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Pro
- Passi in avanti sulla gestione del FQI
- La suddivisione tra Competitivo e Realismo
- Grande attenzione per le licenze
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Contro
- Non c'è nessun cambiamento stravolgente
Il verdetto di Tom's Hardware
EA Sports FC 26, puntuale come uno svizzero, anche quest’anno è arrivato sulle nostre console e piattaforme casalinghe, pronto a rispondere alla domanda che riguarda l’innovazione annuale che ci aspettiamo da parte del titolo di Electronic Arts. Quest’anno ancora di più, soprattutto dopo aver trascorso l’intera estate a divertirci con Rematch, il titolo sportivo di Sloclap che, al netto di un bel po’ di bug risolti con grande calma, ha ridisegnato le regole del calcio, declinandolo in un modo più divertente e anche più immediato, a tinte molto più arcade. EA Sports FC 26 ovviamente non ha colto la palla al balzo, anzi ha continuato sulla propria strada, proponendoci quel tipo di calcio che ha sempre voluto fare, con una velata ammissione di responsabilità: separando il gameplay in competitivo e realistico, rivelando che, dietro il velo di Maia, si nascondeva un arcade molto meno simulativo di quanto ci aspettavamo.
Arcade o simulazione?
Il cuore pulsante di FC 26, come anticipato, è il suo nuovo sistema a due anime: Competitiva e Realistica. È la prima volta che la serie adotta una divisione così netta, e non è solo un dettaglio di apparenza, ma sostanziale. La modalità Competitiva resta quella più familiare ai veterani: ritmo alto, pressing costante, dribbling spettacolari e partite dal sapore arcade, quello che abbiamo sempre provato in FUT (oramai solo UT). Tuttavia, il team di Vancouver ha limato gli eccessi, trovando un equilibrio migliore tra velocità e controllo. Le partite sono ancora intense, ma meno caotiche rispetto al passato: lo stesso UT prova a fare in modo che la frenesia media venga calmierata, sposando uno stile più ragionato, per quanto la velocità dei giocatori continui a essere il fattore chiave per vincere le partite.
La modalità Realistica, invece, è tutta un’altra storia. Qui l’approccio diventa più tattico, ragionato, quasi cerebrale. Il ritmo rallenta, l’attenzione si sposta sulla costruzione del gioco e sulla gestione dei tempi. Vincere non dipende più solo dai riflessi, ma dalla capacità di leggere il campo, muovere i giocatori con logica e reagire in modo ponderato agli schemi avversari. È un cambio di passo notevole, che trasforma il modo di pensare la partita.
Dopo qualche ora di adattamento, ci si accorge che questo nuovo approccio premia l’intelligenza più della rapidità. E passare da Realistica a Competitiva fa quasi effetto straniante: vedere di nuovo calciatori che scattano come automi senza mai stancarsi lascia una sensazione di irrealtà. A discapito della spettacolarità – che però spesso in FC è sinonimo di frustrazione, a fronte delle numerose finte e trick che un giocatore può eseguire persino con il più legnoso dei centravanti boa – la modalità Realismo assicura delle circostanze molto più gradevoli per chi vuole giocare a calcio.
Purtroppo, la modalità Realistica è confinata alle esperienze offline, come la Carriera o le amichevoli. Ultimate Team, Clubs e il multiplayer restano ancorati all’approccio Competitivo, per motivi di bilanciamento. È comprensibile, ma sarebbe stato interessante vedere un matchmaking dedicato anche per chi preferisce un calcio più “vero”. Chissà che EA non ci pensi per il futuro, dopo aver raccolto i feedback della community e dopo questo esperimento che potrebbe portare a qualcosa di concreto nei prossimi anni.
Una pletora di modalità
Come da tradizione, FC 26 offre un arsenale di modalità impressionante, rifinendo quasi ogni aspetto senza stravolgere la formula.
La Carriera, sia come Giocatore che, come Allenatore, è la prima a beneficiarne. Nei panni di un calciatore, reale o creato da zero o che sia una leggenda del passato (molto in stile NBA2K), la novità principale è l’introduzione degli Archetipi: modelli di crescita ispirati a campioni reali come Toni Kroos, Alex Morgan o Ronaldinho, che definiscono lo stile e la mentalità del nostro alter ego digitale. È un’aggiunta intelligente, che rende la progressione più coerente e credibile, oltre a ricalcare molto di quanto già fatto il mese scorso da NBA2K 26 che ha voluto introdurre questo snocciolamento di caratteristiche peculiari. Oltre a questo, troviamo nuovi obiettivi stagionali, traguardi intermedi e una gestione più narrativa della carriera, influenzata anche dal comportamento del giocatore fuori dal campo.
La Carriera Allenatore invece si arricchisce delle Sfide Live, scenari dinamici ispirati a eventi reali o ipotetici che possono ribaltare le sorti del club: una penalizzazione, una crisi finanziaria, un cambio di proprietà. È un modo ingegnoso per mantenere il giocatore coinvolto per tutta la stagione. Peccato solo per la scarsa varietà dei manager disponibili, spesso poco somiglianti alle controparti reali.
Il solito gigante, Ultimate Team, riceve invece una serie di miglioramenti mirati. Gli Eventi Live rimpiazzano le vecchie amichevoli online, introducendo competizioni a tema con regole variabili e rose a requisiti specifici. Arriva anche la modalità Gauntlet, una serie di partite consecutive con squadre sempre diverse e premi progressivi. Tornano i tornei a eliminazione diretta e le immancabili Division Rivals e Champions, con un sistema d’accesso rivisto per rendere il percorso più lineare. Il problema del pay to win resta, ma EA sembra più attenta nel bilanciare il rapporto tra tempo e ricompense: resta pur sempre un gioco in cui “sbustare” crea una forte connessione con la spasmodica e spesso inadeguata ricerca del giocatore migliore, permettendo a molti di spendere ingenti cifre con il solo obiettivo di trovare i giocatori migliori degli altri giocatori e accaparrarsi la vittoria prima del tempo e tagliando la curva della progressione.
Chiudono il cerchio RUSH, il frenetico 5 contro 5, e CLUBS, che permette di fondare e gestire la propria squadra con amici online. Nessuna rivoluzione, ma una solidità che continua a funzionare.
Hypermotion e l’attesa delle patch
Sul piano tecnico, EA Sports FC 26 si affida ancora una volta al motore HyperMotion V, che arricchisce il gioco con migliaia di nuove animazioni catturate dai movimenti reali dei calciatori. Il risultato è un calcio più fluido, con collisioni e contrasti più credibili, soprattutto nei duelli aerei.
Il feeling con il pallone è stato migliorato: dribbling più precisi, controllo palla più naturale e ritorno delle tre tipologie di accelerazione (Lunga, Esplosiva, Controllata) per adattarsi meglio al tipo di giocatore.
I portieri sono stati completamente rivisti: più attenti, più reattivi, capaci di parate spettacolari ma anche di errori umani. Qualche incertezza rimane, ma il passo avanti rispetto all’anno scorso è evidente. Nel corso dei prossimi mesi sicuramente saremo qui a lamentarci di quanto siano irreali i loro movimenti e le loro reazioni, ma è palese che un gioco come FC 26 viva di rifiniture e delle numerose patch che poi verranno pubblicate da qui fino a febbraio, periodo nel quale solitamente il team di Vancouver stravolge interamente il gioco per accettare le critiche che piovono su quanto fatto nei mesi precedenti e per provare a scuotere un meta che altrimenti ristagnerebbe.
I tiri potenti sono stati ribilanciati: meno distruttivi e più legati al contesto dell’azione, con l’aggiunta dei tiri rasoterra che aumentano la varietà offensiva.
La difesa, invece, convince meno: il sistema di contrasto richiede un tempismo troppo rigido, e sbagliare il momento giusto può lasciare la retroguardia completamente scoperta. Servirà una patch per migliorare la situazione e siamo sicuri che arriverà presto, dopo aver raccolto e analizzato i vari feedback arrivati dalla community.
L’intelligenza artificiale, gestita dal sistema FCIQ, fa un passo avanti importante: siamo dinanzi a un innovativo algoritmo che era già presente nei precedenti capitoli, ma che viene ancora una volta migliorato per rendere più credibile e reale l’atteggiamento dei giocatori in campo. I giocatori reagiscono meglio ai movimenti degli avversari, cambiano posizionamento in base alla strategia e mostrano una flessibilità mai vista. I nuovi PlayStyles ampliano le specializzazioni, rendendo ogni atleta più riconoscibile nel proprio modo di interpretare il gioco.
Un plauso va fatto, anche quest’anno, al lavoro svolto all’aspetto estetico: FC 26 è stato in grado di portare con sé – proprio nell’anno in cui Fifa 2023 sta per chiudere i battenti ponendo per sempre fine anche al vago ricordo della collaborazione tra EA e l’organo ufficiale del calcio mondiale – i diritti di immagini di oltre 750 club e nazionali, 120 stadi, oltre 20.000 giocatori e 35 campionati mondiali, oltre alle grafiche della Uefa Champions League e della Europa League, la Coppa Libertadores e anche il calcio femminile. Una piccola precisazione: quest’ultimo resta una parte integrante del sistema e non essendo oramai più una novità non ci siamo soffermati nemmeno sulla commistione tra calcio maschile e femminile in UT, elemento che ha fatto anche da apripista, visto che NBA2K26 quest’anno ha deciso di inserire la medesima commistione nelle proprie fila. Mancano alcune licenze – questo va detto – tra cui San Siro (quello che a breve, però, non esisterà nemmeno più), del Camp Nou, ma anche di Milan, Inter, Atalanta e Lazio: le prime due seguono pedissequamente la strada di Pro Evolution, con le altre diventa ostico, immaginiamo, trovare un accordo plausibile. Non si può avere tutto, d’altronde nemmeno Football Manager ci riesce.