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Slow Videogame, ritroviamo il tempo per i videogiochi

Negli ultimi anni il mondo dei videogiochi sta affrontando grosse difficoltà e la sete di informazioni è una di quelle.

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Avatar di Giuseppe Licciardi

a cura di Giuseppe Licciardi

-

Pubblicato il 08/07/2022 alle 12:00

Abbiamo imparato tanto negli ultimi anni, i videogiochi sono cambiati e cosi facciamo noi. Più volte infatti ho espresso questo pensiero, vuoi per un motivo, vuoi per un altro ci ritroviamo a crescere e cambiare i nostri gusti. Per alcuni il tempo diventa tiranno, si gioca meno, si sceglie con più attenzione e magari si diventa più critici anche verso giochi che in passato avremmo giocato senza alcun remore. Ovviamente il tutto viene condito anche con un pizzico di nostalgia, ed il gioco è fatto.

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Altri invece possono trovare il tempo di scegliere con cura e attenzione i videogiochi da giocare, fare attenzione a quali dedicare più tempo, platinare e perché no anche rigiocare per una seconda volta. Vuoi per rigiocare un'avventura che ci ha lasciato qualcosa o per mettersi alla prova ancora una volta ad Anor Londo (o in qualsiasi altro posto voi vogliate). Insomma, siamo variegati e siamo tanti, non potremmo mai avere tutti gli stessi gusti e gli stessi pensieri su come usufruire del videogioco. Ma forse in realtà, la massa critica dei videogiocatori, sta andando da tutt'altra parte.

Tutto questo mi è venuto in mente, come quando hai un'illuminazione. Stai guardando fuori dal balcone con il tuo caffè bollente, mentre fuori ci sono 32 gradi e ad un certo punto "Eureka", stiamo andando verso un punto di non ritorno, ci stiamo trasformando in bestioline ricolme di hype che non sanno attendere più il momento giusto per ricevere qualcosa. Non ci accontentiamo più di un boccone alla volta, ma vogliamo direttamente tutte le portate una dietro l'altra. E' un po' come andare in un ristorante stellato, ci si gode l'esperienza, si assapora ogni piatto preparato con cura dallo chef, ma non per tutti è un'esperienza che "sazia". C'è chi invece ha bisogno a tutti i costi dell' All you can eat. Piatti pronti nel meno tempo possibile, uno dietro l'alto, provando quel brivido che sale lungo la schiena che qualcosa possa andare storto. Ma forse questo brivido è più che reale, ma andiamo con ordine.

Come siamo arrivati fino a qui? Cosa ha portato i giocatori a cannibalizzare la comunicazione dei publisher. Cosa rende il videogiocatore meno contento nell' aspettare un titolo o magari nel credere che dopo un titolo debba arrivare subito il suo seguito? Le risposte forse, non le ha nessuno, si possono fare delle ipotesi sullo stato della comunicazione e della community di videogiocatori, ma di certo nessuno ha la verità in tasca. Eppure se ci guardiamo intorno, nelle bacheche dei reddit ufficiali, nei commenti sui social, ma soprattutto anche nei commenti sotto articoli di approfondimento c'è sempre un filo conduttore che lega una determinata cerchia di videogiocatori, ovvero, la velocità con la quale qualcosa viene dimenticato anche prima dell'uscita stessa. Cannibalizzatori delle produzioni o meglio ancora, masse critiche di persone che non riescono più a rimanere ancorati al presente del videogioco ma devono a tutti i costi pensare a cosa ci sarà dopo, ed essere sicuri che sia già tangibile.

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Si potrebbe quasi paragonare la situazione odierno ad un metabolismo ultra veloce, insomma per intenderci, se domani uscisse il nuovo God of War sono quasi sicuro che una settimana dopo ci sarebbero già persone pronte a impugnare armi per sapere se c'è già in lavorazione un sequel. La sete di informazione e di tenere sotto il proprio controllo le software house è forse sempre di più aumentata negli ultimi anni. Con l'arrivo della pandemia, il tutto si è acutio ancora di più, con l'arrivo di nuove persone nei lidi videoludici e con un po' più di tempo a disposizione. Se nelle fasi inziali di questa disamina avevo un po' poeticizzato il nostro rapporto con i videogiochi, ora però ci tocca fare i conti con la realtà e con quello che ci circonda.

Le difficoltà della comunicazione dei publisher soprattutto negli ultimi due anni è stata sotto gli occhi di tutti. Eventi digitali, rinvii, casi disastrosi e soprattutto poca chiarezza nelle informazioni. Il tutto inoltre viene ancora di più esaltato da un massa critica di videogiocatori ansiosa di nuove informazioni, e sempre pronta a puntare il dito contro qualcosa o qualcuno per mancanze, lacune o anche problemi nelle notizie che vengono rilasciate. I tempi sono cambiati e se prima un videogioco poteva anche durarci per mesi interi, ora siamo ansiosi di passare ad altro anche solo dopo pochi giorni. Vuoi perché la fruizione del media è cambiato, vuoi perché c'è sempre più voglia di esplorare qualcosa di nuovo, ancora non si riesce a capire cosa ci sia di sbagliato nel chiedere più tempo e nel non volere a tutti i costi cannibalizzare l'informazione.

La current gen è uscita da appena due anni, ma le notizie, i rumor (infondati anche), che girano spesso, parlano già di una nuova console. Insomma un mercato di questo tipo non può ritenersi realmente sano se non ci si da una netta calmata. Ma tutto questo da dove è partito e soprattutto da cosa viene alimentato? Più volte mi sono posto queste domande eppure ancora non riesco a trovare delle risposte adatte. Se analizziamo la situazione, il problema è effettivamente sotto gli occhi di tutti. L'uscita di un titolo non è più attesa come prima, ma effettivamente rappresenta solo il giorno in cui si potrà finalmente parlare di altro, accantonando dopo qualche giorno il videogioco di cui magari si era parlato per mesi. Di esempi ce ne potrebbero essere tantissimi, basti pensare all'ultima fatica di Guerrilla, Horizon Forbidden West.

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Certo, il suo periodo di uscita non è stato dei migliori, dovendo vedersela anche con Elden Ring, ma se scavate nei vostri ricordi, si è trattato effettivamente di una fiamma, che poi è svanita solo dopo pochi giorni. C'è chi parla di velocità della comunicazione, le informazioni viaggiano più veloci di quanto pensiamo e ormai la soglia dell'attenzione cala sempre di più. I contenuti più richiesti sono quelli veloci, quelli dalla fruizione semplice e di facile comprensione, come possiamo portare avanti un discorso di "slow videogaming" all'interno di un settore che sembra voler portare il videogiocatore a non avere tempo sul soffermarsi su un titolo?

Sembra quasi un'utopia, eppure secondo me, dovremmo incominciare a rallentare sotto tutti i punti di vista, dovremmo cominciare a "respirare" di più e prenderci ancora più tempo da passare insieme a dei titoli che magari aspettavamo da tempo. Ma è quindi possibile risolvere il problema, mi chiedo? Potrebbe volerci del tempo, e soprattutto un'industria e dei videogiocatori più consapevoli di quello che gli succede intorno. Non è semplice, d'altronde da sempre i videogiocatori sono caratterizzati da un'estrema voglia di attendere il prossimo "passo avanti". Eppure c'è una linea sottile che separa le idee dalla sfrenata voglia di consumare informazione, anche fine a se stessa e senza fondamenti certi.

Non è sano che un'azienda come Bethesda abbia dovuto "rassicurare" i fan di star già pensando a The Elder Scrolls 6 e Fallout 5. Non è sano che un creativo come Kojima debba rettificare di poter lavorare con chiunque egli desideri, e non è assolutamente sano che si chieda sempre di più alle aziende. Questo crea un loop di informazioni, di fallacie e di problemi che vanno poi ad intasare il mercato e a creare del malcontento. D'altronde Starfield ancora non è uscito, eppure c'è già chi si chieda quali saranno i DLC, se avrà espansioni o se ci sarà un seguito. Insomma, abbiamo bisogno di rivedere le nostre priorità per non cadere più in trappola, non solo come videogiocatori, ma come persone.

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Il concetto di "slow videogame" è come il concetto di chilometro zero, più o meno, ma portato nel mondo dei videogiochi. Cercare di essere più vicini all'azienda che produce il nostro prodotto preferito e capendo che ogni cosa ha i suoi tempi di incubazione e di crescita. Voler essere avari non ha mai portato a nulla di buono, e siamo tutti testimoni di quello che le aziende e le community di videogiocatori stanno sperimentando negli ultimi due anni.

Cerchiamo quindi di essere più consapevoli di noi stessi e soprattutto dell'industria che tanto amiamo, non cerchiamo di essere frettolosi nel desiderare sempre di più. Dedichiamo del tempo alle cose che riteniamo giuste, non cerchiamo sempre di essere avanti con i tempi perché tanto non siamo noi a decidere quando dare le informazioni, e se si continua in questo modo rischieremo solo di provocare altri danni. Giochiamo ai videogiochi quindi, ma cerchiamo di farlo responsabilmente, cercando le info giuste e soprattutto chiedendosi due volte "Ma davvero già voglio sapere cosa c'è dopo?".  I videogioch sono d'altronde la nostra linfa vitale, ci hanno fatto viaggiare, ci fanno sognare e molti ci hanno fatto conoscere persone straordinarie. Ma non trasformiamo la nostra in passione, nella passione per le informazioni, abbiamo bisogno di più esperienza e meno "complotti" nella maggior parte dei casi.

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