Spotify potrebbe aiutare i musicisti ma preferisce alzare i prezzi

Spotify ha annunciato l'aumento dei costi di abbonamento in Francia come risposta a una nuova tassa sullo streaming musicale nel paese.

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a cura di Andrea Maiellano

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Spotify ha annunciato l'aumento dei costi di abbonamento in Francia come risposta a una nuova tassa sullo streaming musicale nel paese. Questa decisione arriva quasi tre mesi dopo l'annuncio iniziale dell'azienda di disinvestire in Francia, con il ritiro del supporto da due festival e la promessa di ulteriori "azioni di protesta". 

La tassa, in vigore dall'1 gennaio 2024, impone un'imposta del 1,2% su servizi come Spotify, Deezer, Apple Music e YouTube Music, con i proventi destinati al Centre National de la Musique (CNM), istituito per sostenere l'industria musicale francese. Una nobile causa, almeno sotto certi punti di vista, considerato il costante scontento degli artisti in merito ai proventi ottenuti dalle piattaforme di streaming.

Per chi non ne fosse a consocenza questa giovane istituzione pubblica (la CNM), la cui efficacia è stata elogiata da tutti durante la crisi del Covid, era finora finanziata principalmente da una tassa sui biglietti dei concerti e dei festival.

Tuttavia, a causa della mancanza di un budget sufficiente, non aveva più le risorse per svolgere la sua missione: sostenere l'emergere di nuovi talenti e la diversità musicale, compromessi dall'iperconcentrazione dei ricavi dello streaming, attraverso vari sostegni per gli artisti (registrazione, tour, esportazione), oltre a garantire a tutti i musicisti degli strumenti atti a rendere più trasparente un'industria nota per la sua opacità.

Spotify, rivendicando di essere l'azienda leader nel settore francese, si è opposta vigorosamente alla nuova legge. La società non ha specificato l'ammontare dell'aumento dei prezzi, ma ha dichiarato che gli utenti francesi dovranno affrontare le tariffe di abbonamento più elevate nell'intera Unione Europea.

Spotify prevede di informare gli abbonati sull'importo aggiuntivo "nelle prossime settimane". Nonostante il tentativo di suscitare disapprovazione tra i consumatori per esercitare pressioni sulle autorità, la legge è ora in vigore, rendendo difficile prevedere cambiamenti immediati.

Spotify ha affermato che la nuova tassa obbligherebbe l'azienda a destinare circa due terzi di ogni euro generato ai musicisti e al governo francese, rendendo insostenibile l'attività.

Un portavoce di Spotify ha voluto rimarcare che l'azienda sta cecando solo di essere trasparente con gli utenti riguardo all'aumento dei prezzi e che ha fatto tutto il possibile per evitarlo.

La reazione di Spotify alla tassa francese è significativa, evidenziando l'importanza del mercato francese per l'azienda. A confermare questo aspetto viene in supporto la risposta dell'azienda in Uruguay, dove ha minacciato di ritirarsi completamente in risposta a una legge simile.

Tuttavia, a differenza dell'Uruguay, Spotify non ha indicato alcuna intenzione di abbandonare la Francia, malgrado le affermazioni di pagare gli artisti "ben due volte" a causa della nuova tassa.

A dicembre, Spotify aveva già annunciato il ritiro del supporto finanziario per due festival in Francia. Ora, con l'aumento dei prezzi degli abbonamenti, l'azienda spera di compensare i costi della tassa.

Nonostante l'espressione di malcontento, Spotify sembra aver scelto l'opzione di aumentare i prezzi anziché abbandonare il mercato francese. Resta da vedere come reagiranno gli utenti francesi e se questa sarà davvero l'ultima azione dell'azienda contro la tassa.