Addio iPad, meglio studiare che un posto fisso in Foxconn

Una coppia di reporter della CNN ha incontrato una ragazza che per un mese ha lavorato allo stabilimento Foxconn dove si fanno gli iPad. Studentessa di diciotto anni, è stata disposta a violare le imposizioni dell'azienda e raccontare ciò che ha visto e vissuto nella catena di montaggio.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La CNN riapre il fronte delle polemiche sulle condizioni di lavoro in Cina, e in particolare degli stabilimenti dove si producono iPad e iPhone. Questa volta per parlare di "Miss Chenn", una studentessa che ha lavorato per un mese presso la sede Foxconn di Chengdu, e ciò nonostante non aveva mai visto un iPad prima dell'incontro con Chi-Chi Zhang, la giornalista che l'ha intervistata.

Chen, una studentessa di diciotto anni, ha detto alla CNN che ai suoi colleghi è stato proibito di parlare con i reporter o "saranno perseguiti legalmente perché è un crimine". Una nuova conferma dell'ambiente ai limiti dell'assurdo che c'è all'interno delle fabbriche, come abbiamo raccontato in alcuni articoli nelle scorse settimane (Perché Apple progetta in California e produce in Cina? e Apple produce in Cina perché costa meno, ed è complice).

Stanno sorridendo, presto aumentate le ore!

Non è la prima volta che sentiamo parlare della "cultura militaresca di Foxconn basata su sorveglianza, obbedienza e sottomissione all'autorità", spiega il rappresentante di una ONG di Hong Kong. Una cultura oppressiva, che pretende la massima produttività dai lavoratori, e il loro allineamento incondizionato alla politica aziendale, qualsiasi essa sia.

In ogni caso Ms. Chen si era avviata con entusiasmo verso la fabbrica, dove avrebbe passato un mese. Le avevano promesso diversi benefici e pochi straordinari, ma scoprì subito con amarezza che certi "privilegi" – tra cui le assenze per malattia - sono solo per i più anziani. "Perché sei venuta alla Foxconn? Non pensarci due volte e vattene via", gli avrebbe detto un collega più anziano il primo giorno. Ms. Chen ha imparato anche un detto comune tra i lavoratori: "Alla Foxconn usano le donne come uomini e gli uomini come macchine".

"C'importa di ogni lavoratore nella nostra catena di produzione. Spingiamo affinché i nostri fornitori offrano condizioni di lavoro sicure, trattino i lavoratori con dignità e rispetto e usino processi di produzione responsabili dell'ambiente, dovunque si facciano prodotti Apple. I nostri produttori devono rispettare queste richieste se vogliono continuare a fare affari con noi", è stata la risposta ufficiale di Apple all'inchiesta di Zhang, che si aggiunge a un precedente messaggio di Tim Cook.

E di certo è noto che nonostante tutto le condizioni offerte dalla Foxconn, per quanto terribili e infernali, sono migliori rispetto a gran parte degli impianti produttivi cinesi. Ed è vero anche che l'azienda riesce a fare questo "miracolo" nonostante gli esili margini consentiti da Apple.

Ma se il denaro è poco, perché Foxconn non usa macchine invece di persone? "Perché gli esseri umani sono più economici" è stata la risposta agghiacciante di Ms. Chen – ma è bene ricordare che non è un analista economico, e la frase va presa con un po' di prudenza. La ragazza dopo il breve ma intenso (60 ore a settimana) periodo  lavorativo non vedeva l'ora di tornare ai corsi di biologia. "È così noioso che non lo sopporto più. Ogni giorno lascio il lavoro e vado a letto. Mi alzo la mattina e vado al lavoro. È la mia routine quotidiana, mi sento quasi come un animale", ha raccontato.

Apple di certo può fare di più per ottenere che le condizioni di lavoro siano davvero migliori nei propri stabilimenti, e in un solo modo: mettendo mano al portafogli. Indagini, controlli, corsi di formazione per i lavoratori vanno bene, anzi benissimo – sono più di quanto facciano i concorrenti; però Apple ha il potere - il denaro – per passare dalle parole ai fatti. Dopotutto ha un tesoro da 100 miliardi, e margini altissimi.

Sarebbe d'altra parte un colpo pesante per le finanze dell'azienda, per i margini, per il valore di mercato; ma stabilirebbe un precedente eccellente. Se Apple vuole davvero primeggiare in tutto, perché non accompagnare questo argomento alle vendite di iPhone e iPad? Anzi, chissà che smartphone e computer "equi" (e verdi, già che ci siamo) non venderebbero ancora di più.

Tornando con i piedi per terra, non ci sono molte ragioni per aspettarsi un cambiamento in tempi brevi. Come consumatori non abbiamo scelta, perché non esistono in commercio prodotti "etici", anzi forse quelli di Apple sono la scelta migliore. L'unica sarebbe ridurre i consumi al minimo, ma l'efficacia di tale scelta resta da dimostrare, e per di più per alcuni di noi sarebbe più facile rinunciare a cibo e tempo libero - ma non per solidarietà con i lavoratori cinesi.

E comunque né Foxconn né Apple hanno scelta. La prima dipende dagli ordini della seconda, ma se anche dovesse passare allo schiavismo letterale domani, Apple non avrebbe alternative: perché la verità è che o gli iPad li fa Foxconn oppure se ne fanno la metà, forse meno.