Valve risponde alla Commissione EU sul geo-blocking

Valve è finita nel mirino nella Commissione Europea e ora risponde alle accuse di geo-blocking: vediamo i dettagli nel nostro articolo.

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a cura di Nicola Armondi

Come vi abbiamo riportato
, recentemente la Commissione Europea ha accusato Valve e altri cinque publisher di aver violato le leggi di antitrust, vendendo codici di attivazione che abilitano il geo-blocking, impedendo di fatto agli utenti di acquistare prodotti digitali in Stati Europei diversi da quello di appartenenza.

Valve, ora, risponde alle accuse tramite un comunicato ufficiale, affermando che i cambiamenti imposti dalla Commissione (in vigore dal dicembre 2018) non sono legati alla vendita dei giochi PC su Steam, ma sono concentrati sui codici di attivazione. Più precisamente, l'accusa sarebbe che Valve concede dei codici di attivazione e, su richiesta di un altro publisher, attiva il geo-blocking.

Valve, invece, afferma che tali chiavi sono concesse gratuitamente e non riceve alcuna percentuale dei guadagni quando un gioco viene venduto da un rivenditore di terze parti. Inoltre, i blocchi regionali si applicano all'incirca sul 3% di tutti i giochi presenti nel catalogo di Steam: nessuno di questi è un titolo sviluppato da Valve.

Il punto del discorso è che, nelle condizioni attuali, non è responsabile delle azioni dei rivenditori di terze parti e quindi le accuse contro di lei sono infondate. Ora, bisogna vedere quale sarà il responso della Commissione Europea. Voi cosa ne pensate? Credete che Steam abbia parte della colpa, nella rivendita di chiavi di attivazione con blocco regionale, oppure pensate che non abbia alcun dovere, una volta date le chiavi a rivenditori esterni?