Smartphone in riparazione, il problema è l'utente

Blancco Technology Group svela che nella maggior parte dei casi quando uno smartphone va in riparazione non ci sono veri difetti tecnici o rotture, ma solo piccoli problemi che si potevano risolvere senza l'intervento di uno specialista. Questo genera ingenti spese aggiuntive che si potrebbero evitare.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

3 smartphone su 4 vanno in riparazione per problemi dovuti all'utente. A suggerirlo è un report di Blancco Technology Group, un gruppo specializzato in assistenza con sedi in tutto il mondo. In molti casi per esempio il problema erano troppe applicazioni aperte, fino a 40, che mettevano in crisi lo smartphone.

Blancco ci dice che le quattro cause principali per cui uno smartphone va in assistenza sono: fotocamera, touchscreen, batteria (non ricarica), microfono e prestazioni (a parimerito). I problemi rilevati sono diversi anche secondo l'area geografica, ed è interessante il fatto che in Europa il 42% dei problemi segnalati è dovuto a problemi di copertura (42%), che rendono difficile anche fare una semplice chiamata (14%).

blancco report 2015

Il dettaglio più interessante, tuttavia, è che nel 75% dei casi i tecnici non hanno trovato alcun difetto concreto negli smartphone mandati in assistenza. Blancco Technologies segnala questo aspetto perché rappresenta un costo sostanzioso per le aziende, che pagano per interventi superflui sui dispositivi dei dipendenti.

Il problema è più accentuato in Europa, dove nell'ultimo trimestre del 2015 ben l'86% delle richieste ricadeva nella categoria "no issues found", vale a dire senza problemi rilevati. Un valore che completa il dato sulla cattiva qualità del segnale mobile, di cui non si può certo incolpare il telefono. In Europa, negli ultimi mesi, è cresciuto molto anche l'uso di applicazioni, e ancora di più se guardiamo a quelle di produttività.

Ci sono due possibili interpretazioni a questi dati: da una parte possiamo senz'altro affermare che molti consumatori non sanno usare bene il proprio smartphone, e scambiano un problema risolvibile per un difetto che richiede un intervento specialistico.

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Dall'altra parte, però, possiamo dire che le persone hanno tutto il diritto a essere "ignoranti" riguardo gli oggetti tecnologici che usano, e che dovrebbero essere software e hardware a rispondere in modo adeguato a ogni tipo di utilizzo. Per esempio, se un telefono va "in crisi" perché ci sono troppe app aperte, il sistema operativo dovrebbe intervenire e chiuderne alcune per scaricare la RAM.

Non è un dilemma facile da affrontare, e infatti inseguiamo l'equilibrio perfetto da molto tempo, cercando di realizzare macchine che siano utili, potenti, facili da usare e "a prova di errore". È difficile, come sappiamo, e per il momento è ancora importante che ognuno di noi conosca almeno un po' gli oggetti che usa.  

Blancco, infine, afferma anche che gli smartphone Android si rompono più degli iPhone, ma è un'affermazione probabilmente discutibile perché non tiene in considerazione le quote di mercato. I valori presentati sono infatti assoluti: l'85% dei prodotti mandati in riparazione sono Android, e il 15% iPhone. Questo rispecchia la distribuzione delle due piattaforme, e da sola non ci dice se una è più affidabile dell'altra.

Tant'è, potremmo anche dedurne che Windows 10 Mobile, Windows Phone, Blackberry e Symbian sono perfetti e non si rompono mai - ma la verità è che hanno una quota di mercato troppo piccola per entrare in questa statistica. Il confronto tra piattaforme e quello tra singoli produttori, in questo caso, è da archiviare - a meno che Blancco non ci fornisca ulteriori dati.