Nintendo è speciale, ecco perché per noi è differente

Nintendo da sempre nei suoi videogiochi unisce originalità, qualità e un pizzico di follia. In due parole? Nintendo Difference.

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a cura di Pietro Spina

Il mondo del videogioco sta ancora cercando di stabilizzarsi dopo l'incredibile scossone causato dall'ingresso di Activision Blizzard negli Xbox Game Studios: il rumore di tutti quei dollari che si sono scaraventati con forza sulle certezze di stampa, analisti e videogiocatori risuona ancora potente, facendo tremare i vetri. La percezione di quanto sia epocale il momento è tale da domandarsi quale faccia avrà un futuro che i più paranoici vedono prendere forma come monopolio.

Si chiacchiera, si sentenzia, si cambia, eppure in tutto questo bailamme c'è qualcuno che ha mantenuto la calma, perché sa di essere costruito con una fibra intoccabile, differente. Nel distopico domani videoludico che tanti prospettano, uno dei grandi player a cui non sembrano mancare le certezze rimane Nintendo, azienda che di generazione in generazione ha sfacciatamente sbattuto in faccia ai concorrenti la sua indiscussa unicità, la sua follia commerciale, la sua inimitabile creatività. Quella che un tempo si chiamava Nintendo Difference.

Nintendo Difference è forse un termine ormai desueto, riconducibile a un periodo in cui la casa di Kyoto cercava di stare al passo dei rivali anche a livello tecnico, ma è talmente importante a livello storico e radicato nelle menti di tanti giocatori che sarebbe un peccato dimenticarlo. Per questo alcuni cuori nintendari della redazione di Game Division hanno voluto raccontarci cosa ha rappresentato (e rappresenta tutt'ora) questa locuzione, che in tante battaglie del web è stata innalzata a stendardo dai chi ha trovato in Super Mario & co. il proprio posto ideale. Per onestà intellettuale, però, abbiamo voluto lasciare spazio a chi non è stato travolto da questo sacro fuoco, rimanendo forse in-differente al fascio della grande N. Scovate l'intruso!

Vi invitiamo a leggere l'articolo e a dirci la vostra nei commenti: cos'è per voi la Nintendo Difference?

Fabio Canonico - i videogiochi li fanno tutti, la differenza la fa solo uno

Quando il tuo primo approccio in assoluto con i videogiochi consiste in un Super Nintendo con inserito dentro il cartuccione di Super Mario All-Stars è molto, molto improbabile che non scocchi in te una qualche sorta di scintilla, ed è quanto mi è accaduto ormai molti anni fa. Da giocatore, il mio rapporto con Nintendo è, ancora, quello del primo amore, quello che non si scorda mai ed è sempre e comunque bellissimo; per il quale si è lottato, persino, a colpi di feroce console war in quegli spazi virtuali ormai quasi perduti nel tempo una volta noti come forum. In queste righe atte a provare a spiegare dove risieda la speciale essenza della compagnia di Kyoto potrebbe esserci quindi anche una certa quantità di irrazionale, perché quando subisci un imprinting di tal portata non gli scappi più, rimane lì nella testa (e nel cuore). Potrei eccedere forse, elevare a potenza la comunque innegabile maestria di talentuosi team che lavorano diretti da persone geniali (Shigeru Miyamoto, Eiji Aonuma, Yoshiaki Koizumi, Takashi Tezuka, Masahiro Sakurai e tanti altri ancora).

Ma crescendo come appassionato prima e da professionista poi ho imparato a dare una forma a quella che generalmente viene chiamata Nintendo Difference. E non solo non è assolutamente detto che abbia ragione, ma la mia idea al riguardo potrebbe non corrispondere ad altre ugualmente validissime, perché c'è qualcosa di intrigante e persino un po' magico in questa definizione anche per il modo in cui attecchisce nelle persone e quindi in quello che per loro rappresenta. La Nintendo Difference è elitista e democratica, altezzosa e popolare, innovatrice e conservatrice, rivoluzionaria e reazionaria, genuina e paracula: polarizzante quindi, quasi sempre, su estremi lontanissimi.

Potrei cavarmela, in maniera molto poco coraggioso, individuando nella Nintendo Difference la capacità di rimanere costantemente in equilibrio sul baratro che separa dicotomie così profonde, in una maniera che ha dell'ammirevole, del sorprendente, persino del paradossale. Questo, sia a livello di visione e dinamiche aziendali, sia, ovviamente e soprattutto, per quanto riguarda la produzione videoludica. È praticamente innegabile che sia così ed è forse quanto meglio definisce l'azienda, ma proprio perché è innegabile e quindi troppo facile voglio espormi.

Per me la Nintendo Difference risiede nella capacità di saper stupire con una cadenza quasi periodica, tenendo sempre la barra dritta sulla rotta del divertimento e della ludica più puri. Nintendo è la rivoluzione, sempre e comunque. Vi sento, voi in fondo, che malignate, “eh ma l'online”, “eh ma i prezzi dei giochi”, “eh ma le riedizioni”. Avete ragione, per carità. Ma insomma, da un lato dovrà pur pesare la bilancia, e se la vostra pesa da quello siete ingenerosi. Dove eravate quando il Super Nintendo impostava canoni videoludici validi ancora oggi? Quando si esplorava con uno spirito pioneristico la tridimensionalità dei livelli di Super Mario 64 o della Hyrule di The Legend of Zelda: Ocarina of Time? Quando idee bizzarre, ardite, coraggiose, diventavano rispettivamente Nintendo DS, Wii, Nintendo Switch, successi mietisoldi sui quali nessun'altra compagnia avrebbe fatto all-in? I bei videogiochi possono farli (quasi) tutti. Certo, non con uguale cura, artigianalità, amore, profondità, varietà, gusto, inventiva, ma soprassediamo...Rischiare (sempre relativamente, perché si tratta comunque di un'azienda che ha sempre goduto di ottima salute, dal punto di vista finanziario) quasi a ogni giro di cadere di faccia, pur di proporre una spettacolare acrobazia, quella è cosa di pochissimi. Anzi, solo di uno, ed è quanto fa la vera differenza.

Lorenzo Ardeni - colpire il cuore dei giocatori

“Nintendo Difference” è un concetto, lontano da qualcosa che può essere tradotto a numeri e difficile da esprimere con parole. Per definizione, è ciò che rende Nintendo differente rispetto ad altri publisher colossi dell’industria, sia per quanto riguarda il mercato del gaming, sia dal punto di vista dei giocatori. Se analizziamo il sentimento positivo degli utenti, capiamo subito che ciò che contraddistingue la Grande N è la sua innata capacità di attrarre il giocatore, che mai si sentirà di metterne in discussione l’autorevolezza. Di certo non lo fa senza un motivo preciso, bensì perché conscio delle sue qualità e dei suoi valori.

Al contrario di quasi tutti i publisher attualmente presenti sul mercato, Nintendo è estremamente longeva e può contare su una storia di grandi successi e su proprietà intellettuali possenti come poche altre. La Nintendo Difference è così un concetto che la compagnia ha creato con il passare dei decenni, senza mai smettere di perseguire un’elevatissima qualità delle sue produzioni e perseguendo sempre la massima perfezione possibile. La storia racconta, infatti, che anche quando lanciò il Super Nintendo, sulla carta meno performante del rivale SEGA Mega Drive, il pubblico continuava a preferire Super Mario World al più scattante Sonic the Hedgehog.

Difatti, fu proprio quella maniacale ricerca della qualità a consentire a Nintendo di maturare emozioni positive nel cuore dei giocatori che, trovandosi di fronte a sempre più alternative per approcciarsi o per avvicinare i propri amici - e talvolta figli - al gaming, preferivano sempre la casa di Mario. La motivazione è molto semplice: Nintendo aveva creato un rapporto sul lunghissimo termine con i consumatori, basato sul banale ma altrettanto essenziale concetto di divertimento.

Tuttavia, il reale punto di rottura, l’istante esatto in cui si è concretizzata la definizione di Nintendo Difference è stato il lancio di Wii. Pensateci: potreste dire di aver visto qualcuno annoiarsi o non sorridere giocando a Wii Sport o un qualsiasi Mario Party? In quel momento, la compagnia ha voluto - infatti - differenziarsi dai competitor, conscia che non avrebbe più potuto rivaleggiare in termini di potenza ma altrettanto consapevole che poteva colpire il cuore dei giocatori come aveva sempre fatto fino ad allora. E indovinate, ci è riuscita.

Ciò che Wii riuscì a fare, riprendendo l’eredità iniziata dal DS, era spingere anche coloro che non erano giocatori a poter essere definiti tali. Dopo un cenone di Natale, le nostre nonne non si metterebbero mai a giocare a God of War, né a prendere parte a deathmatch online su Halo, ma sarebbero ben accette a una semplice partita a tennis sulla Wii. Semplice e comprensibile, inverosimilmente accessibile. Ma quello che vi abbiamo fatto non è altro che un esempio. Chiudete gli occhi e ricordate quando giocavate a Mario Kart Wii con i vostri amici, o i Nintendogs che ancora vi aspettano per fare una passeggiata o quando nascondevate il DS con Pokémon sotto le coperte: sono quelle emozioni e la consapevolezza che ne avrete altre, a rappresentare davvero la Nintendo Difference.

Lorenzo Quadrini - Nintendo In-difference

Una premessa è d’obbligo: sono un felice possessore di Nintendo Switch (nonché, precedentemente, di Wii, Nintendo DS, GameCube, Gameboy in tutte le salse). All’interno di questo articolo troverete tanti colleghi parlare, a ragion veduta, della Nintendo Difference, ossia di quel “quid” in più che solo la grande N riesce a suscitare nei giocatori. Credo sia necessario però, senza polemica e nell’ottica di una critica sempre costruttiva, elencare alcuni punti chiaramente negativi all’interno di questa sopra menzionata Nintendo Difference.

Un primo problema si riscontra nell’istante stesso in cui si accende la console. Interfaccia semplice e lineare - indubbiamente un punto a favore - che si sposa con una mancanza di fruibilità e personalizzazione inadatta ai tempi che corrono. Ordinare i propri giochi manualmente è impossibile, con i primi 12 titoli della lista imposti all’interno di un range che calcola i prodotti recenti (in termini di download, cartuccia o utilizzo). L’elenco globale è vincolato a quattro parametri, tra cui manca uno dei più importanti: i giochi installati.  Lo store segue logiche affini, portandosi dietro numerosi disservizi, tra cui lag, freeze, crash, lettura sbagliata della carta di pagamento, scarsa personalizzazione degli elenchi di vendita e frequenti errori nel caricamento dei video di preview. Un sistema quindi tecnicamente zoppicante, che ha come contraltare l’innegabile bellezza di alcuni dei titoli di bandiera, oltreché la fisiologica capacità della console di prestarsi al gioco indipendente.

Altro grande neo risulta quello del Nintendo Online, una delle features più osteggiate dalla community, tanto da aver riempito migliaia di discussioni con un’anomala tendenza al pensiero unico, caso davvero raro per gli standard di Reddit e simili. Parliamo di un servizio a pagamento - di per sé nessuna critica - che porta con sé davvero troppi problemi. Il servizio di chat vocale è legato solo ed esclusivamente a un’app mobile, rendendo di fatto complicato e fastidioso parlare con i propri compagni di gioco, soprattutto nell’ottica di una console che fa della portabilità e del “tutto in uno” un cavallo di battaglia.

Il core del Nintendo Online, inoltre, presenta numerose criticità tecniche, legate alla mancanza di server dedicati in numero adeguato e netcode ballerino. A questo si aggiungono alcuni problemi connessi all’altra grande feature: l’emulazione di NES e SNES, ad oggi finalmente rimpolpata in termini di titoli ma ancora problematica per quel che concerne input lag e prestazioni. Infine, ed è concettualmente la critica più grande, questo servizio non proprio eccezionale è stato ampliato - al netto di un ulteriore esborso - con un Expansion Pack contenente un’emulazione del Nintendo 64 (anch’essa foriera di lamentele tecniche) e pochi altri contenuti aggiuntivi. Nel complesso, pur avendo un prezzo più che concorrenziale, il Nintendo Online non sembra voler migliorare le sue evidenti problematiche, puntando al contrario a un’ulteriore monetizzazione di cui non si sentiva il bisogno.

In conclusione, si tratta di problemi che non fanno certo pendere la bilancia più di tanto: la Nintendo Switch rimane una console eccezionale, dotata di titoli magnifici e in pieno stile “Nintendo Difference”. Credo però sia utile, se non necessario, sottolineare che a volte l’omologazione, soprattutto all’interno di servizi che altri competitors hanno rodato e affinato con il tempo, sia un valore da non sottovalutare. Per non rischiare che la Nintendo Difference, da elemento spiccatamente positivo, inizi a farsi notare anche come caratteristica negativa.

Pietro Spina - Nintendo e l'eredità di Iwata

Creiamo l’atmosfera giusta: sono entrato nel mondo del videogioco tra i 5 e i 6 anni con un Commodore 64 grazie al quale ho giochicchiato a qualche titolo occasionale, ma direi che posso definirmi un nintendaro di prima generazione in quanto il mio vero “imprinting” videoludico l’ho avuto con un Action Set del Nintendo Entertainment System. Giocare a Super Mario Bros., da solo e in compagnia, o impazzire su Duck Hunt grazie all’incredibile Zapper potrebbero avermi reso più nintendaro di buona parte dei giocatori presenti sul pianeta.

Ma se bastassero i ricordi e le prime volte per definire una persona nel tempo, vivremmo in un mondo davvero triste e piatto. Per questo ho sempre bramato di più, guardando altrove con interesse e invidiando i Master System degli amici - per non parlare dei Mega Drive - nonostante per me Mario fosse come Gesù. Avevo fame di videogiochi, tutti. Eppure col passare degli anni e l’obbligo di fare delle scelte, la console ad arrivare in casa era sempre quella Nintendo. Chissà perché! Saran stati i 65’000 colori dello SNES? Mi esaltavo ad artigliare la potenza a 64bit? Trovavo comodo girare per la città tenendo un cubo per la maniglia neanche fosse una borsetta?

No, semplicemente Nintendo era diversa. Non che la creatività e la fantasia mancassero altrove, anzi! Ero un super-fan di Konami e Capcom, ma quando mi affacciavo sulle console della casa di Kyoto trovavo sempre titoli innovativi ma concreti, spinti tecnicamente ma puliti, folli ma appaganti. E le innovazioni arrivavano sempre da Kyoto! La croce direzionale, i tasti dorsali, il 3D, l’analogico, i 4 giocatori, la realtà virtuale, etc.: sembrava che il videogioco per proseguire dovesse sempre passare da casa Yamauchi (pace all’anima sua).

E anche la sfacciataggine di Nintendo nell’imporre le proprie idee era irresistibile: il portatile? In bianco e nero, anche se i competitor vanno a colori. Vanno di moda i temi maturi? Fa niente, lo Zelda hardcore che vi avevano mostrato non esiste, eccovi Toon Link. Il cinema 3D è il nuovo fenomeno pronto ad arrivare sulle TV? E noi ve lo mettiamo sulla portatile. Siamo nell’era HD, con le tecnologie spinte? Ecco a voi un telecomando, andate a giocare a Tennis con Matt ed Elisa sul tubo catodico.

Come si fa a non amare una software house che da un lato ti offre la qualità quasi inarrivabile di Mario e Zelda e dall’altro crea un flipper che simula battaglie del medioevo giapponese facendoti controllare un esercito e un’enorme sfera rotolante con un microfono? Nintendo ha sempre mantenuto un livello qualitativo talmente alto nei suoi prodotti (banalità, ma non si può dire di tutte le software house) da potersi permettere di sperimentare, rischiare, sbagliare e sorprendere.

La Nintendo Difference sta tutta qui, nella capacità di fare il proprio dovere in modo eccellente, raccogliendo consensi, così da legittimare ogni digressione e ogni esperimento, che comunque andasse a finire lasciavano sempre il segno. Non so ad oggi quanto sia viva la fiamma della Nintendo Difference nel nuovo direttivo, decisamente più conservatore rispetto alle precedenti generazioni, ma grazie all’eredità di Iwata (Nintendo Switch) di certo non hanno dimenticato cosa significa essere un po' più strani (o diversi) degli altri. E Nintendo continuerà a esserlo, nel bene e nel male.

Giuseppe Licciardi - una vita di avventure, acchiappandoli tutti

In ogni momento della nostra vita ci innamoriamo di cose diverse. Ed è forse quando siamo più piccoli che ricordiamo e teniamo stretti a noi alcuni dei ricordi più dolci della nostra vita. Un po' come è capitato a me con la saga di Pokémon e il Gameboy. Colori, avventure e delle creature da collezionare per essere il "più forte di tutti". La Nintendo Difference che mi piace ricordare è quella che forse ha "salvato" milioni di bambini come me e li ha portati a interessarsi alla natura, a uscire fuori dalle proprie camerette per andare a esplorare il mondo che li circonda. Sfidare gli altri per essere il più forte, scambiare Pokémon per "acchiapparli tutti".

Non è semplice spiegare cosa rappresenti Pokémon per me, sicuramente il gioco della mia vita, che ha accompagnato e accompagna tutt'ora milioni di fan. E se questo brand da decenni è accompagnato da Nintendo c'è solo un motivo, la lungimiranza di un'azienda che ha saputo come poter sfruttare al meglio quella grandiosa idea dietro a delle creature tascabili. Il tutto unito alla portabilità di una delle console più vendute di sempre. Il Gameboy ha forse rappresentato il punto di accesso ai videogiochi per tanti bimbi cresciuti alla fine degli anni '90 e che hanno preso in pieno la Pokémon mania e si sono ritrovati catapultati in un mondo fatto di storie e di avventure. Se solo ci fosse un modo per poter rivivere quei momenti, sarei il primo a farlo. Ma forse è anche giusto lasciare da parte la nostalgia a volte e andare avanti.

Un po' come sta facendo il brand che ha accompagnato tante persone nella propria crescita. C'è chi è rimasto, chi è andato via e chi invece è tornato alla scoperta dopo anni di digiuno. Ma purtroppo si sa, non sempre si può brillare e non sempre la magia rimane. E forse Pokémon sta soffrendo molto negli ultimi anni, ma rimane ancora il brand più famoso al mondo. La magia dietro al franchise non viene dal nulla, ma è la creatività. Nuove generazioni, nuove creature e nuovi luoghi da esplorare. Tutto nelle nostre mani. Ma cosa manca oggi? Per alcuni fan la risposta più banale potrebbe essere l'immersività, ma forse è anche la più logica. Si sa, con il tempo la tecnologia avanza e Pokémon non è mai stato un gioco al passo con i tempi, soprattutto dal punto di vista tecnologico.

Arriva però un punto in cui questo diventa quasi necessario, i primi contraccolpi sono arrivati con la generazione di X e Y. Il passaggio al 3D è stato quanto di più difficile per Game Freak. Un nuovo paradigma di level design, costruzione diversa degli ambienti e soprattutto pensare diversamente il modo di esplorare la mappa. Con Leggende Pokémon Arceus abbiamo visto invece qualcosa di completamente diverso e completamente nuovo per il brand. Una storia mai raccontata, un paradigma diverso che racconta "lo studio" delle creature e non per forza il catturarle tutte. Lotte con allenatori non più centrali e soprattutto non essere il "più forte di tutti". Eppure c'è qualcosa che manca, il tutto viene inserito in un setting che sembra spoglio e che non lascia spazio all'immaginazione. In mia opinione, l'obiettivo di questo capitolo era quello di far capire quanto sia importante cercare di creare qualcosa di bello per permettere a tutti di poter vivere le proprie avventure in modo perfetto. In tutto ciò noi non cambieremo mai, saremo sempre quei ragazzini che avevano sempre pronto il gameboy in tasca per scambiare e far lottare le proprie creature, in attesa della prossima sfida da affrontare.