GTA V in tribunale: la figlia di un mafioso vuole 40 milioni

La figlia di un boss mafioso ha fatto causa a Rockstar per 40 milioni di dollari. L'accusa è di aver usato senza alcun consenso la storia della sua vita per un personaggio minore di Grand Theft Auto V.

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a cura di Roberto Caccia

Karen Gravano, la figlia di un gangster statunitense, ha fatto causa a Rockstar per 40 milioni di dollari. L'accusa è di aver usato la storia della sua vita per un personaggio minore di Grand Theft Auto V, senza alcun consenso della diretta interessata.

Franklin si fa un selfie con Antonia Bottino

Il personaggio incriminato è Antonia Bottino, che potete ammirare nell'immagine qui sopra, e si può incontrare a nord della mappa di gioco, legata e in procinto di essere sepolta viva. Tutto questo per colpa del padre, Sammy Bottino, un gangster della famiglia mafiosa Gambetti e braccio destro del boss Jon Gravelli.

Durante la missione la figlia del malavitoso racconta di essersi trasferita insieme alla famiglia per colpa del padre, accusato di un omicidio a Vice City. Antonia racconta che il padre ha scelto di collaborare con la giustizia, diventando un informatore del governo. Tuttavia uno dei suoi nemici prova a vendicarsi cercando di rapirla e di seppellirla viva a Paleto Bay, dove avviene l'incontro con il giocatore.

La storia reale di Karen Gravano parla invece di suo padre Salvatore, un boss della famiglia Gambino che nel 1991 decise di collaborare con i federali nel processo Gotti, uno dei gangster statunitensi più noti di quel periodo. La testimonianza di Salvatore Gravano ha permesso di condannare all'ergastolo il mafioso, mentre per Gravano sono bastati cinque anni di carcere per ottenere la libertà e il trasferimento in Arizona nel programma protezione testimoni.

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Al di là della somiglianza fra i nomi virtuali e quelli reali, la storia di Karen Gravano sembra quella raccontata decine di volte nei film, telefilm, libri e opere di finzione. Tuttavia sembra che Karen sia a conoscenza di dettagli sconosciuti ai media e in procinto di essere pubblicati in un libro. Se tutta questa storia dovesse rivelarsi un'abile operazione di marketing avremmo solo una cosa da dire: missione compiuta.

Un portavoce di Rockstar non ha voluto commentare questioni legali, come da prassi. La software house è infatti abituata ad accuse di ogni tipo, fra personaggi più o meno famosi in cerca di soldi e associazioni dei consumatori infuriate per i contenuti violenti del gioco. Come si evolverà la vicenda? In attesa di scoprirlo meglio prendere un po' di popcorn, la cosa si fa più avvincente di una puntata dei Soprano.