PlayStation Classic Recensione, un salto nel 1995

Abbiamo recensito Playstation Classic. La versione mini della leggendaria prima Playstation!

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

È il 3 dicembre del 1994 e in Giappone sbarca la console che diverrà ben presto un vero e proprio simbolo del gaming moderno da salotto: PlayStation. Da noi in Europa arriverà solo l'anno successivo, ma la sua accoglienza sarà comunque entusiastica. L'apprezzamento intorno alla console a 32 bit di casa Sony le ha permesso di essere la più venduta e diffusa dell'epoca, nonché una delle più amate ancora oggi, grazie soprattutto a titoli indimenticabili come Crash Bandicoot, Spyro e Resident Evil.

Nel corso degli ultimi anni Nintendo ha sdoganato l'idea della "riproposizione" di vecchie console tramite edizioni "mini". Piccoli rifacimenti nostalgici dei vecchi NES e SNES con pre-installati una serie di vecchi titoli che hanno reso famose le console stesse nel passato.

Sony ne ha seguito l'esempio annunciando, al Tokyo Game Show di quest'anno PlayStation Classic che come suggerisce il nome è una versione mini della prima leggendaria console. Dal 3 dicembre tutti potranno acquistarla ad un costo di 99,98 euro. Nel corso degli ultimi giorni l'abbiamo testata a lungo, verificandone la qualità complessiva e siamo finalmente pronti a dirvi la nostra.

Come la prima volta

L'emozione nell'apertura della confezione non è ovviamente paragonabile a quella provata nel 1995, ma l'impatto è comunque piacevole. La console è piccola: piccolissima, quasi minuscola - riesce a stare in un palmo di mano - e leggerissima - 170 grammi - quasi da sembrare vuota all'interno. La Playstation Classic è grande il 45% in meno della Playstation originale, le sue dimensioni sono 149 × 105 x 33 cm -ancora meno di PsOne, mostrandosi assolutamente fedele all'originale.

La cura nei dettagli da tradizione Sony è davvero impeccabile. I pulsanti originali sono presenti funzionando come in passato. Il tasto d'accensione serve per avviare la piattaforma, quello del reset consente di tornare al menu di selezione giochi, mentre quello per l'apertura del vano disco - che ve lo diciamo subito, non si apre - consente di cambiare disco virtuale, necessario in giochi come Metal Gear Solid e Final Fantasy VII che all'epoca erano suddivisi su più più dischi.

L'elogio va però soprattutto ai game pad, identici agli originali e non parliamo solo di somiglianza estetica ma anche e soprattutto di materiali. L'unica differenza è nella dimensione - leggermente più piccoli -  nel peso - decisamente più leggeri a quelli del passato - e nell'attacco, ora USB - non è ancora ancora chiaro se si potranno usare su altre piattaforme in futuro. La lunghezza del cavo è di un metro e mezzo, più che accettabile. Gradevole il fatto che Sony abbia deciso di abbinarne due per ogni confezione, in maniera tale da poter giocare da subito con gli amici. Per chi non ne fosse a conoscenza, i primi game pad di PlayStation non avevano gli analogici, le versioni Dual Analog e Dualshock, infatti, arrivarono solo successivamente, di conseguenza non stupitevi della loro mancanza.

La restante cavetteria è composta da un cavo HDMI - addio vecchia e cara SCART - e da manuali riguardanti alcune informazioni utili - anche essi simili al passato come impaginazione. Da segnalare l'assenza dell'alimentatore, la confezione infatti contiene solo e unicamente il cavo d'alimentazione USB che può essere applicato a un normale adattatore USB Quick Charger da massimo 5 Volt - quello per caricare la maggior parte degli smartphone insomma. La non presenza dell'alimentatore non sorprende più di tanto, anche nel NES Mini non era compreso, ma nonostante ciò è impossibile non valutarla una mancanza significativa, soprattutto se si considera il prezzo con il quale il prodotto viene proposto al pubblico.

20 motivi per emozionarsi

Che cosa troviamo una volta avviata la console? Prima di tutto l'indimenticabile suono d'avvio - ci mancherebbe che non ci fosse - oltre a un menu a rotazione - anche in italiano - che permette di selezionare il gioco da avviare. Come abbiamo accennato in precedenza, i titoli a disposizione sono 20:

  • Battle Arena Toshiden PAL
  • Coolboarders 2 PAL
  • Destruction Derby PAL
  • Final Fantasy VII NTSC
  • Grand Theft Auto PAL
  • Intelligent Qube NTSC
  • Jumping Flash PAL
  • Metal Gear Solid NTSC
  • Mr Driller NTSC
  • Oddworld Abe’s Oddyssey PAL
  • Revelations: Persona NTSC
  • Rayman NTSC
  • Resident Evil Director’s Cut PAL
  • R4 Ridge Racer NTSC
  • Super Puzzle Fighter Turbo NTSC
  • Syphon Filter NTSC
  • Tekken 3 PAL
  • Tom Clancy’s Rainbow Six PAL
  • Twisted Metal NTSC
  • Wild Arms NTSC
Solo Grand Theft Auto e Rainbow Six hanno la possibilità di essere giocati in italiano.

Ogni gioco ha a disposizione 15 slot per il salvataggio manuale e uno slot di ripresa. Quest'ultimo funziona come l'avvio rapido di Xbox One e PlayStation 4: una volta interrotto il gioco o spento la console è possibile riprendere dall'esatto punto in cui l'avevamo lasciato in maniera comoda e rapida.  È presente anche un codice QR per ogni titolo, leggibile con il proprio smartphone che permette di risalire a tutte le informazioni legate al singolo videogioco; idea senz'altro carina.

Sui venti giochi scelti da Sony possiamo dire che l'azienda nipponica abbia fatto una scelta oculata e ad essere sinceri era impossibile accontentare tutti, soprattutto con la consapevolezza che Playstation ha oltre 2400 giochi nella sua libreria storica. Tuttavia mancanze di opere come Tombi!, Tomb Raider, Castlevania, Silent Hill, Dino Crisis, Legend of Dragoon si fanno sentire e non potevano non pensare che forse sarebbe stato meglio aggiungere qualche titolo in più, così da dare un ulteriore giustificazione al prezzo della console, tutt'altro che accessibile.

Per quanto concerne l'emulazione dei giochi non possiamo confermare se l'emulatore sia stato sviluppato da Sony ex novo oppure abbia sfruttato uno open source, quello che possiamo garantire è che il tutto funziona perfettamente e in maniera identica al passato. Ciò significa che da una parte abbiamo giochi che sono rimasti invariati e intoccati nella loro forma originale - e per i retrogamer sarà sicuramente una bella notizia - dall'altra bisogna essere consapevoli di trovarsi di fronte a titoli con più di 20 anni sulle spalle, in formato 4:3, senza filtri o migliorie di alcun genere. Molti giochi tra l'altro non sono invecchiati così bene come altri. I titoli in 3D soprattutto soffrono di un aliasing notevole, la vecchiaia si dirama anche nel gameplay e nel level design e Rainbow Six ne è un chiaro esempio. Risulta infatti impossibile giocarlo nel 2018, a causa della sua mappatura tasti artigianale.