Per Huawei il 2020 sarà un anno difficile a causa del divieto USA

A causa del divieto USA, nel 2020 sarà difficile per Huawei registrare la stessa crescita avuta nel 2019. Intanto, la società prepara il piano B.

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a cura di Lucia Massaro

Nel 2020, Huawei non crescerà rapidamente come successo nel 2019.  Ad affermarlo è Eric Xu, uno dei vari presidenti a rotazione del colosso cinese. Come ben sappiamo, l’azienda di Shenzhen è stata inserita nella Entity List degli Stati Uniti a maggio. A causa del divieto USA, sarà difficile mantenere lo stesso tasso di crescita nel corso del nuovo anno appena cominciato.

Nonostante l’incombenza del ban, Huawei ha chiuso il 2019 con numeri da record: 240 milioni di smartphone spediti con un aumento del 20% su base annua. Un risultato che non sembra destinato a ripetersi. Secondo alcuni esperti del settore, l’obiettivo fissato dalla società scenderà di 30 milioni di unità. Un’ipotesi probabile dato che – lo scorso anno - la società cinese è riuscita a raggiungere gli obiettivi di vendita in quanto ha potuto contare su un catalogo già ampio prima dell’entrata in azione del divieto.

A maggio, infatti, Huawei aveva già immesso sul mercato smartphone per ogni fascia di prezzo dotati di tutti i servizi Google e ha successivamente commercializzato nuovi dispositivi (come Nova 5T) con tanto di certificazione del colosso di Mountain View. L’unico prodotto degno di nota a essere arrivato con la versione AOSP di Android è stata la serie Mate 30.

Le cose però saranno diverse nel 2020. Se il divieto dovesse essere confermato, il colosso di Shenzhen sarebbe costretto a dire addio alla presenza di Android nella sua forma più completa a bordo dei propri smartphone. Una soluzione questa che potrebbe far calare le vendite in quanto pochi utenti – soprattutto occidentali – potrebbero essere disposti a rinunciare ai servizi a cui sono abituati come Gmail o YouTube, solo per citarne alcuni.

Huawei non starà di certo a guardare. Se da un lato, potrà contare sul successo che continua ad avere in patria; dall’altro, si sta già preparando per offrire valide alternative nel Vecchio Continente nel tentativo di limitare il più possibile le conseguenze. L’alternativa ai Google Mobile Services è già partita, sono stati messi a disposizione incentivi economici per incoraggiare gli sviluppatori a integrare i Huawei Mobile Services e per popolare l’AppGallery. Insomma, il famoso piano B è in pieno sviluppo.

Come ripetuto in più occasioni dai vari dirigenti del brand asiatico, la scelta primaria resta sempre Android ma tutto dipenderà dalla decisione che il governo degli Stati Uniti prenderà il 16 febbraio, giorno in cui scadrà l’ulteriore proroga concessa a Huawei.

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