Videogiochi violenti a rischio di censura epocale

La Corte Suprema degli Stati Uniti è stata chiamata a decidere sull'opportunità di vietare ai minori la vendita dei videogiochi più violenti ed espliciti. E così una legge della California potrebbe portare a stabilirne il valore come prodotti culturali.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La Corte Suprema degli Stati Uniti stabilirà se è giusto vietare ai minorenni l'acquisto di videogiochi violenti. La disamina nasce da una legge emessa in California nel 2005, e bloccata (pdf) da allora perché sospetta di incostituzionalità.

Arnold Schwarzennegger firmò la legge nel 2005.

Per i venditori di videogiochi leggi come questa (ce ne sono state altre) sono un attacco diretto alla libertà d'espressione. Lo stato della California ritiene invece che il "valore sociale" del prodotto è trascurabile e, a differenza di altre opere culturali, non è in gioco la trasmissione d'idee o la libertà d'espressione.

Produttori e venditori ritengono che i videogiochi dovrebbero godere delle stesse protezioni di libri, musica e film. "In più di 50 anni questa corte non ha mai applicato la dottrina sull'oscenità a campi diversi dal sesso esplicito" si difendono. "Quello che (si) propone sarebbe un cambiamento radicale nella regolazione dei media, compresi libri, film e televisione" dichiarano, lasciando intendere che tutta la produzione culturale sarebbe in pericolo.  

Il punto della questione, quindi, non è tanto decidere se vietare o meno la vendita ai minorenni (una grande fetta del pubblico), ma piuttosto stabilire se i videogiochi siano prodotti culturali da proteggere: in questo caso la proibizione sarebbe inaccettabile. Se invece si stabilisce che il valore culturale dei videogiochi è trascurabile o nullo, come quello della pornografia, allora sarebbe legittimo regolarne la vendita.