Il silenzio assordante che avvolge The Elder Scrolls VI continua a farsi sentire, e le recenti dichiarazioni raccolte da Game Informer non fanno che accentuare la frustrazione dei fan. Sono passati quasi sette anni dall'annuncio del 2018, eppure Bethesda sembra determinata a non svelare praticamente nulla di concreto sul progetto. Le interviste a diversi dirigenti dello studio, compreso il celebre Todd Howard, si rivelano un concentrato di entusiasmo generico e vaghe promesse, senza un solo dettaglio tangibile sullo stato effettivo dei lavori.
Todd Howard, capo dello studio, ha confermato che la maggior parte del team è ora impegnata sul sesto capitolo, aggiungendo che "lo sviluppo sta procedendo davvero molto bene". Tuttavia, ha subito specificato come Bethesda sia abituata a lavorare su più progetti contemporaneamente, con lunghe fasi di pre-produzione destinate a garantire scelte ponderate. "Tutti vorremmo che andasse un po' più veloce, o molto più veloce, ma è un processo che vogliamo fare nel modo giusto", ha affermato, senza però fornire alcuna indicazione temporale.
Emil Pagliarulo, direttore del design, ha provato a giustificare l'interminabile attesa citando l'esempio di GTA, recentemente posticipato. Secondo lui, i videogiocatori dovrebbero scegliere tra un prodotto affrettato o "il tacchino lasciato in forno il tempo necessario per essere delizioso quando finalmente viene servito". Un paragone culinario che sicuramente non placherà l'impazienza di chi attende notizie dal 2018. Pagliarulo ha anche sottolineato come la pressione temporale esterna non corrisponda ai ritmi interni dello studio, riconoscendo però che questa discrepanza può risultare frustrante per i fan.
Angela Browder, direttrice dello studio, ha scelto un approccio ancora più astratto, concentrandosi sull'evoluzione tecnologica. "È meraviglioso tornare nell'universo di The Elder Scrolls", ha dichiarato, ricordando come l'industria e l'hardware abbiano fatto passi da gigante dai tempi di Skyrim. Le sue parole tradiscono un genuino entusiasmo per le possibilità offerte dalle nuove tecnologie, dal rendering avanzato alle capacità dell'hardware moderno, ma nessun accenno a quando i giocatori potranno effettivamente toccare con mano questi progressi.
La Browder ha anche invitato a confrontare l'Oblivion originale con la sua edizione rimasterizzata per comprendere la strada percorsa, definendo The Elder Scrolls VI come "un insieme praticamente infinito di possibilità". Tra nostalgia e prospettive future, ha ammesso che "l'Angela dei tempi di Skyrim" non avrebbe mai potuto immaginare ciò che oggi è tecnicamente possibile. Una riflessione affascinante, certamente, ma che lascia i fan ancora una volta a bocca asciutta.
Il dato che colpisce maggiormente è la dimensione temporale di questa attesa. Chi è nato nel 2011, anno di uscita di The Elder Scrolls V: Skyrim (acquistabile su Amazon), nel 2026 festeggerà i 15 anni. Tra qualche mese si raggiungeranno gli otto anni dall'annuncio senza informazioni sostanziali, un record che probabilmente segnerà la storia dell'industria videoludica. L'annuncio del 2018 appare sempre più come una mossa prematura, forse dettata dalla necessità di rassicurare i fan dopo la presentazione di Fallout 76, piuttosto che dalla reale vicinanza all'uscita.
Queste dichiarazioni confermano solo ciò che già si sapeva: The Elder Scrolls VI esiste, è in sviluppo, e Bethesda intende prendersi tutto il tempo necessario. Il messaggio è chiaro ma ripetitivo: qualità prima di velocità, attenzione ai dettagli, rispetto del processo creativo. Argomentazioni condivisibili in teoria, ma che dopo quasi sette anni iniziano a suonare come un disco rotto per una community che attende pazientemente di poter finalmente esplorare nuove terre di Tamriel.