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a cura di Jacopo Retrosi

The Witch and The Hundred Knight 2

 

Il piccolo cavaliere di NIS torna a fare stragi di mostri e streghe su PS4. Godibile, ma c'è ancora bisogno di qualche lavoretto.

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CONTRO: Trama e gameplay ci mettono un po' a entrare nel vivo; A una maggior consapevolezza dell'infrastruttura di gioco corrisponde il tracollo del livello di sfida (boss esclusi); Troppi ricicli nel level design e nella varietà di nemici.

VERDETTO: Il team nipponico è sulla buona strada, The Witch and the Hundred Knight 2 rafforza i capisaldi del brand proponendo un'esperienza avvincente e ricca di fascino, ma arranca a causa di una formula di gioco per la maggiore poco impegnativa e tendenzialmente monotona, nonostante i meriti dell'ottimo combat system. Per i cultori dei JRPG che amano menare le mani.

Nippon Ichi Software sembra particolarmente affezionata alla saga di The Witch and The Hundred Knight. Dopo il problematico esordio su PS3 e il conseguente porting su PS4, ecco arrivare il secondo capitolo, sempre per l'attuale ammiraglia Sony.

The Witch and The Hundred Knight 2 riprende e migliora le meccaniche action-RPG dell'originale, senza ovviamente trascurare l'irriverenza tipica della software house nipponica e la solita vagonata di menù in cui perdersi tra numeri e moltiplicatori in cerca del setup perfetto. Il degno sequel di un esperimento grezzo: qualche strascico rimane, ma sono stati compiuti notevoli passi in avanti.

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Se vi siete persi il primo capitolo non temete, la produzione NIS (che d'ora in avanti chiameremo semplicemente The Witch 2, prima che mi si sloghi la tastiera) vanta una storia inedita con un cast tutto nuovo, ambientato similmente in un universo di stampo fantasy medievale, di quelli in cui si vive un'allegra vita segregati in casa per timore di essere mangiati dai mostri ma si ha sempre tempo per bruciare una strega (anche solo presunta) sul rogo.

Streghe che qui esistono davvero, hanno tre occhi e se ne vanno in giro a distruggere cose indossando abitini stravaganti. Si manifestano come una sorta di malattia (chiamata "Witch disease") nelle bambine, sulla cui fronte spunta una fessura verticale, che col tempo si apre rivelando una sinistra iride; a quel punto la strega si "risveglia", riscrivendo i connotati dell'ospite, che a conti fatti muore per far posto alla nuova, sgradevole personalità.

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La storia segue le disavventure di Amalie e Milm, sorelle, la prima al servizio della Weiss Ritter (WR per gli amici, la classica organizzazione filo-religiosa che fa il verso alla chiesa cattolica di qualche secolo fa, inquisizione compresa), nella speranza di trovare una cura per la seconda, affetta dalla malattia e ora in preda a crisi d'identità dovuta ad una prima operazione di rimozione del terzo occhio fallita, causando un risveglio parziale della strega Chelka. Nel corso della vicenda faremo la spola tra le due in una spirale di bugie, segreti, fraintendimenti, colpi di scena e comportamenti illogici a cui ci si fa ben presto il callo.

A fare da cuscinetto in questa intricata matassa di eventi c'è Hundred Knight, impersonato dal giocatore, fedele servitore di entrambe e unica figura nell'entourage di protagonisti a saper combinare qualcosa. Il piccoletto non sarà infatti la bambola di pezza animata più sveglia del quartiere, ma compensa dimostrandosi una macchina da guerra inarrestabile e si farà in quattro pur di impedire che le due sorelle (una impedita, l'altra che oscilla tra un'ingenuità quasi oscena e attacchi di megalomania accompagnati da esplosioni magiche) si facciano ammazzare nelle loro rispettive e spesso sconclusionate missioni.

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Pur lasciandosi andare a luoghi comuni e forzature per allungare il brodo (o incasinare ulteriormente la faccenda), l'intreccio di The Witch 2 si dipana in più direzioni, introducendo quando se ne presenta l'opportunità nuove sottotrame e dettagli che espandono il decadente universo di gioco, delineando un quadro piuttosto intrigante. Come ogni opera NIS che si rispetti non si prende mai troppo sul serio, eppure alle volte sa essere davvero truce, macabro addirittura, e senza preavviso poi. Un attimo siamo lì a chiacchierare con un gigantesco corvo drag queen, e subito dopo andiamo a fare visita a bambini malati per cavargli gli occhi; le tematiche trattate non sono da meno, un invito a nozze per gli amanti del "dark".

I dialoghi, sottotitolati in inglese e doppiati in inglese e giapponese (molto meglio la seconda opzione, diverse voci anglosassoni fanno male ai timpani), trovano il giusto compromesso fra gag, esposizioni e momenti seri, evitando così di appesantire il ritmo di gioco, sempre in moto e pronto a buttare altra carne sul fuoco; si parla parecchio, ma c'è sostanza dietro; le battutacce non mancano, però sono sparate al momento giusto, conservando le atmosfere.

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È un peccato dunque che la caratterizzazione del cast sia altalenante: abbiamo personaggi di contorno estremamente carismatici (a dispetto di un ruolo marginale, inutile, o una presenza a schermo calcolata in secondi) e altri per cui non riesce proprio a simpatizzare, in particolar modo le streghe, che dovrebbero essere il piatto forte e invece sono semplicemente cattive perché lo dice il copione, e le due (tre?) protagoniste: Amalie è una palla al piede, nonostante le nobili intenzioni che la animano, Milm la classica sorellina carina, sensibile e coccolosa, e Chelka... boh, la prenderei a zampate.

Fortuna che tra un intermezzo e l'altro imperversano gli sguardi vispi di Hundred Knight (i cui versetti valgono più di mille parole) e le stramberie di Huginnmuginn (un corvo gigante drag queen, mica bruscolini).

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