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Videogiochi e serie TV: dove possiamo arrivare?

L'accoppiata videogiochi e serie TV è un nuovo modo di concepire entrambi i media: dove potremmo arrivare? Scopriamolo insieme!

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 17/10/2022 alle 10:00

Sotto molti punti di vista, possiamo ormai considerare il videogioco come l’esperienza crossmediale definitiva. Si tratta infatti di un mezzo di comunicazione (e non solo) capace di coinvolgere l’utente a più livelli, portando avanti un’influenza reciproca e sempre attiva con tutto ciò che il ricco mondo dell’intrattenimento ha da offrire.

Capita infatti sempre più spesso di assistere a convergenze tra media di natura differente, e il videogioco si presta volentieri a operazioni di questo tipo. Troviamo l’unione tra videogioco e arte, cinema, letteratura e tantissimo altro… In uno scenario potenzialmente senza fine, e che ancora oggi non smette di stupire il pubblico di tutto il mondo. Negli ultimi tempi persino il piccolo schermo sta venendo “contaminato” dal mondo del gaming, con tutta una serie di produzioni a esso ispirate che stanno poco alla volta prendendo piede.

Quel che vogliamo fare oggi è molto semplice: partendo dalla situazione attuale, andremo ad analizzare come e quanto la fusione tra videogiochi e serie TV andrà a crescere nei prossimi anni. Iniziamo con un piccolo passo indietro, tornando nel mezzo degli anni Novanta…

Videogiochi e serie TV, dagli albori…

La crescita del videogioco all’interno del mondo dei media è stata un percorso lento ma costante, che ancora oggi continua anche e soprattutto al netto delle tante rivoluzioni sociali a cui abbiamo assistito nel tempo. Negli anni Novanta, lo scenario ci metteva di fronte a una situazione dove questa singolare forma di intrattenimento aveva ormai spopolato ovunque: i confini geografici e anagrafici erano stati abbattuti, e il videogioco si preparava a entrare di diritto in quella che noi oggi chiamiamo cultura pop.

Troviamo qui i primi film tratti dai videogiochi - con prodotti dalla qualità altalenante ma figli di investimenti sempre più elevati - ma anche l’esplosione di fiere, convegni ed eventi legati al mondo dei videogiochi. Il mondo stava cambiando, e poco alla volta nacquero i primi progetti nati per sperimentare anche sul piccolo schermo: il connubio videogiochi e serie TV, insomma, ha inizio proprio da qui.

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A eccezione di Mortal Kombat: Conquest e Maniac Mansion, ben poche produzioni andavano però a coinvolgere attori in carne e ossa: perlopiù ci troviamo infatti di fronte a serie animate, forse perché c’era ancora poca fiducia generale verso questa nuova opportunità. Rispetto al cinema, infatti, l’approccio era totalmente diverso. In primis a livello di ritorno economico, che per uno show televisivo risultava più difficile da quantificare rispetto a quanto poteva avvenire per un film. Discorso analogo a livello di pubblico: in quanti avrebbero effettivamente guardato una serie TV dedicata a un videogioco, al netto della natura ancora “di nicchia” di prodotti del genere?

Con il passare del tempo le cose sono però cambiate, sotto moltissimi punti di vista. Negli anni il videogioco ha acquisito una popolarità e una rilevanza di gran lunga maggiori, divenendo sotto molti aspetti parte integrante della nostra società. Del resto parliamo di un’industria che, nel 2026, arriverà a sfiorare i 330 miliardi di dollari di valore (fonte: PwC).

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Di conseguenza anche l’investimento in progetti del genere è pian piano andato ad aumentare, con un trend sempre crescente negli ultimi anni. Dopo tanti, tantissimi esperimenti oggi possiamo finalmente ammirare trasposizioni fedeli e di alta qualità: la serie TV di Halo, prodotta da Paramount, è con tutta probabilità l’esempio più recente… E il meglio deve ancora venire. O almeno, così speriamo.

… Fino a oggi, e a domani!

Allo stato attuale delle cose, il binomio videogiochi-serie TV ci presenta un panorama ricco di produzioni di ottima fattura. Questo è avvenuto anche, e forse soprattutto, grazie alla crescita delle tante piattaforme streaming che oggi popolano il mercato. Realtà che, alla luce della natura dei servizi offerti, si trovano spesso con budget spropositati a loro completa disposizione: una soluzione che certamente favorisce la quantità, ma che non sempre si trova a rispettare determinati standard qualitativi.

Guardando però a titoli come Cyberpunk: Edgerunners, Arcane e The Witcher, la sensazione è che la possibilità di creare qualcosa di unico sia reale e concreta. I tre esempi appena citati sono infatti produzioni Netflix, tutte e tre con un merito davvero importante: si tratta infatti di serie capaci di appassionare i fan delle opere originali, riuscendo al contempo a catturare una fetta di pubblico completamente nuova. E questo avviene proprio grazie alla piattaforma che le distribuisce, che le mette al centro di un ecosistema a cui tutti possono accedere. In ogni momento e da ogni parte del mondo.

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Se prima una serie TV tratta da un videogioco era pensata per un pubblico ristretto di persone, oggi quest’audience si è ampliata in modo incredibile. Sorge allora spontanea una domanda: dove potremmo arrivare? Il prossimo anno vedrà il debutto della serie di The Last of Us, per un evento che non possiamo che definire epocale. Si tratterà infatti della prima sortita di un marchio come HBO in un progetto del genere: l’aggettivo epocale è legato al fatto che, nella storia della televisione, sono davvero poche le realtà al livello di HBO per costanza e ricerca di qualità.

Stiamo parlando della rete che ha dato vita a The Sopranos, The Wire, True Detective e ai più recenti Game of Thrones e Chernobyl (il cui autore Craig Mazin lavorerà, peraltro, anche su The Last of Us). Le aspettative sono davvero molto alte, e la sensazione è che finalmente ci troveremo di fronte a un prodotto etichettabile come capolavoro.

La serie TV di The Last of Us ha tutto il potenziale per impostare nuovi standard qualitativi, e perciò per segnare un nuovo punto di partenza per l’intero mondo dell’intrattenimento televisivo. Quello delle serie TV ispirate ai videogiochi può insomma diventare un genere a sé stante, un filone capace di accompagnare lo spettatore alla (ri)scoperta di tantissime opere sotto un nuovo punto di vista.

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Pensate a quanto molte saghe videoludiche abbiano davvero tanto, tantissimo da raccontare. La possibilità di trasmettere queste storie a un pubblico man mano più ampio porterà l’intero settore a un livello ancora successivo: si potranno trasporre interi universi narrativi, o addirittura espanderli inserendo sempre qualcosa di nuovo. il videogioco, in poche parole, riuscirà a consolidare ancora di più il proprio ruolo all’interno dell’immaginario collettivo. L’unico limite, a quel punto, sarà quello della fantasia.

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