Un altro hacker stempera i toni, i dubbi restano

Lo scandalo Carrier IQ potrebbe non raggiungere mai il suo climax. Negli Stati Uniti l'azienda è stata già denunciata, con Samsung e HTC. E in Europa si sono avviate le prime indagini. Un ricercatore però sembra aver ridimensionato la portata del problema.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un altro hacker stempera i toni, i dubbi restano

Restano ancora diverse domande a cui rispondere, sollevate dal ricercatore Trevor Eckhart che in un video sembra aver dimostrato come Carrier IQ sia in effetti uno strumento di spionaggio molto più evoluto di quanto sembri.

Oppure no. Dan Rosenberg, un noto ricercatore del mondo Linux, ha analizzato con attenzione Carrier IQ. Dalla sua osservazione emerge che il software non può registrare il testo degli SMS, non è in grado di registrare i numeri chiamati, non può fare keylogging, può in alcune situazioni inviare la posizione GPS ed è in grado di registrare gli indirizzi URL visitati, compresi quelli HTTPS.

"Ci tengo a specificare che solo perché io non trovato prove di cattive intenzioni non significa che le cose vadano bene. Credo che alcuni punti vadano rivisti, e che la maggior parte delle responsabilità non sia di Carrier IQ, ma di produttori e operatori".

Le scoperte di Rosenberg, clicca per ingrandire

Il video mostrato da Eckhart, che potete vedere in questa pagina, sarebbe quindi la prova di un errore di HTC, che ha sviluppato il telefono. L'azienda taiwanese dovrebbe intervenire per risolvere il problema.

Rosenberg è d'accordo con i difensori della privacy, e noi con loro, nel dire che "i consumatori devono avere la possibilità di negarsi a ogni tipo di raccolta data, un'opzione che dovrebbe essere offerta da produttori di terminali e operatori. C'è bisogno di maggiore trasparenza su come gli operatori raccolgono e usano i dati dai telefoni cellulari" e infine che "bisognerebbe prendere in esame la legalità della registrazione degli indirizzi URL".

Difficile non essere dello stesso parere. Se Carrier IQ è davvero uno strumento utile per darci un servizio migliore ben venga. I garanti per la privacy e gli avvocati - speriamo - capiranno se si è sollevato un allarme per nulla, ma in ogni caso questa faccenda dovrebbe servire per il futuro. Ci piacerebbe vedere sulla scatola di ogni prodotto una nota che spieghi almeno qualcosa sulla trasmissione delle informazioni, nella speranza che in futuro non ci sia più nessuno che cada dal proverbiale pero.