I rivenditori dubitavano di The Witcher 3 visto che CDPR non era Bethesda

Dietro il successo planetario di The Witcher 3: Wild Hunt si nasconde una storia di scetticismo e determinazione che pochi conoscono.

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a cura di Andrea Maiellano

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Dietro il successo planetario di The Witcher 3: Wild Hunt si nasconde una storia di scetticismo e determinazione che pochi conoscono. A dieci anni dal lancio di quello che è diventato uno dei giochi di ruolo più acclamati di sempre, emerge un retroscena sorprendente: alcuni dei più importanti rivenditori al mondo non credevano che CD Projekt RED potesse realizzare un capolavoro di tale portata. Il co-CEO dello studio polacco, Michał Nowakowski, ha recentemente svelato i retroscena di un'avventura imprenditoriale fatta di porte chiuse, promesse ambiziose e una visione che sembrava troppo grandiosa per essere realizzata da uno studio che all'epoca era considerato di seconda fascia.

Nonostante il successo commerciale di The Witcher 2, che aveva generato fondi sufficienti per finanziare il sequel, CDPR dovette comunque affrontare un estenuante tour di presentazioni per convincere distributori e rivenditori. "Qualche anno prima", racconta Nowakowski, "era uscito Skyrim e Game of Thrones stava conquistando il pubblico su HBO. Così ogni nostra presentazione si concludeva con le parole 'Skyrim meets Game of Thrones'. Era una frase efficace che colpiva tutti quelli che la sentivano, e la ricordavano".

Ma anche la più potente delle presentazioni non bastava a convincere alcuni dei più influenti acquirenti del settore. Durante i due anni di campagna promozionale, il team polacco girò il mondo incontrando distributori, impianti di produzione e rivenditori. "Abbiamo fatto diversi tour negli Stati Uniti. Siamo andati in Arkansas per incontrare le persone di Walmart, a Dallas per quelli di Gamestop, e così via", racconta Nowakowski.

Gli incontri con i grandi retailer americani rivelarono uno scetticismo profondo che oggi, col senno di poi, appare quasi ironico. Nowakowski ricorda ancora vividamente un episodio particolare: "C'era un tizio, ex-Gamestop che ora lavorava per Walmart. Eravamo nel quartier generale di Walmart e ci disse: 'Mi piacete ragazzi, ma semplicemente non succederà. Voi non siete Bethesda'". La franchezza di quel buyer esperto era disarmante: "Non avete una storia di giochi di quel calibro. L'ultimo gioco che avete fatto era molto bello, ma non di quelle dimensioni. Non succederà".

Questo scetticismo non era motivato da malevolenza, precisa Nowakowski, ma da una fredda analisi di mercato basata sull'esperienza. I rappresentanti apprezzavano la visione e l'ambizione dello studio polacco, ma dubitavano della sua capacità di realizzare un progetto così vasto. Una valutazione che, col senno di poi, si è rivelata clamorosamente errata, ma che all'epoca poteva sembrare ragionevole.

Nowakowski racconta anche un aneddoto divertente legato a quell'incontro: "Ricordo che feci una scommessa con lui: se avessimo venduto bene, sarei volato in Arkansas e lui mi avrebbe offerto una cena... Non è mai successo, anche se penso che mi debba ancora quella cena". Nonostante tutto, il co-CEO non porta rancore e ammette che persino lui capisce la posizione di scetticismo: "Era un tipo super intelligente. E ad essere onesti, non sono davvero sorpreso [che abbia detto questo]... Era davvero esperto del settore. E se fossi stato nei suoi panni, da compratore molto esperto, forse avrei giudicato allo stesso modo".

La storia di The Witcher 3 ci ricorda quanto l'industria videoludica possa essere imprevedibile e come anche i professionisti più navigati possano sottovalutare il potenziale di un progetto innovativo. Oggi celebriamo il decimo anniversario di quello che è universalmente riconosciuto come uno dei giochi di ruolo più importanti del decennio, ma è umiliante ricordare un tempo in cui il terzo viaggio di Geralt era solo un'ambiziosa proposta in cerca di finanziatori, in attesa di nascere.

Fortunatamente, nonostante le porte chiuse e lo scetticismo, CD Projekt RED riuscì a trovare i partner giusti per realizzare la propria visione. E il resto, come si suol dire, è storia: una storia di oltre 40 milioni di copie vendute, centinaia di premi e un posto assicurato nell'Olimpo dei videogiochi che hanno ridefinito un genere.

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