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a cura di Raffaele Giasi

Senior Editor

A meno che non abbiate vissuto sulla Luna, è impossibile che non conosciate Magic: The Gathering, il popolare gioco di carte nato dall'estro e dalla creatività di Richard Garfield, nell'ormai lontano 1993.

Da allora, da quel primo straordinario tentativo di creare un connubio tra il gioco da tavolo e le figurine collezionabili ispirate al baseball, di acqua sotto ai ponti ne è passata tanta, ed anzi proprio di recente Wizards of The Coast, produttore del gioco di carte, ha dato alla luce il nuovissimo set base 2019, che ristampa tantissime apprezzate carte del passato, concentrandosi in particolar modo sui draghi, il cui ritorno ha portato ad un gran numero di nuove strategie e variazioni sul tema.

Di quella che è la storia di Magic, di come si sia arrivati alla grandezza, di quale sia stato il punto di partenza, parleremo magari un'altra volta. A questo giro, abbiamo voluto cogliere la palla al balzo, e con l'uscita del nuovo set base abbiamo pensato di offrirvi una serie di comode e sfiziose curiosità a tema Magic, andando a esplorarne la storia, o meglio "il culto" in modo trasversale. 

Le dimensioni dei mazzi

Da quante carte minimo è composto un mazzo Magic? La risposta è quanto mai semplice: sessanta, cento se si considera il formato "Commander", ultimamente molto in voga tra professionisti e non.

Eppure, le cose non sono sempre state così. In origine, infatti, Richard Garfield aveva previsto mazzi da minimo 40 carte, senza porre alcun limite in termini di numero massimo di copie per specifica carta. L'idea era che un giocatore, specie alle prime armi, poteva non disporre di tutte le varianti di carte messe in commercio, e che potesse quindi montare il deck così come voleva.

Le cose cambiarono non molto dopo, quando con l'avvento del primo torneo del 1993 (all'epoca si chiamavano "Duelist Convocation" per la cronaca), Wizards dovette far fronte alla necessità di mettere in piedi delle regole univoche per tutti.

Nacque così il nuovo minimo di sessanta carte, come il limite di massimo quattro carte con lo stesso nome. La regola è in vigore ancora oggi, mentre per quanto riguarda i mazzi da quaranta carte, essi furono mantenuti per un formato ancora in uso: il limited. 

Mana Clash

Sin dalle sue origini, il gioco prese il nome di "Magic", nomenclatura che mantenne anche nei mesi che fecero da playtest al prodotto, in cui Richard Garfield in persona, si prodigava di insegnare il gioco ai primissimi curiosi.

Wizards of the Coast, tuttavia, pensava che Magic non potesse essere un nome adatto al gioco, non perché la titolazione non piacesse, ma perché era oggettivamente difficile registrare un marchio che si chiamasse "magia", termine utilizzato liberamente in tutto il mondo senza restrizioni.

Poco prima della stampa, si optò quindi per modificare il nome del gioco in "Mana Clash", ma l'idea a Garfield non piacque, e nei primissimi circoli di giocatori, basati sui playtest del gioco, il nome "Magic" risuonava ancora forte.

Lo stesso Garfield e il suo staff non adottarono mai il nome Mana Clash, e cercarono di convincere Wizard a trovare una soluzione. Cosa che avvenne, quando con un lampo di genio si decise, semplicemente, di aggiungere un sottotitolo al gioco "The Gathering" o, come fu tradotto da noi nei primissimi anni di localizzazione italiana, "L'Adunanza".

Il marchio potè così essere registrato e il gioco fu pubblicato ufficialmente. 

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Isole rare

Esiste una curiosissima particolarità legata alle carte "Isola" dei set Alfa e Beta, ovvero le prime due edizioni del gioco, oggi più che mai rare, e contenenti alcune delle carte più ricercate di sempre.

Agli albori della filiera produttiva, infatti, le carte terra venivano stampate insieme alle altre carte, e non su fogli separati. Immaginate degli enormi fogli di stampa, su cui le carte venivano stampate secondo i principi della loro rarità.

Le comuni, le non comuni e le rare, insomma, venivano stampate in blocchi divisi, ma dovendo far quadrare i conti, e dovendo riempire tutti gli spazi di stampa, senza "falsare" l'indice di rarità delle carte, si decise di riempire gli spazi vuoti di stampa con le varie terre base, che erano distribuite su tutte le tipologie di fogli.

Il problema fu quando si capì che le terre presenti sui fogli delle carte rare, ovvero le isole dei set alfa e beta, erano soggetti allo stesso coefficiente di rarità delle carte rare, a differenza delle altre terre, stampate invece in numero maggiore.

Questo rese, di fatto, alcune delle isole dei blocchi alfa e beta più rare rispetto a qualunque altra terra base.

Per mantenere il numero di terre stampate sufficiente alla distribuzione nelle bustine, le isole furono stampate anche su fogli di carte comuni ma, di fatto, esistono delle isole alfa e beta che sono considerate rare ma che, essendo del tutto identiche a quelle stampate sui fogli comuni e non comuni, sono impossibili da distinguere. 

Qual è la carta più rara?

La domanda potrebbe suonarvi retorica, e certamente i più di voi risponderebbero che la carta più rara è il Black Lotus, per altro recentemente battuto ad un'asta per la bellezza di 87,000 dollari, ma non è così.

Esistono infatti due carte stampate in copie uniche entrambe per scopi promozionali, e sono la "1996 World Champion", data come trofeo al vincitore del torneo di quell'anno, e lo "Shichifukujin Dragon", creata in occasione dell'inaugurazione del DCI Tournament Center in Giappone.

A seguire c'è poi la carta "Proposal", una stregoneria bianca (4 mana bianchi per essere giocata), che fu creata su espressa richiesta di Richard Garfield, con illustrazione di Quinton Hoover (il disegnatore preferito di Garfield).

La carta fu creata con lo scopo di fare da proposta di matrimonio per Richard alla sua prima moglie Lily Wu nel 1993, e per questo non fa parte di nessun blocco.

Di Proposal ne esistono otto copie, distribuite ad alcuni amici e parenti di Garfield, tra cui lo stesso illustratore. Garfield ha poi richiesto la creazione di altre due carte, molto rare ma non al pari di proposal, ovvero: Splendid Genesis in occasione della nascita del suo primo figlio, e Phoenix Heart, quando nel 2015 sposò la sua seconda moglie, Koni Kim.

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Carte speciali

Sempre parlando di carte speciali e scarsamente diffuse, ne esistono alcune specifiche che, pur essendo giocabili, non fanno parte di nessun set.

Si tratta di cinque carte: Arena, Giant Badger, Mana Crypt, Sewers of Estark e Windseeker Centaur, carte promozionali che Wizard creò appositamente per scopi pubblicitari.

Alle origini, infatti, Wizard metteva in commercio diversi racconti di Magic: The Gathering, al fine di raccontare ai giocatori la complessa lore del gioco.

In alcuni di questi era possibile trovare un form che, una volta compilato e spedito via posta, permetteva di ottenere, per l'appunto, le carte di cui sopra, il cui simbolo di espansione è presente sotto forma di penna stilografica stilizzata.

Medesimo logo che, per altro, fu riutilizzato nel 2009 per una speciale edizione di Jace, ottenibile in alcuni negozi americani in concomitanza della pubblicazione del libro "Agents of Artifice".

Questa pratica, tuttavia, è caduta in disuso dopo le forti pressioni da parte della community e le carte sono poi state ristampate in altre edizioni nel corso degli anni.

Power Nine

E visto che abbiamo citato lo straordinario Black Lotus, val la pena ricordarsi che non si tratta dell'unica carta considerata tra le più rare e potenti di sempre, ma che anzi fa parte di una lista di nove carte, le cosiddette "power nine".

Si tratta di nove carte stampate tra le prime tre edizioni del gioco, e oggi limitatissime nel loro utilizzo torneistico.

Tutte le power nine, infatti, sono ad oggi ristrette (ovvero può essercene massimo una in un singolo mazzo) nei tornei Vintage, mentre sono del tutto vietate nei tornei Legacy.

Esse sono i cinque Mox (Mox Pearl, Mox Ruby, Mox Sapphire, Mox Jet e Mox Emerald), Ancestral  Recall, Timetwister, Time Walk e ovviamente il Black Lotus.

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Qual è il set più raro?

Due sono i fattori che stabiliscono il valore di una carta, la sua oggettiva rarità (ovvero quante copie ne sono state stampate per data edizione) e le sue condizioni di conservazione, che nel circuito professionistico hanno una classificazione del tutto simile a quella numismastica.

Anche il fattore tempo è importante, rendendo logicamente le carte datate più difficili da reperire.

Secondo questi paradigmi, i primi tre blocchi sono quelli più rari in assoluto, e contengono per altro alcune delle carte migliori di sempre, come i succitati power nine, tuttavia il set più raro di sempre è un altro, ovvero il leggendario set "Summer Magic", ovvero l'edizione contenente errori di quello che poi fu pubblicato come "Revised"

Si tratta sostanzialmente della terza edizione del set base (1994) che, tuttavia, fu minata da alcuni gravi errori di stampa che ne resero impossibile la commercializzazione.

Il set Revised originale fu quindi distrutto e ristampato, ma per errore furono immessi in commercio circa 40 box dell'edizione contenete errori, rendendo il set Summer Magic tra i più ricercati dai collezionisti. 

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I flavour text di Arabian Nights

Se avete mai maneggiato una carta Magic lo saprete: la stragrande maggioranza delle carte contiene una frase, spesso breve, ai piedi della descrizione della carta, atta a dare colore e contesto alla carta stessa, così da incastrarla nell'immensa lore del gioco.

Questi testi prendono il nome tecnico di "flavour text" e sono nulla più che delle aggiunte di colore che, tuttavia, sottostanno a rigidissime regole da parte del controllo qualità di Wizard, e che vengono elaborati da una squadra di collaboratori che è impegnata esclusivamente nella loro redazione.

Come immaginerete, quindi, l'inserimento dei flavour text è incastrato in un rigido calendario di lavoro prima della pubblicazione, ed è vero sin dall'edizione Alfa del gioco, tuttavia c'è stato un caso in cui le cose non sono andate come dovevano.

Pare infatti che ai tempi della pubblicazione dell'amatissimo blocco "Arabian Nights", poco prima di andare in stampa, il capo editore dell'epoca, Beverly Marshal Sailing, si rese conto che non erano stati selezionati i testi aggiuntivi di alcuna carta facente parte del blocco.

Non potendo ritardare la messa in stampa del blocco, e non sapendo come rimediare, si armò di buona volontà e di un paio di copie de "Le Mille e una notte" (la raccolta di novelle a cui il blocco era ispirato) ed estrapolando da lì i testi completò da solo tutte le carte nel corso di una notte.

Il primo flavour text

Ok ma qual è stata in assoluto la prima carta a contenere un flavour text?

Stando alle cronache ufficiali si tratta del popolare "Minotauro di Hurloon", una carta comune del primo set di gioco, del tutto priva di abilità.

Non sapendo come riempire tutto quello spazio vuoto, e volendo mantenere una certa "conformità" con le altre carte, gli autori decisero di aggiungergli un testo superfluo, che andasse semplicemente a coprire tutto il vuoto della carta. 

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Il font

Che ci crediate o no, Magic non ha avuto un font proprietario per tantissimi anni, e fa quasi strano pensarci se si ragiona nei termini dell'eccezionale controllo qualità che il team di sviluppo applica sul gioco.

Sebbene il gioco sia nato nel 1993, è solo nel 2014 che Magic ha ufficializzato la nascita di un font proprietario chiamato "Beleren", in onore del popolarissimo Planeswalker Jace Beleren.

Il font fu commissionato al professionista del lettering Delve Withrington, che lavorò a stretto contatto con l'artista ed illustratore fantasy Matt Cavotta, all'epoca Senior Creative Director di Magic. La prima edizione ad aver fruito ufficialmente del font Beleren, fu Duels of the Planeswalker. 

Deckmaster

Sicuramente lo avrete notato, e sicuramente vi ci sarete interrogati: sul dorso di ogni carta Magic c'è un piccolo box alla base, con all'interno la dicitura "Deckmaster".

Perché quella parola è lì, e cosa significa?

Ebbene quella parola va ricercata nelle intenzioni originale di Wizard, di creare un brand appositamente dedicato ai giochi di carte collezionabili, di cui Magic fu, di fatto, il primo esponente di genere.

"Deckmaster", dunque, altro non era che un brand nel brand, atto a classificare una specifica serie di prodotti dedicati alle carte collezionabili.

Di fatto il progetto fu anche portato avanti per un po', associando a Magic alcuni giochi di carte collezionabili di cui solo alcuni diventarono popolari per un po', ovvero Vampire: The Eternal Struggle e Netrunner. La linea di carte, tuttavia, non raccolse mai consensi veramente importanti, e quindi il progetto Deckmaster fu chiuso.

A questo punto vi chiederete perché quella scritta è ancora lì, e la risposta è che per motivi torneistici, Wizard non ha mai modificato il dorso delle carte Magic, per evitare che i giocatori potessero identificare le diverse edizioni dal dorso.

Di fatto è possibile giocare con tutte le carte pubblicate, dal '93 ad oggi, e dorsi diversi significherebbero non pochi grattacapi per i circuiti ufficiali. Questo è lo stesso motivo per cui la colorazione del logo, passata dal blu originale all'attuale giallo, non ha subito modifiche sul dorso delle carte. 


Tom's Consiglia

Vi è tornata la voglia di sbustare carte? Il Set base 2019 è fresco di stampa e attende solo che sbustiate il potentissimo Nicol Bolas!