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a cura di Yuri Polverino

Shadow of the Tomb Raider

Shadow of the tomb raider

Sviluppatore: Eidos Montréal

Editore: Square Enix

Data di uscita: 14/09/2018

Provato su: Xbox One X

Disponibile su:  ps4 xbox One pc
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Ad un certo punto della vita capita di rendersi conto di stare sbagliando qualcosa, molti vanno avanti imperterriti senza guardarsi indietro, altri, invece, decidono di ripartire da zero. Square Enix ha fatto proprio questo con uno dei brand videoludici più famosi al mondo: Tomb Raider, che con coraggio e determinazione ha letteralmente ricostruito dalle fondamenta il videogioco che ha dato vita all'archeologa più amata dai giocatori, Lara Croft. La giovane eroina, in questi ultimi anni, è letteralmente risorta dalle ceneri del suo passato videoludico per diventare ora una figura più matura e completa. L'allenamento è quindi concluso, l'esperienza è stata acquisita e gli errori non sono più ammessi, non resta quindi che agire; è arrivato il momento di chiudere il cerchio, di fermare la Trinità, di superare se stessa. È giunto il momento di divenire Tomb Raider.

L'ultima eclissi prima del salto

La vita è composta da piccoli passi, lo scopo, tuttavia, è quello di puntare sempre più in alto, puntare a superare le proprie paure, il proprio passato e iniziare a trovare una propria identità. L'esistenza di Lara Croft non è mai stata banale, rimasta orfana a 9 anni, il destino l'ha portata nella direzione dove in fin dei conti ha sempre desiderato andare: l'archeologia, il mistero, l'avventura. Da una semplice passione, però, è scaturito un desiderio molto vicino alla vendetta, trasformando la nostra eroina non soltanto in una esploratrice, ma anche in una guerriera spietata e in parte, sanguinaria. Ed è proprio la vendetta il principale motivo che ha spinto Lara a viaggiare in America meridionale, inseguendo i principali colpevoli della morte di suo parte: la Trinità, un antico ordine ora divenuto paramilitare che si muove nell'ombra alla ricerca di un'antica daga e di un misterioso scrigno d'argento.

Ad occuparsi dell'ultimo capitolo della trilogia sulle origini di Lara Croft è questa volta Eidos Montréal, famosa per lo sviluppo di titoli come Deus Ex e Thief, che ha il difficile compito di non far rimpiangere i ragazzi americani del team di Crystal Dynamic, impegnati con il nuovo titolo sugli Avengers che speriamo di vedere quanto prima.

I risvolti di questo viaggio ruotano tutti attorno alle civilità del Sudamerica, alle loro profezie catastrofistiche e alle loro traculente tradizioni basate sul sacrificio. Per questo motivo, questa terza esperienza si conferma essere quella più violenta e tenebrosa di tutta la saga. Come sempre, il nostro amico Jonah è presente, seppur con un deciso cambio di design, pronto a sostenerci e a spingerci a continuare nei momenti di difficoltà. Per il resto ciò che affrontiamo si rivela essere un normale percorso lineare poco originale, già visto e rivisto con i primi due capitoli e che non sorprende per spunti creativi o coraggio; la stessa conclusione, pur lasciando le porte aperte, delineando il nuovo status quo della protagonista, non soddisfa e lascia l'amaro in bocca per qualcosa che poteva essere più convincente e meno superficiale.

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Tuttavia, non mancano momenti emozionanti, scene cinematografiche e persino dialoghi azzeccati, un mix che decanta l'esperienza e glorifica un'avventura d'azione cinematografica ad alto livello di puro intrattenimento, seppur non brilli, come abbiamo già detto, di una sceneggiatura troppo originale o sorprendente. Ciò che, però, stupisce in positivo è la presenza di grandi accampamenti, ognuno con una cultura predominante e stili di vita unici che rendono l'intera esperienza più immersiva e interattiva, avvicinandosi non di poco alla serie Uncharted.

Nonostante la trama sia vittima dei classici cliché, osando ben poco rispetto ai precedenti capitoli, riesce comunque a offrire buoni spunti che permettono di apprezzare maggiormente diverse situazioni che si vengono a creare, soprattutto per quanto concerne l'atmosfera e l'approfondimento caratteriale di miss Croft. Si, perché la vicenda in se passa in secondo piano rispetto al lavoro di Eidos nel cercare di caratterizzare in maniera più completa la nostra Lara Croft; un'avventuriera ormai divenuta impavida, ma non esente da difetti, che commette errori e che nel cercare di risolverli ne commette altri. Parliamo quindi di una ragazza imperfetta che nel corso della storia ha un evoluzione ben precisa, si trasforma, fa un passo in avanti e due indietro ma alla fine raggiunge un equilibrio, anzi l'Equilibrio, quel che basta per trasformarla nella cercatrice di tombe che tutti conosciamo dal 1996.

Maya e Inca sono le principali civiltà che studieremo in questo terzo capitolo.

Tutt'uno con l'ombra

Lara è cresciuta, non solo come avventuriera, ma anche come guerriera: spietata, furtiva e intelligente. Sfrutta l'ambiente che la circonda a suo favore e non indietreggia più dinanzi al pericolo. Se prima la nostra protagonista faticava a scalare una parete e si faceva coraggio urlando prima di saltare, ora questo non è più presente. Ormai è diventata adulta al 100%, balzare, correre, sparare, uccidere, sono ormai routine per una ragazza che ha visto in faccia più volte la morte e ne è riuscita a uscirne indenne.

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Per sopperire alla problematica degli scontri a fuoco, ancora una volta legnosi e poco soddisfacenti, Eidos ha deciso intelligentemente di puntare maggiormente sulle fasi stealth, vero marchio di fabbrica della software house canadese, e il risultato è davvero eccellente. Lara può ricoprirsi di fango e nascondersi nell' ombra della vegetazione per eliminare di soppiato i nemici, scagliare frecce che portano alla pazzia i soldati avversari -facendoli addirittura uccidere tra loro- e persino appendere i mercenari agli alberi. Chiaramente ogni scontro può essere affrontato nel modo in cui si preferisce, anche perché l'ambiente circostante permette numerose strade, dagli scontri a fuoco all'infiltrazione, ma è evidente come ogni luogo presente di soldati sia costruito in modo tale da preferire le fasi furtive. Lascia perplessi l'intelligenza artificiale nemica, ancora abbastanza deficitaria in molti frangenti e la situazione non migliora nelle difficoltà più alte.

Come nei precedenti due capitoli, non poteva mancare il falò, che funge da checkpoint e ci da la possibilità di potenziare la protagonista, oltre che viaggiare rapidamente da un falò all'altro. Tra le varie opzioni alle quali il focolare ci da accesso possiamo trovare: l'albero delle abilità che si sviluppa in maniera molto simile a ciò che abbiamo potuto vedere in passato. Sono presenti tre rami: Esploratrice, Guerriera e Sacchegiatrice e ciascuna offre abilità uniche a seconda del ramo; ognuna di loro costa tot punti abilità che possono essere ottenuti dopo aver accumulato esperienza, eliminando nemici, scuoiando animali, raccogliendo risorse o leggendo documenti. La frase di crafting è rimasta anch'essa pressoché invariata; è sempre possibile improvvisare frecce, bombe e cure, così come potenziare le proprie armi con i vari materiali che si possono trovare in giro.

La nostra eroina può ancora cambiarsi d'abito e trovare equipaggiamento unico da indossare che può fornire o meno un bonus per aiutarci in determinate situazioni. I mercanti, da questo punto di vista, hanno un ruolo estremamente importante: oltre a vendere materiali per il crafting, forniscono anche equipaggiamento, armi e potenziamenti che è impossibile recuperare seguendo la storia. Per comprare è necessario avere nelle proprie tasche dell'oro sonante, che viene ottenuto grazie all'enorme presenza di missioni secondarie - tutte abbastanza superifciali -, eliminando i nemici, o cercando tesori, tra cui proprio oro grezzo o l'inestimabile giada. Sorprende la presenza di grandi accampamenti, ognuno con una cultura predominante e stili di vista unici che rendono l'intera esperienza più immersiva e interattiva tra il giocatore e gli NPC, confermando una notevole cura per il dettaglio da parte del team per quanto concerne tutta la componente culturale del titolo.

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Ciò che esalta il gioco è però tutta la fase esplorativa. Il Perù è un posto magnifico da scoprire, pieno di monoliti, cripte, documenti e tombe da studiare. Sappiamo quanto queste ultime siano un punto fondamentale per la fan base e proprio per questo ci sentiamo di rassicurare con assoluta tranquillità che questa volta i giocatori possono dormire sogni tranquilli: le tombe sono ben costruite e con enigmi ben sviluppati che spesso e volentieri vi ruberanno anche un'ora di tempo per riuscire a superarle del tutto. Se vi risulterà troppo semplice, sappiate che l'intera difficoltà del gioco è scalabile, sia per quanto riguarda gli scontri sia per tutta la componente legata agli enigmi e quindi potete decidere quando volete di alzare o diminuire la difficoltà dal menu opzioni.

In generale il titolo di Square Enix e Eidos dimostra di possedere un level design certosino incentrato su una verticalità semplicemente stupefacente, riuscendo a passare in poco tempo dal fondale di un lago alla scalata di una montagna. Ad aiutare in questo frangente è per fortuna l'introduzione delle discesa in corda, che migliora proprio il concetto di verticalità, permettendo di scendere o salire con il rampino da creste friabili.

Bellezza pulsante

Se l'ottimo gameplay ha esaltato l'esperienza, il comparto tecnico e grafico di Shadow of the Tomb Raider non è assolutamente da meno. Il Perù e le sue inospitali giungle danno vita all'ambientazione più riuscita di questa trilogia. Ci piace definire questa avventura di Lara pulsante; i luoghi che visitiamo sono pieni di vita: animali, ruscelli, montagne, grotte; un paradiso naturale da esplorare in lungo e in largo, pieno di segreti e cose da scoprire che valorizzano l'esplorazione nel suo complesso. Capita più volte di rimanere incantati, estasiati, dinanzi a scorci magnifici che giustificano la presenza di una modalità foto più volte utilizzata durante il viaggio che ci ha permesso di salvare momenti di assoluta bellezza. Lo splendore dei luoghi visitati è galvanizzato da un nuovo sistema di illuminazione dinamica che insieme all'HDR garantiscono una fedeltà visiva senza precedenti, sia in ambienti esterni che in interni. Dal punto di vista della fluidità, non si notano incertezze o problematiche, il gioco, da questo punto di vista, si lascia giocare dall'inizio alla fine con assoluta tranquillità, sia in versione standard che in 4K su Xbox One X.

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Tuttavia, le molte migliorie al comparto visivo hanno comportato a dei compromessi minori che ad ogni modo vanno sottolineati. Innanzitutto è stato rimosso il ciclo giorno e notte, non una grossa problematica considerando che molte situazioni che ci troviamo ad affrontare nel gioco stesso sono in notturna, ma è un peccato non rendersi conto di una sensazione di avanzamento del tempo che invece era presente nel precedente capitolo. Il sacrificio più importante è però toccato a Lara, che pur essendo sempre stupendamente dettagliata, ha subito una chiara diminuzione poligonale, donando un aspetto leggermente più artefatto rispetto alla precedente iterazione vista in Rise of the Tomb Raider, per di più le animazioni sono rimaste immutate rispetto alla precedente iterazione. È importante specificare che si tratta di una differenza minima, percettibile da chi ha l'occhio attento e che non influisce negativamente sulla valutazione complessiva, che, come avrete già avuto modo di capire, parliamo esteticamente di uno dei prodotti videoludici più curati  e incredibili, almeno a livello tecnico/grafico, di questo 2018.

Su Xbox One X il gioco offre due opzioni grafiche: una modalità in 4K nativi a 30 FPS e una a 60 FPS in 1080p.

Se dal punto di vista visivo il gioco lascia più volte senza fiato è anche grazie al comparto audio che da voce al paesaggio, riuscendo a valorizzare tutto ciò che ci circonda. Musiche di gioco, effetti sonori e persino il doppiaggio italiano riescono a dare il giusto focus ad ogni momento, sia se ci troviamo in una "missione" della vicenda principale sia se ci troviamo in esplorazione solitaria. Tutto ciò è stato possibile anche all'encomiabile lavoro di coesione che ha visto collaborare il direttore audio Rob Bridgett con il compositore Brian D'oliveira che per l'occasione ha deciso di sfruttare strumenti sudamericani e precolombiani.

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PROVisivamente abbagliante; level design di altissimo livello; fasi stealth riuscite; longevo e ricco di cose da scoprire; difficoltà scalabile; tombe ben cengeniate; Lara è finalmente ben caratterizzata; lavoro certosino sul sound design.

CONTROGunplay ancora troppo legnoso; animazioni ottime ma da svecchiare; intelligenza artificiale da rivedere; trama che offre buoni spunti, ma risulta ancora troppo ancorata ai classici canoni.

VERDETTOShadow of the Tomb Raider è la degna conclusione della trilogia dedicata alle origini di Lara Croft; un'esperienza che seppur condita da una trama standard, risulta longeva e predominata da segreti da scoprire e tombe da saccheggiare. Un videogioco degno di essere chiamato "avventura", grazie anche ad un comparto grafico e tecnico che lascia senza fiato e un mondo di gioco vivo e pulsante che saprà regalarvi momenti davvero memorabili. Tuttavia, gli evidenti difetti sul gunfight e sull'intelligenza artificiale non gli permettono di raggiungere lo status di capolavoro. Un vero peccato considerando l'enorme lavoro di Eidos nel caratterizzare Lara e costruire le meravigliose e galvanizzanti fasi stealth del titolo, che nella sua semplicità lo fanno risultare un prodotto di altissimo livello. Lara Croft è finalmente diventata Tomb Raider.

8,6


Tom's Consiglia

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