Il gaming mondiale celebra oggi un anniversario che ha cambiato per sempre il volto dell'industria videoludica. Esattamente dieci anni fa, il 16 dicembre 2015, Hideo Kojima annunciava la rinascita di Kojima Productions come studio indipendente, dopo una separazione burrascosa da Konami che aveva scosso l'intera community. Il creatore di Metal Gear Solid, impossibilitato persino a ritirare i premi Game of the Year conquistati con The Phantom Pain a causa delle tensioni con il publisher giapponese, si ritrovava per la prima volta in quasi vent'anni a dover ricominciare da zero. Da quel momento di crisi è nato Death Stranding e, ora, il suo sequel Death Stranding 2: On The Beach (acquistabile qui) si aggiudica il prestigioso riconoscimento di Game of the Year 2025 secondo VGC.
Death Stranding 2: On The Beach rappresenta l'apice creativo di un auteur videoludico finalmente in pace con se stesso. Dove il primo capitolo era un'esperienza ostinatamente sperimentale e a tratti respingente, specchio della frustrazione di Kojima nel veder svanire anni di lavoro creativo, il nuovo titolo mostra un game director sessantaduenne che ha fatto i conti con l'ultimo decennio della sua carriera. Il risultato è un'opera che bilancia scala produttiva AAA e intimità narrativa in modo pressoché unico nel panorama gaming contemporaneo.
La produzione di Death Stranding 2 conferma lo status quasi leggendario raggiunto da Kojima negli ultimi anni. Se nel 2015 era un nome noto principalmente agli hardcore gamer, oggi il designer giapponese è diventato uno degli ultimi veri autori riconoscibili dell'industria videoludica, capace di attirare star hollywoodiane nel suo studio minimalista e di generare hype con post social media criptici che la community analizza ossessivamente. È proprio questo capitale reputazionale che permette a un gioco come Death Stranding 2 di esistere: nessun altro sviluppatore otterrebbe budget e libertà creativa per realizzare un titolo di questa portata con meccaniche così polarizzanti.
Dal punto di vista del gameplay, On The Beach rappresenta un'evoluzione significativa rispetto al predecessore. Le sezioni stealth e combat offrono una varietà di approcci che richiamano i fasti di The Phantom Pain, fungendo quasi da sequel spirituale per chi aveva amato l'ultimo capitolo canonico di Metal Gear. Il gioco mantiene la sua anima di "walking simulator" espanso, ma introduce elementi di puro spettacolo videoludico che spaziano dal surfing su bare giù per pendii montani all'uso di chitarre elettriche che sparano fulmini contro mostri di catrame alti trenta metri. Questa dualità tra contemplazione e action sfrenata definisce l'identità unica del titolo.
La narrativa incentrata su Sam Porter Bridges e la riconnessione dell'Australia affronta tematiche universali come il lutto, l'accettazione e l'invecchiamento con una maturità rara nel medium videoludico. Il cast vocale, che mescola attori hollywoodiani e veterani del voice acting gaming, offre performance eccezionali, con Troy Baker che regala quella che molti considerano la migliore interpretazione della sua carriera. Norman Reedus ha ammesso che lavorare a un progetto Kojima può risultare misterioso anche per gli attori coinvolti, eppure l'alchimia funziona proprio grazie a questo salto di fiducia creativo.
L'aspetto tecnico e artistico raggiunge vette notevoli grazie al contributo di Yoji Shinkawa, storico art director e collaboratore di Kojima da decenni. Il suo lavoro su Death Stranding 2 viene considerato tra i migliori di una carriera che ha già definito l'estetica di intere generazioni di personaggi iconici del gaming. La direzione artistica si fonde perfettamente con una colonna sonora che sembra un mixtape personale di Kojima, creando un'esperienza audiovisiva coerente e memorabile.
Guardando al futuro di Kojima Productions, il calendario appare denso nonostante l'età del maestro giapponese, che l'anno prossimo celebrerà 40 anni di sviluppo videoludico. In lavorazione c'è il misterioso OD, seguito da Physint, uno stealth-action game sviluppato nuovamente con Sony che riporta Kojima alle sue radici. Lo stesso designer ha lasciato intendere che un eventuale Death Stranding 3 dovrebbe essere realizzato da qualcun altro, anche se la community rimane scettica su questa dichiarazione. Interessante notare come negli ultimi tempi Kojima abbia ricominciato a parlare pubblicamente di Metal Gear Solid, franchise che aveva comprensibilmente evitato dopo la rottura con Konami, segno che alcune ferite potrebbero essersi rimarginate.