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DOOM, DOOM 2 e DOOM 3 Recensione, la Trinità ritorna

DOOM, DOOM 2 e DOOM 3 ritornano in occasione del 25° anniversario della serie, portandoci di nuovo nell'inferno di id Software.

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Avatar di Alessandro Palladino

a cura di Alessandro Palladino

-

Pubblicato il 20/08/2019 alle 16:00
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  • Pro
    • - Nessuna modifica al gameplay: è la gloria del passato
    • - DOOM 3 è reso divinamente con nuove opzioni grafiche e impostazioni ottimali
    • - Sono presenti tutti i contenuti aggiuntivi e nuovi livelli inediti
    • - Multiplayer locale
  • Contro
    • - DOOM e DOOM 2 arrancano nel fronte tecnico
    • - L'audio dei primi due capitoli è più lento e assente

Il verdetto di Tom's Hardware

7.5

DOOM e DOOM 2 rappresentano un’operazione nostalgica di tutto rispetto, volta a celebrare il 25° anno di una saga imprescindibile se si pensa alla storia dell’intrattenimento. Sebbene ne mantengano l’anima originale e tutti i contenuti con perfino delle aggiunte inedite, la loro conversione moderna sembra avere diversi difetti tecnici che in qualche modo minano l’esperienza più pura. Non che il gioco perda di sostanza o significato, ma è comunque una bella incrinatura su quella che sarebbe potuto essere una bella coppia di gioielli. La perla nascosta è però rappresentata da DOOM 3, curato da Panic Button fin nei minimi dettagli e con delle prestazioni eccellenti, tanto da includere nuove e gradite migliorie grafiche. Un’opera di fino che, quantomeno, permette di risollevare l’onore di questa operazione di ammodernamento storico.


Informazioni sul prodotto

DOOM 3 - PS4

Se si pensa alla storia dei videogiochi è impossibile non pensare a DOOM. Un po’ come Napoleone, o George Washington o Cesare, DOOM e i suoi creatori sono stati i condottieri di un mondo d’intrattenimento del tutto nuovo, arrivato nelle nostre case in mille forme. Eppure, per quanto il tempo possa andare avanti e la tecnologia raggiungere nuove incredibili vette, è impossibile non pensare che dietro a ogni nostro titolo preferito ci sia un pezzettino del Re degli sparatutto.

E la storia non ha bisogno di giudizi o di considerazioni. Le pagine sono già state scritte e sono lì per ricordare ai posteri l’orgoglioso passato che ci ha permesso di arrivare all’oggi. Ma, come per molte altre cose, è molto difficile rivivere le emozioni del passato con tutte le barriere che esistono tra supporti e formati. Così, durante il QuakeCon di quest’anno, in cui ricade il 25° anniversario di DOOM, Bethesda e id Software hanno rimesso in tutti i negozi digitali DOOM, DOOM 2 e DOOM 3, festeggiando la serie in occasione della prossima uscita di Doom Eternal.

La trinità infernale di DOOM

Pietre miliari di questo calibro non hanno bisogno di essere raccontate nuovamente, soprattutto se poi parliamo di una formula vincente come quella di DOOM. Queste conversioni sono esattamente ciò che ci aspetterebbe da una riproposizione dei marchi: non sono remake, remaster o quanto altro, piuttosto è un passaggio alla modernità che permette di tornare indietro nel tempo a chi non ha vissuto in prima persona gli albori della serie, lasciando invece i nostalgici a crogiolarsi nei ricordi e nelle sensazioni che DOOM non ha mai smesso di dare una volta afferrato il pad o la tastiera.

Tutti e tre i giochi sono disponibili separatamente, permettendovi di scegliere quale dei tre rivivere. L’assenza di una collezione è una circostanza un po’ bizzarra, considerando soprattutto l’età dei prodotti, ma è bene precisare che ogni gioco non solo presenta il contenuto originale, ma anche nuovi livelli e contenuti aggiuntivi che sicuramente arricchiscono e allungano l’esperienza di gioco. Ad esempio, DOOM 2 contiene i Master Levels e 20 livelli creati dalla community con la supervisione degli sviluppatori.

doom-47351.jpg

A livello delle meccaniche di base, i vari DOOM si presentano senza alcun tipo di ritocco o modifica al gameplay, garantendovi l’esperienza ludica vicina all’originale. Naturalmente l’avanzare dei tempi è un po’ crudele nei confronti dei primi due DOOM e della loro natura solo parzialmente tridimensionale, ma del resto se si cerca un DOOM in chiave moderna non sono questi i prodotti in cui è possibile trovarlo, se non unicamente nel terzo (quarto in realtà) capitolo.

Leggi anche Fallout 76, Nuclear Winter e Wastelanders: tutti i dettagli del panel QuakeCon 2019

Qui, in questi veri e propri monumenti digitali, c’è la sfida che modernamente definiremmo hardcore, l’inizio del massacro che id Software ha avviato evocando i demoni dell’inferno su floppy disk. Per le piattaforme che li supportano, i giocatori potranno gustarsi una caccia ai trofei in pieno vecchio stile, lasciandosi cullare dalle molte opzioni di difficoltà presenti nel titolo e cercando tutti i famosi segreti sparpagliati per i livelli. Dall’altro lato, con DOOM 3, ci si avvicina ai giorni d’oggi con un’impostazione abbastanza diversa e più cinematografica, abbracciando la cupezza delle atmosfere marziane. A prescindere dal vostro preferito e all’eventuale scelta d’acquisto, tutti e tre hanno una sostanza che giustifica ampiamente il biglietto d’ingresso nonostante l’anzianità dei prodotti.

Conversioni a confronto

Il tasto dolente arriva nel momento in cui parliamo del modo in cui queste conversioni sono state effettuate da Nerve (che in passato già si era occupata di DOOM) e Panic Button. Partendo dall’elefante nella stanza: il log-in a Bethesda.net è diventato opzionale e la compagnia sta lavorando per risolvere l’intrusività di questa scelta legata, specialmente, allo Slayers Club. Nulla che inficiasse l’esperienza sulle console e sulla versione PlayStation 4 in esame, ma sicuramente poteva causare non pochi disturbi a tutti gli utenti Nintendo Switch. Tolto questo aspetto, però, i problemi persistono in altri ambiti.

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DOOM I e II, curati da Nerve, hanno alcuni difetti che è impossibile non notare. La risoluzione presenta difetti di conversione al 1080p, tanto da far sgranare le texture e da rendere sia i nemici che l’icona del giocatore schiacciati e deformati, notabili specialmente sui televisori più performanti e ampi. Il gioco inoltre presenta un framecap a 35fps con un refresh rate di 60hz.

Se ciò è combinato con il fattore precedente, crea un’esperienza poco fluida e performante, specialmente se si considera che perfino le musiche originali sembrano aver subito uno strano effetto di “rallentamento”, portando la soundtrack ad avere un suono diverso e agli effetti un audio quasi ovattato, monocromo. Considerando che stiamo parlando di giochi del 1993, è un po’ difficile digerire mancanze tecniche così evidenti, soprattutto se parliamo dell’esperienza console su PlayStation 4 Pro e Xbox One X.

Leggi anche QuakeCon Europe 2019, il banco di prova che serviva

A maggior ragione se dall’altro lato DOOM 3, ripreso dall’edizione BFG, non ha alcun difetto di sorta, ma anzi apporta notevoli migliorie tecniche alla struttura originale. Panic Button stupisce ancora una volta grazie un frame rate solido a 60fps a prescindere dalla piattaforma di riferimento, con una risoluzione adattabile fino a 4K sulle console più performanti e l’aggiunta della possibilità di poter modificare il Campo Visivo o di aggiungere le luci dinamiche alla Torcia e a tutte le altre fonti del gioco. Un vero gioiello che ben esalta l’innovazione grafica che DOOM 3 portò al tempo, tanto da metterlo in linea perfino con gli standard raggiunti dai due titoli del nuovo corso.

Da notare, inoltre, che DOOM 1 e DOOM 2 presentano una funzione multiplayer locale con però l’assenza di una qualsivoglia modalità online. Mentre DOOM 3 è completamente tarato per il giocatore singolo, sebbene presenti anch’esso i DLC usciti in passato.

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