580 milioni di Euro di tasse per i clienti Sky

Il Governo mette le mani nelle tasche dei clienti Sky e degli utenti che fruiscono del digitale terrestre a pagamento

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a cura di Roberto Buonanno

CEO

Quelli di Sky non mi stanno particolarmente simpatici, ma se non hai la tv a pagamento ti spari una schioppettata, dopo aver digerito dosi massicce di programmi spazzatura. Per questo mi sembrano davvero un bel regalo di Natale i 580 milioni di euro che gli abbonati italiani di Sky pagheranno in più per l’aumento dell’Iva dal 10 al 20 per cento. Non si dovevano rilanciare i consumi?  A quanto pare la cosa non piace neanche a Mediaset, ma non c’è il capo di Mediaset a capo del governo? In Gran Bretagna invece l’iva l’hanno ridotta.

Con la norma contenuta nel decreto anti crisi che porta dal 10 al 20% l’Iva sulla pay tv "le tasse generate grazie agli abbonati di Sky cresceranno a 580 milioni di euro, una crescita evidentemente in contrasto con l’affermazione del Governo che questo pacchetto sostiene lo sviluppo delle imprese". A sottolinearlo è l’amministratore delegato di Sky Italia Tom Mockridge secondo il quale "deve essere chiaro dunque che questo provvedimento è un aumento delle tasse per le oltre 4,6 milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky".

"In un fase di crisi economica i governi lavorano per trovare una soluzione che aumenti la capacità di spesa dei cittadini e sostenga la crescita delle imprese con l’obiettivo di generare  sviluppo e nuovi posti di lavoro", sottolinea l’ad di Sky Italia.

"Ad esempio, questa settimana, il primo ministro inglese Gordon Brown - continua Tom Mockridge - ha annunciato una riduzione dell’Iva dal 17,5% al 15%. Ieri il Governo Italiano ha annunciato invece una misura che va nella direzione opposta: il raddoppio dell’Iva sugli abbonamenti alla pay-tv dal 10 al 20%".

"Dal 2003 Sky ha costantemente investito in Italia trainando la crescita dell’intero settore televisivo, grazie a questi investimenti e senza sussidi da parte del Governo, l’Iva dovuta grazie ai clienti della pay tv in Italia è cresciuta dai 170 milioni di euro nel 2003 quando operavano Stream e Tele+  ai 370 milioni di euro grazie agli abbonati di Sky nel 2008".

"Inoltre Sky oggi dà lavoro direttamente ad oltre 5000 persone e ad altre 4000 nell’indotto, più del triplo del totale dei dipendenti sommati di Stream e Tele+ nel 2003. Con la decisione annunciata ieri le tasse generate grazie agli abbonati di SKY cresceranno a 580 milioni di Euro, una crescita evidentemente in contrasto con l’affermazione del Governo che questo pacchetto sostiene lo sviluppo delle imprese. Deve essere chiaro dunque che questo provvedimento è un aumento delle tasse per le oltre 4.6 milioni di famiglie italiane che hanno liberamente scelto i programmi di Sky".

Per Mockridge inoltre "da un punto di vista industriale questo aumento delle imposte si applica solo ai clienti della pay-tv, un settore che proprio in questo  periodo di crisi stava dimostrando fiducia e potenzialità di crescita,  mentre i clienti dei prodotti editoriali stampati continuano ad accedere ad un’iva agevolata al 4%, così come gli abbonati della Rai quando pagano il canone, una scelta strategica che appare anch’essa in contraddizione con gli obiettivi che questo pacchetto normativo si dovrebbe porre".

"Sky informerà immediatamente i suoi oltre 4,6 milioni di abbonati di questa decisione del Governo di aumentare le loro tasse affinché in questi tempi difficili abbiano chiaro che cosa sta accadendo alla loro capacità di spesa".

La norma criticata da Sky è quella all’art. 31 del decreto che vede dal primo gennaio uno stop all’Iva agevolata per "i canoni di abbonamento alle radiodiffusioni circolari trasmesse in forma codificata, nonché alla diffusione radiotelevisiva con accesso condizionato effettuata in forma digitale a mezzo di reti via cavo o via satellite ivi comprese le trasmissioni televisive punto-punto, con esclusione dei corrispettivi dovuti per la ricezione di programmi di contenuto pornografico".

La norma - attaccata anche da Mediaset - sopprime un comma previsto dal testo sull’istituzione e la disciplina dell’imposta sul valore aggiunto del 1972. Il provvedimento originario stabilisce infatti un’iva al 10% che con la nuova norma passerebbe al 20%.

Ringraziamo Pino Bruno per l'articolo