il Tribunale regionale di Düsseldorf in Germania, che ha respinto le motivazioni di Apple ma non ha nemmeno dato soddisfazione alla concorrente, che chiedeva l'annullamento dei brevetti sul design dell'iTablet. Il giudice teutonico ha infine disposto che Apple paghi due terzi delle spese processuali e l'avversaria un terzo visto che le richieste di entrambe non sono state esaudite.

Lo Xoom resterà in commercio in germania: non viola alcun brevetto Apple

Il dato importante è che non ci sarà nessun blocco europeo delle vendite per il tablet di Google, al contrario di quanto potrebbe avvenire domani in territorio statunitense. Il divieto di importazione per 18 prodotti Android di Motorola Mobility sancito dalla US International Trade Commission infatti dovrebbe essere attivo da domani.  

È l'applicazione di una sentenza emessa due mesi fa dall'ITC per la violazione di alcuni brevetti di proprietà di Microsoft, di cui uno in particolare relativo a Exchange Active Sync, che riguarda la pianificazione delle riunioni di gruppo da un dispositivo mobile. Il periodo di 60 giorni per il riesame scade domani, quindi sembra inevitabile l'applicazione del provvedimento.

L'elenco dei prodotti incriminati comprende l'Atrix, Backflip, Bravo, Charm, Cliq, Cliq 2, Cliq XT, Defy, Devour, Droid 2, Droid 2 Global, Droid Pro, Droid X, Droid X2, Flipout, Flipside, Spice e Xoom. Microsoft ricorda tuttavia che "l'ordine di blocco delle vendite non è limitato a questi dispositivi, ma copre anche tutti quelli che violeranno il brevetto fino alla sua scadenza, il 10 aprile 2018".

Le opzioni di Motorola per evitare il blocco sono almeno due. La strada più facile da percorrere sarebbe quella di sedersi al tavolo delle trattative con Microsoft e concordare un prezzo per le royalty. L'alternativa è quella di eliminare la funzione incriminata mediante un aggiornamento software. Difficile credere che tenterà la strada del dialogo, considerate le questioni in sospeso fra Microsoft e Google.

Chi vincerà?

È più scontato che si decida per l'aggiornamento software, come del resto si deduce da una dichiarazione di Motorola in cui si legge che "in vista della decisione dell'ITC rispetto al brevetto ActiveSync di Microsoft Motorola ha adottato misure preventive per assicurarsi che i prodotti rimangono a disposizione dei consumatori negli Stati Uniti".

L'impressione è che come quasi sempre accade in questi casi tutto finirà con un nulla di fatto: le funzioni non autorizzate vengono cancellate e i consumatori che non seguono la cronaca giudiziaria non si accorgono di nulla. Le eccezioni sono davvero rare (ricordiamo il ban del Galaxy Tab in Australia, perché la condanna riguardava il design e non il software), quindi saranno in molti a chiedersi per quale motivo si debba assistere a una querelle che ormai ha tutta l'aria di una farsa. La squallida realtà è che tutto rientra in un braccio di ferro snervante in cui i protagonisti sono disposti a usare qualsiasi mezzo per indebolire l'avversario, o anche solo distrarlo.