Diablo Immortal | Abbiamo provato la Closed Beta

Abbiamo provato la Closed Beta di Diablo immortal e siamo rimasti, nuovamente, ammaliati dal capitolo mobile della celebre saga di Blizzard.

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a cura di Andrea Riviera, Andrea Maiellano

Il tortuoso percorso intrapreso da Diablo Immortal è quasi giunto al termine. Dopo un’accoglienza tiepida da parte di pubblico e critica, anche dovuta ad alcune frasi a effetto non propriamente simpatiche da parte di Blizzard al momento dell’annuncio, passando per la decisamente più convincente Closed Alpha che provammo lo scorso maggio, l’iterazione mobile della celebre saga di Blizzard è quasi pronta per approdare sui dispositivi mobile di tutto il mondo.

Nel giro di pochi mesi, infatti, verrà rilasciata la versione definitiva di Diablo Immortal e per l’occasione Blizzard ha fornito la possibilità, a un numero ristretto di utenti, di testare la Closed Beta del titolo per poter ricevere i feedback necessari a terminare le limature a tutte le meccaniche di gioco.

Diablo Immortal è un progetto pensato e costruito per essere giocato e goduto in piena mobilità. Non è la prima volta che il brand approda su piattaforme portatili, basti pensare agli ultimi due capitoli approdati su Nintendo Switch, ma in questo caso vi stiamo scrivendo di un’esperienza principalmente relegata a smartphone e tablet e quindi di un gioco che tutti (o quasi) potrebbero, e dovrebbero, approcciare facilmente. Se nella nostra scorsa prova avevamo elogiato la capacità degli sviluppatori di garantire la totale compatibilità di Diablo Immortal anche su quei device leggermente meno performanti (a maggio lo provammo su un One Plus 6t di tre anni fa), questa volta vogliamo soffermarci su un’altra novità introdotta in questa Closed Beta: il pieno supporto ai controller compatibili con smartphone e tablet.

Abbiamo provato Diablo Immortal utilizzando sia un Dualshock, che un controller per Xbox Series X|S e in entrambi i casi l’esperienza di gioco si è rivelata ancor più galvanizzante che in passato. I comandi sono completamente configurabili per permettere al giocatore di ritrovare quella memoria muscolare, maturata nelle ore spese con i capitoli per console casalinga. L’esperienza di gioco si è rivelata solida e convincente anche se in piena mobilità non siamo ancora convinti che portarsi in giro un controller, e un supporto per lo smartphone, possa rivelarsi la soluzione più pratica per delle brevi incursioni a Sanctuary. Siamo, però, contentissimi che entrambe le esperienze sviluppate da Blizzard per Diablo Immortal si rivelino ben realizzate e in grado di lasciare ben pochi spiragli alle critiche. Indubbiamente siamo curiosi di sperimentare quanto prima la combinazione “controller + tablet” per capire quanto si avvicini all’esperienza domestica a cui la serie di Diablo ci ha abituato negli anni. Volendo, infine, muovere una piccola critica al supporto per i controller, ci è sembrato leggermente strana l’assenza di una funzione di pairing automatico. Non che sia una criticità invalidante, sia chiaro, ma dover attivare l’opzione relativa ogni volta ci è parso macchinoso, e anacronistico, senza ragion d’essere.

Considerato che, rispetto a maggio scorso, il gameplay di Diablo Immortal non è mutato sostanzialmente nelle sue meccaniche, abbiamo voluto provare il nuovo personaggio introdotto in questa Closed Beta: il Negromante. Come da tradizione per la serie, si tratta di un personaggio ranged che agisce sulla distanza evocando schiere di morti viventi che compiano il lavoro sporco per lui. Il Negromante è da sempre un personaggio noto per il suo essere “overpowered” e in Diablo Immortal la sua fama non viene minimamente scalfita in quanto oltre alle orde di morti con cui infliggere offensive sulla distanza, questo peculiare personaggio disporrà di un paio di attacchi ravvicinati decisamente potenti e in grado di “falciare” quei poveri nemici che avranno l’avventatezza di avvicinarsi a lui, così come potrà mutare in nebbia per spostarsi in tutta sicurezza sulla mappa di gioco, cercando una nuova posizione sicura dove evocare i non morti.

Il Negromante, in Diablo Immortal, risulta però essere un personaggio molto fragile e basteranno una manciata di colpi portati. Segno per mandarlo definitivamente al creatore. Un’accortezza che abbiamo indubbiamente apprezzato per poter garantire un discreto bilanciamento al personaggio. Siamo comunque curiosi di comprendere nella versione finale del titolo come verrà gestito il livello di difficoltà, considerando la natura free to play di Diablo Immortal, e come verranno bilanciati i vari personaggi per permettere ai giocatori di scegliere in base al loro stile di gioco più che alla reale potenza di uno o dell’altro guerriero.

Se le modalità di gioco PVE sembrano essere ricche di cose da fare, anche grazie a un endgame che pare offrire una pletora di contenuti davvero sostanziosa per un titolo free to play, anche il comparto PVP non è da meno grazie alla peculiare Sfida dell’Immortale, una modalità multigiocatore competitiva asimmetrica dove un giocatore indosserà le vesti dell’immortale e altri 30 utenti si prodigheranno nell’abbatterlo. L’elemento peculiare della modalità PVP di Diablo Immortal risiede nella capacità di passare da un multiplayer asimmetrico a un battle royale in una manciata di minuti poiché se l’Immortale venisse abbattuto, i giocatori rimanenti verranno chiamati a combattersi gli uni contro gli altri fino a che non rimarrà solo un vincitore.

In merito alle qualità tecniche di Diablo Immortal vi avevamo già parlato nella nostra scorsa prova ma non possiamo che rimarcare le ottime impressioni che il titolo free to play di Blizzard ci ha trasmesso anche in questa seconda prova. La possibilità di configurare ogni aspetto grafico del gioco è un’ottimo sistema per renderlo fruibile su un numero praticamente immenso di device ma quando si alzano tutti i parametri il titolo non sfigura di fronte ad altre produzioni odierne presenti su macchine da gioco, decisamente, più performanti. Modelli poligonali, ambienti e comparto artistico sono di prim’ordine così come la varietà di ambientazioni e nemici non è da meno, riuscendo a non far sfigurare questo capitolo, considerato da molti “apocrifo”, quando lo si mette vicino ai suoi fratelli più noti.

Non resta altro da fare altro che aspettare l’uscita del titolo nei prossimi mesi per capire come verrà gestito da Blizzard tutto l’impianto di microtransazioni e di aggiornamenti. Due aspetti decisamente vitali per un titolo di questa portata che pur riuscendo a convincere sempre più persone dal momento in cui fu annunciato, ora dovrà riuscire a dimostrare la sua reale di dominare il mercato mobile sul lungo periodo.