AdBlock vuole farsi pubblicità online e chiede i vostri soldi

AdBlock serve per togliere la pubblicità da Internet, ma vuole anche usarla per promuoversi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

AdBlock vuole farsi pubblicità online. Per quanto possa sembrare paradossale, il popolare servizio per bloccare gli annunci su Internet vuole usare banner e video per raggiungere gli utenti che ancora non lo usano. E per farlo cercano 25.000 dollari dai propri utenti, con una campagna di crowdfunding.

"Useremo la pubblicità per liberarci dalla pubblicità. Useremo il denaro per creare banner e video commerciali di AdBlock, e li mostreremo su Internet a persone che non hanno ancora AdBlock. Se otteniamo abbastanza, realizzeremo le nostre idee pubblicitarie più folli", recita la pagina promozionale della campagna, che al momento ha raccolto poco più di 9000 dollari.

Vogliono arrivare su YouTube

Le ambizioni del fondatore Michael Gudlach non si fermano qui, inoltre. Se dovessero arrivare a 50.000 dollari promettono di comprare un cartellone nella famosa e iconica Times Square di New York. Con 150.000 compreranno un'intera pagina del New York Times, mentre con 4,2 milioni di dollari promettono uno spot durante il più costoso (per i pubblicitari) degli spettacoli televisivi, il Super Bowl del 2014.

L'ironia dell'operazione salta agli occhi. Ma come? Proprio voi che promettete un'Internet migliore senza pubblicità, volete fare lo stesso gioco? Proprio voi, che avete avviato una santa crociata per la pulizia delle pagine, ora volete risporcarle? Proprio voi, ma non vi sembra un po' ipocrita? Chi già usa il servizio in ogni caso può stare tranquillo, perché i banner saranno bloccati come tutti gli altri. Questa campagna pubblicitaria è diretta esclusivamente a chi non usa ancora AdBlock.

Per Gudlach la rete sarebbe un posto migliore senza pubblicità, e forse è vero, ma resta il fatto che senza la pubblicità oggi come oggi non ci sarebbe nemmeno la Rete come la conosciamo. Resterebbero online pochi, pochissimi siti: quelli di e-commerce (quelli più grandi almeno), qualche forum (mal sviluppato), e siti d'informazione nelle mani di organizzazioni con abbondanti risorse proprie, e magari qualche conflitto d'interesse di troppo. Non avremmo nemmeno YouTube, ma forse una sua alternativa con cui caricare un video di 2 minuti richiederebbe 5 minuti di attesa. E, si prenda nota, ci sarebbe anche molta  meno pornografia.

E anche a Times Square

D'altra parte, ce ne rendiamo conto, è ironico anche che un sito come Tom's Hardware ne parli, visto che la pubblicità è la nostra unica fonte di fatturato. Di certo una maggiore diffusione di AdBlock e simili va contro il nostro interesse, ma prima di tutto abbiamo il dovere d'informare i nostri lettori – anche se come in questo caso è un po' come darci la classica zappa sui piedi.

E poi ci piace pensare che i nostri lettori, la maggior parte almeno, ritenga i nostri articoli abbastanza meritevoli da sopportare qualche annuncio. E speriamo che anche quelli che usano AdBlock (o AdBlock Plus, che fa capo a una società diversa) abbiano deciso di metterci in whitelist. In ogni caso, siamo curiosi di vedere come andrà a finire, e quasi certi che la campagna di finanziamento raggiungerà almeno l'obiettivo minimo di 25.000 dollari. Resta da vedere poi se vedremo davvero gli annunci online.

Possiamo solo immaginare un responsabile di Google che si vede recapitare la richiesta per una campagna su YouTube. "Mi scusi, vorremmo pagarvi per poi farvi perdere soldi. Siete interessati?". Probabilmente stanno già ridendo adesso. Certo, quando tutti i potenziali clienti diranno di no si potrà sempre ricorrere agli avvocati, ma così i soldi che avrebbero dovuto finanziare gli annunci stessi se ne andranno in parcelle. Un bel dilemma, chissà come hanno pensato di risolverlo.