Life is Strange e gli altri: crescita e adolescenza nel mondo dei videogiochi

Analizziamo insieme come vengono raccontate crescita e adolescenza nel mondo dei videogiochi: da Life is Strange a The Last of Us, fino ad Uncharted!

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a cura di Michele Pintaudi

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Come tutti abbiamo ormai imparato, il medium videoludico è uno strumento capace di trasmettere e raccontare storie di vario genere: da epiche avventure a storie d’amore, fino a racconti di guerra e vicende da film horror tutti, senza alcuna esclusione, possono trovare il prodotto adatto alle proprie esigenze. Il videogioco, insomma, è diventato qualcosa in grado di comunicare alla stregua degli altri media: la sua crescita l'ha trasformato in esperienza, senza tralasciare l’aspetto legato prettamente all’intrattenimento.

Tra le molte narrate troviamo molte storie capaci di indagare a fondo, e sempre in maniera molto ben curata, in una fase che tutti noi abbiamo vissuto: l’adolescenza, il periodo più bello e maledetto della vita di ognuno. Diversi sono i titoli che affrontano l’argomento e oggi, nell’approfondire il racconto di cosa rappresenta questo genere di videogiochi, citeremo qualche esempio capace di incarnare alla perfezione lo spirito di ciò di cui vogliamo parlare. Analizzeremo dunque il ruolo del videogioco nel raccontare crescita e adolescenza, tra riflessioni e considerazioni su una delle tematiche più delicate che si possano raccontare.

In cerca di un posto nel mondo.

Argomenti come quelli che abbiamo introdotto nella prima parte, va detto, proliferano nel mondo del cinema e della letteratura da tempi immemori. Pensiamo a romanzi come Il giovane Holden di J.D. Salinger o al più recente Il nome del vento di Patrick Rothfuss, piuttosto che a pellicole anche di grande successo come Boyhood e Chiamami col tuo nome.

L’adolescenza è un periodo che necessita di essere raccontato, e che una volta vissuta lascia un segno indelebile in tutti noi: è il periodo dove nascono le grandi amicizie, i primi amori e le prime cocenti delusioni. Certo, limitarsi a una definizione del genere sarebbe quantomai riduttivo, ma è proprio per questo che esistono opere del genere: per approfondire quella che è molto più di una semplice fase della vita.

Il filone coming-of-age dunque ha tutti i requisiti per essere rappresentato anche all’interno di un’opera videoludica, e tanti sono gli esempi in questione soprattutto negli ultimi anni. Prendiamo ad esempio Life is Strange, titolo targato Dontnod Entertainment giunto proprio in questi mesi alla sua seconda stagione. Pensiamo al rapporto che lega i protagonisti di quest’ultima, Sean e Daniel, ma ancora di più a quello tra Max, Chloe e Rachel.

La cosa che forse più di tutte è riuscita a colpire del primo Life is Strange è stata la capacità di narrare una storia con forti elementi paranormali partendo, in maniera basilare, dalle semplici attività quotidiane di un’adolescente. Dalle sue paure, dai suoi rapporti con le altre persone, dal desiderio di essere apprezzata e di inserirsi all’interno di un contesto del tutto nuovo: questa è l’adolescenza.

Il suo incontro con Chloe tanti anni dopo l’ultima drammatica volta porterà le due a crescere insieme, e a scoprire e scoprirsi sempre di più mentre tutto intorno a loro sta per venire sconvolto in maniera irreversibile. Life is Strange: Before the Storm, prequel della prima stagione sviluppato da Deck Nine Games, permette al giocatore di analizzare ulteriormente l’evoluzione di questo rapporto partendo dalla radice: l’incontro tra una ragazza chiusa e solitaria come Chloe con Rachel, la più popolare di tutta la Blackwell Academy.

Qui possiamo notare, col proseguo della storia, una forte influenza di quest’ultima sulla più debole compagna di avventure: Chloe affronta infatti una situazione di grande disagio a partire dalla perdita del padre, fattore che la porterà a perdere gradualmente la fiducia in sé stessa e a compiere errori che, in seguito, la aiuteranno a crescere.

Life is Strange in tal senso è una delle esperienze più complete a livello narrativo, capace di parlare in maniera diretta ad un pubblico fatto di persone che magari hanno già vissuto esperienze simili. Un racconto fatto di tanti, tantissimi piccoli pezzi che vanno a formare un mosaico chiamato adolescenza: tutti, almeno una volta nella vita, dovrebbero provare quello che è uno dei migliori titoli degli ultimi anni.

Andando a ritroso di qualche annetto, fino al 2012, troviamo un altro esempio di cosa vuol dire crescere in un contesto bizzarro e dal quale cercare una via di fuga. Dalla penna del grande Tim Schafer, ecco infatti Broken Age: avventura grafica in due atti che ci mette nei panni di due adolescenti diversi ma con il comune desiderio di evadere da una realtà che non sentono più loro.

Vella è infatti una giovane abitante di un villaggio la cui tradizione vuole che, a cadenza periodica, le migliori ragazze del posto vengano sacrificate ad uno spietato mostro di nome Mog Chotra: lei però non ci sta, e decide di fuggire dal villaggio per sconfiggere una volta per tutte il malvagio essere. Shay è invece un ragazzo che vive in un’astronave dove tutto, dai pasti a delle “avventure” simulate per il suo divertimento, è controllato da una macchina che gestisce ogni aspetto della sua giornata: la realtà, però, è molto diversa da come appare.

Curioso è assistere all’incontro tra i due, cardine di come la storia va a virare verso una determinata direzione. Nonostante il tono fortemente sarcastico e ricco di sfumature anche paradossali, Broken Age riesce a descrivere un altro aspetto della crescita: la voglia di fuggire, di cambiare per vivere qualcosa di diverso dalla vita di tutti i giorni. Lo fa in maniera divertente ovvio, con un approccio se vogliamo “meno serio” rispetto ad altre produzioni, ma se lo osserviamo da una prospettiva più attenta possiamo notare come tanti piccoli aspetti conducano ad una visione ottimistica di quello che è il periodo adolescenziale.

Altro esempio lo troviamo, in maniera più velata e quasi a fare da sfondo alla nostra avventura, in Unravel Two: platform targato ColdWood Interactive che ci mette nei panni di due piccoli gomitoli di lana, intenti ad attraversare un mondo che racchiude una storia completamente diversa da quella che ci si aspetterebbe da un prodotto del genere. Quasi in background, lontano dal focus principale, troviamo infatti narrate le vicende di due bambini in fuga da un mondo troppo oscuro per loro. Qui l’aspetto della crescita è rappresentato tramite una scelta di ombre, ambienti e dettagli in grado di conferire al gioco un tinta più oscura al viaggio affrontato da Yarny e dal suo amico.

Crescere per sopravvivere.

Un altro filone narrativo, sempre legato a quello della crescita, che possiamo rintracciare nei videogiochi è quello della sopravvivenza: tematica sempre più ridondante negli ultimi anni ma che, ciò nonostante, non smette mai di stupire dando vita a prodotti di ottima fattura e in qualche modo sempre diversi tra loro.

Il primo esempio che vogliamo presentare è forse il più emblematico, e ci porta ad uno dei titoli più sorprendenti di questi ultimi anni: The Walking Dead di Telltale, avventura che si è da poco conclusa con una quarta stagione dallo sviluppo quantomai travagliato. Il personaggio che emerge dalla storia narrata è Clementine, che conosciamo nella prima stagione come una bambina spaventata che si trova, improvvisamente, sola in un mondo devastato da un’epidemia zombie di dimensioni incontrollate.

Inizialmente inconsapevole di quanto la situazione sia grave, Clem affida la sua vita nelle mani di Lee: un ex detenuto alla ricerca di redenzione in un mondo che ormai sta per finire, e che accoglierà la ragazzina come una figlia proteggendola dall’inizio alla fine. Il momento conclusivo della prima stagione, per chi sapesse di cosa stiamo parlando, rappresenta lo straziante attimo in cui Clementine deve affrontare la cruda realtà: così facendo, ella raggiunge la crescita e diviene sempre più forte.

Nelle stagioni seguenti possiamo osservare in maniera sempre più marcata questo suo processo di crescita, notando come l’indifesa bambina incontrata nel primo capitolo faccia pian piano spazio ad una ragazza sicura di sé e pronta a lottare con le unghie e con i denti per la sua vita.

Altro esempio legato alla tematica della sopravvivenza lo troviamo in The Last of Us dove la piccola Ellie, forse l’unico soggetto immune in un mondo devastato da un virus, si trova a doversi affidare completamente al burbero Joel: un uomo con un passato difficile che, con l’avanzare del gioco, ricoprirà sempre di più il ruolo di figura paterna per la ragazza.

Il rapporto tra i due, come notiamo nel corso dell’avventura, è caratterizzato da una forte e costante evoluzione. Tra incompresioni e momenti di totale apertura, i due arriveranno ad un certo punto alla necessità di invertirsi i ruoli: Ellie diviene così una persona matura, sempre più capace di prendere le proprie decisioni. Curioso sarà analizzare la figura di Ellie anche in The Last of Us Part II, titolo targato Naughty Dog che promette di sconvolgere ancora una volta il panorama del gaming mondiale con un prodotto in grado di lasciare tutti a bocca aperta.

Restando in casa Naughty Dog, troviamo un esempio di crescita anche all’interno di alcune sezioni di un franchise come Uncharted. Certo, si tratta di un sopravvivenza di tipo completamente diverso: il giovane Nathan Drake – che possiamo conoscere meglio nel terzo e nel quarto capitolo della saga – è infatti un ragazzo ribelle in un mondo “normale”, per quanto si possa parlare di normalità nella crescita in un contesto come quello narrato.

Egli si trova ad affidarsi al fratello maggiore e al futuro mentore Victor Sullivan, due persone che influiranno sulla sua formazione come persona in tutti i piccoli aspetti che compongono il suo carattere. Anche qui troviamo dunque un processo di evoluzione raccontato partendo proprio dal principio: ci viene mostrato, in sostanza, come Nathan Drake è diventato il ladro più celebre al mondo.

Con questo esempio si conclude il nostro percorso di analisi di uno dei filoni narrativi più interessanti presenti oggi all’interno del videogioco: un filone capace di emozionare e coinvolgere tramite il racconto, curato nei minimi particolari, di come si attraversi la complessa fase della crescita. Lasciamo dunque la parola a voi: vi rivedete in quanto detto? E soprattutto, quali sono gli esempi più emblematici che vi vengono in mente?

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