Videogiocatrici, i dati allarmanti della gaming industry

Un recente studio ha rivelato i dati delle donne videogiocatrici nell'industria del videogioco, portando alla luce alcune difficili realtà.

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a cura di Lorenzo Ardeni

Un recente studio di Reach3 Insight, in collaborazione con Lenovo, ha portato alla luce le attitudini e i trend delle donne nell'industra dei videogiochi. Lo studio si è posto quindi l'obiettivo di effettuare una meticolosa ricerca e analisi sui comportamenti delle videogiocatrici in un settore in continua espansione, evidenziando però una realtà difficile. I seguenti dati sono stati raccolti grazie alla partecipazione di 900 donne tra Cina, Germania e Stati Uniti, e più di 98 uomini provenienti dagli Stati Uniti.

Viene così definito che le donne e gli uomini preferiscono gli stessi generi, ma la vera discrepanza viene evidenziata in merito all'esperienza dell'utente durante la fruizione dei titoli. Lo studio ha svelato così che il 77% delle videogiocatrici ha dovuto affrontare differenti tipologie di frustrazioni fondate sul loro genere. Nello specifico, il dato fa riferimento a continui comportamenti inappropriati da parte di uomini videogiocatori, che commentano l'esperienza delle donne.

Il 70% sono critiche alle loro capacità e abilità di gioco, ma sono presenti dati relativi anche al gatekeeping (65%) e di condiscenza (50%). Oltre a questi elementi, viene specificato che il 44% delle giocatrici avrebbe ricevuto richieste di relazioni amorose non sollecitate. I dati più allarmanti, che fanno riferimento allo stesso studio, sono quelli che evidenziano come il 59% delle donne videogiocatrici abbia nascosto il proprio genere per evitare molestie durante sessioni online.

Si tratta di un risultato che fa riferimento a quelli sopracitati, e che mette in mostra la grande diffusione di comportamenti inappropriati da parte di altri utenti. Si parla anche del tema dell'inclusione, ampiamente discussa nell'industria del gaming: il 71% delle donne partecipanti alla ricerca ha affermato di credere che le grandi aziende dovrebbero rendere le pubblicità di videogiochi più inclusive. L'obiettivo sarebbe quello di attirare più giocatrici nel settore e normalizzarne la presenza, così da poter ridurre progressivamente il numero di molestie durante le partite online.