A 10 anni già con lo smartphone, ma snobbano Facebook

Smartphone connesso sempre, possibilmente su WhatsApp e Facebook. Ecco come sono i ragazzini di oggi secondo un'indagine del Progetto Massere.

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a cura di Manolo De Agostini

Il primo smartphone? Tra 10 e 12 anni. È questo uno dei tanti dati raccolti da "Progetto Massere - Sicurezza dei minori sul web", in collaborazione con Uli (Utility Line Italia), in un sondaggio svolto su un campione di 2.000 ragazze/ragazzi tra 10 a 15 anni delle scuole medie e superiori di alcuni comuni in provincia di Monza.

Non solo lo smartphone è diventato il regalo della Prima Comunione, quando fino a pochi anni fa veniva regalato per la Cresima, ma è ormai anche un prodotto di cui i ragazzini fanno un uso continuativo. Se nel 2010 solo l'8% di loro disponeva di una connessione 24 ore su 24, oggi il 96% dice di potersi collegare ovunque.

smartphone social
Foto: Goodluz / Depositphotos

I ragazzini di oggi prediligono l'uso dello smartphone per collegarsi a Internet (62%) a discapito di PC e notebook (19%). A quest'ultimi, se possibile, si sostituiscono console da gioco e TV smart. Online i giovani usano molto i social network, primo fra tutti WhatsApp (96%), con Instagram a seguire (61%).

L'uso di Facebook è in calo, con una costante discesa dal 55% del 2014 al 42% di quest'anno. Fortunatamente per Mark Zuckerberg, Facebook è proprietaria tanto di WhatsApp quanto di Instagram. In questo scenario di approccio al web in tenera età fortunatamente aumenta la consapevolezza dei genitori che è necessario un approccio guidato.

Cresce il numero di ragazzi i cui genitori concedono un tempo massimo d'uso, ad esempio. Si è passati dal 15% nel 2010 al 33% di quest'anno. Di pari passo scende la quota di chi dice di "non avere regole", dal 70% del 2010 al 61%. Il dato è tuttavia molto alto, quindi c'è ancora molto da fare per accrescere nei genitori la responsabilità di guidare i più piccoli nel percorso di avvicinamento al web. Secondo i dati raccolti dal Progetto Massere il numero dei genitori che dichiara di farsi carico di insegnare è passato dal 14% del 2014 al 24% del 2016. 

"Abbiamo riscontrato casi di cyberbullismo e sexting. Alcuni genitori segnalano episodi di vamping e nomofobia, ossia la paura di rimanere disconnessi. Noi consigliamo di approfondire, conoscere il mondo di Internet e come i ragazzi vivono la propria crescita e identità passando attraverso le dinamiche dei social. È importante che i genitori abbiano gli strumenti per osservare e chiedere ai figli che cosa fanno. Devono anche a volte saper dire di no. Porre delle regole, per esempio impedire il vamping, il fenomeno per cui i ragazzi tengano il cellulare acceso a fianco del letto quando vanno a dormire. Vigilare sui cambiamenti di umore o chiusure che possono essere segnali di cyberbullismo o sexting ossia adescamento di tipo sessuale", spiegano Stefania Sedini e Nicole Ventura, psicologhe dell'iniziativa.

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