Videogiochi: finalmente sono arte, ecco la nostra opinione

Finalmente, anche in Italia i videogiochi sono veri e propri beni culturali! Abbiamo deciso di decantare la bellezza dell'arte videoludica in questo editoriale.

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a cura di Carlo Castiglia

Finalmente, anche in Italia i videogiochi sono veri e propri beni culturali! Una notizia, quella di qualche giorno fa, che ha svoltato le giornate di tutti noi videogiocatori. “I videogiochi sono frutto dell’ingegno creativo. E’ giusto che, analogamente a quanto avviene per il cinema e l’audiovisivo, possano ricevere un sostegno, se riconosciuti come opere di particolare valore culturale", ha continuato il ministro Franceschini al momento della firma del decreto sul tax credit;

"In Italia il settore è in crescita esponenziale, con numerose start up di under 30 in grado di sviluppare prodotti di elevata qualità, attrarre le grandi produzioni internazionali e far crescere i giovani talenti. Si tratta di vere e proprie officine creative, che meritano ogni sostegno e possono contribuire a nuovi modi di conoscere e di apprendere”, ha concluso. Le software house italiane, pertanto, riceveranno un credito d'imposta del 25% dei costi di produzione per i videogiochi di ampia valenza culturale.

Un riconoscimento che, da numerosi anni, attendevamo con impazienza: d'altronde, l'arte videoludica ha saputo emozionarci in tantissimi modi e con tantissime ambientazioni, musiche, storie e avventure tutte diverse tra loro. Perciò, ho deciso di stilare un editoriale a riguardo, interamente dedicato a ciò che nel corso degli anni mi ha fatto amare questa grande forma d'arte!

Videogiochi: finalmente sono arte

L'influenza dell'arte videoludica nella mia vita

Fin da bambino, da quando mio padre mi regalò Imperivm: le guerre puniche e Imperivm: le grandi battagli di Roma, capì l'importanza dei videogiochi: "Attraverso di essi, posso rivivere le battaglie dell'Antica Roma, come se fossi lì; a muoverne le fila", pensai. Qualcosa che smosse in me una profonda curiosità, un'insaziabile fame di conoscenza. Avevo soltanto sei o sette anni. Poco più avanti, incontrai lungo il mio cammino un gioco che cambiò radicalmente i miei interessi: il primo God of War.

Un protagonista, Kratos, tormentato dai demoni del suo passato, in missione per uccidere Ares e per liberarsi finalmente dai suoi incubi. Un'avventura, tra la mitologia greca ed il suo pantheon di divinità, che mi portò a chiedere al mio maestro un libro sulla mitologia del mondo ellenico. Ecco, il videogioco aveva già dimostrato di essere un'arte: mi aveva spinto verso un accrescimento culturale durante la mia infanzia. A dieci anni, sapevo perfettamente chi fossero le tre Moire, oppure chi fosse Pericle e perché costruì il Partenone.

Ma la vera svolta, avvenne con altre due opere: Assassin's Creed 2 e Brotherhood. Impossibile dimenticare lo spot pubblicitario del secondo capitolo, con Genesis del duo francese Justice! Mi fece esplodere, metaforicamente, il cervello: trenta secondi di pura follia, con una veduta di Firenze inchiostrata su pergamena, seguita dalla Venere di Botticelli e della Creazione di Adamo di Michelangelo, per poi mostrare Ezio guizzare tra le chiese della Toscana e sorvolare i tetti di Venezia con la macchina volante di Leonardo. Lo ripeto nuovamente: quello spot pubblicitario era pura follia! Ed anche il gioco lo fu.

La triste storia di Ezio Auditore, nobile fiorentino decaduto, mi ha fatto innamorare della storia durante la fase adolescenziale della mia vita: non smetterò mai di ringraziare Ubisoft per questo. Di fatto, l'Assassino fiorentino, oltre alla possibilità di poter esplorare luoghi come Firenze, Venezia, la Roma dei Borgia, San Gimignano, Forlì e il bellissimo borgo di Monteriggioni, mi ha permesso, attraverso le sue gesta, di poter parlare con Niccolò Machiavelli, Leonardo Da Vinci, Lorenzo il Magnifico, i Borgia e tante altre figure storiche di una certa valenza.

Le ambientazioni

L'arte videoludica è da sempre capace di offrire degli scorci suggestivi, delle ambientazioni da togliere il fiato. Si potrebbero fare tantissimi esempi sulla bellezza delle ambientazioni videoludiche, ma non basterebbero nemmeno un migliaio di articoli per contenerle tutte. Il merito è soprattutto dei level designer, artisti e tecnici che affrontano un lungo processo di sviluppo: dagli schizzi, alle concept art, fino al rendering ed alla modellazione delle mappe.

Tra le tante ambientazioni che ho amato, una di queste è sicuramente il New Austin di Red Dead Redemption 2. La mappa western del titolo targato Rockstar Games è davvero ammaliante! Impossibile non fermarsi ad ammirare una cascata da un precipizio, con i cervi lì attorno, pronti a fuggire al minimo rumore di passi. Oppure cavalcare in tutta serenità tra gli astri nel cielo notturno, per poi essere attratti da un fuoco di campo in cerca di ristoro, a seconda della cordialità del suo occupante. Il New Austin di Red Dead Redemption 2 è in grado di far vivere il selvaggio west, avverando il sogno di un amante come me delle pellicole di Leone e Corbucci.

Anche FromSoftware ha saputo regalarci grande emozioni con il level design del primo Dark Souls, ancora oggi invidiabile dalla maggior parte di videogiochi. Tra i tanti livelli ad incastro lungo la labirintica mappa dell'iconico action/RPG, Anor Londo, per me, spicca fra tutte: il designer del titolo, Masanori Waragai, ha visitato di persona il duomo di Milano, edificio che ha ispirato la creazione della cittadina. Di fatto, all'ingresso dell'area, Anor Londo ghiaccia il giocatore con quello stile gotico inconfondibile del simbolo della città lombarda: un gotico unico ed inimitabile nel suo genere, influenzato dai secoli di costruzione. Insomma, pura arte!

La narrativa

A volte semplice e leggera, altre volte cruda e significativa: la narrativa, nei videogiochi, è uno degli aspetti più importanti per immedesimare i giocatori all'interno di una produzione. Dietro di essa, oltre al director, ci sono vere e proprie squadre di scrittori: da chi si occupa della stesura delle linee narrative principali, fino alle squadre incaricate di tinteggiare l'opera con le storie secondarie, creando lo sfondo della produzione.

Tra le narrative più interessanti degli ultimi anni, cito soprattutto The Last of Us Parte 2 e il suo bellissimo messaggio; chi lo ha giocato sa. Un turbinio d'emozioni, dritte come pugni in pancia, che mi hanno costretto più volte a interrompere la mia partita per riprendere fiato. Tralasciando i dettagli della trama, ogni personaggio è messo al suo posto, dettagliato e ben caratterizzato. Naughty Dog è riuscita a strattonare con prepotenza le mie corde emotive e quelle di tanti altri videogiocatori.

Impossibile, per me, non dar risalto anche alla saga di Assassin's Creed e il personaggio di Cesare Borgia: la caratterizzazione di quest'ultimo, è davvero fuori dagli schemi. Ambizioso, malvagio e pronto a tutto pur di riuscire a realizzare il suo sogno, ovvero quello di riunire l'Italia intera sotto l'egemonia dei Borgia; sotto la sua egemonia. Eppure, Machiavelli disse ad Ezio che avrebbe scritto un libro su di lui, ricevendo dal Mentore degli Assassini una risposta secca: "In tal caso, fallo breve". Poi balzò dall'edificio segreto della confraternita, situato nell'Isola Tiberina. Il Principe fu quindi dedicato alle gesta di Ezio Auditore? Un risvolto narrativo che abbraccia un dettaglio storico/letterario; non è forse l'espressione stessa del romanzo storico? Non è forse arte?

L'importanza della colonna sonora

Ogni qualvolta un gioco finisca per prendermi, le cuffie restano salde nelle mie orecchie per giorni, settimane, mesi. La colonna sonora è uno degli aspetti che amo di più all'interno di una produzione: se è brutta, raramente ricorderò la trama di un titolo. Perché? La mia memoria associa i dettagli della trama a particolari momenti vibranti dettati dalla stessa colonna sonora. Pensate, ad esempio, ad una delle scene iniziali di God Of War (2018), quando Kratos porge il suo ultimo saluto alla moglie, osservando la pila infuocata tramutarla in cenere. Senza la bellissima composizione di McReary, Ashes, sarebbe si un momento triste; ma con poco mordente.

La colonna sonora, quindi, è un aspetto che l'arte videoludica non trascura mai, anzi; lo cura con estrema attenzione! Basti pensare ad una delle intro più iconiche della storia, quella di Metal Gear Solid 4. Le immagini di un Medio Oriente dilaniato della guerra, con gli avvoltoi a bassa quota pronti a reclamare il loro pasto, servito dalla piaga della guerra, sono accompagnate da una delle composizioni più belle mai viste all'interno di un videogioco: Love Theme, scritta da Hideo Kojima, composta da Nobuko Toda e diretta da David Matthews, con la splendida voce di Jackie Presti ad intonare il testo ebraico che narra il freddo di un mondo senza speranza e dominato dal fuoco della guerra.

Un invito alla politica italiana

Quelli citati in precedenza, sono soltanto alcuni dei tantissimi aspetti della rilevanza artistica dei videogiochi: potremmo citarne tantissimi! Il riconoscimento, dopo anni ed anni di attesa, del videogioco come arte da parte del governo italiano, è davvero da apprezzare. Ciononostante, non ho potuto fare a meno di notare un piccolo dettaglio tra le parole pronunciate dal Ministro Franceschini riguardo al sostegno delle produzioni italiane: "[...] se riconosciuti come opere di particolare valore culturale".

Ebbene, tutti gli esempi da me citati servivano per un messaggio ben chiaro, per lanciare una massima dettata dall'esperienza in questo campo: ogni videogioco, dietro di sé, nasconde degli artisti. Che sia un titolo in 2D sviluppato da un singolo sviluppatore, oppure una produzione tripla A, ha poca importanza. L'importante è che l'opera finale risulti una valvola di sfogo per i suoi fruitori; come qualsiasi altra opera d'arte.

Speriamo che questa sia la volta buona per vedere, finalmente, crescere anche in Italia il settore videoludico. Dopotutto, nel Bel Paese, il paese artistico per eccellenza, è stato a dir poco strano vedere svariati governi impassibili nei confronti degli artisti videoludici nostrani.