Amazon si oppone all'Europa, rifiuta di tutelare i consumatori

Amazon rifiuta le nuove regole UE e va allo scontro legale per non incorrere in nuovi costi

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Amazon è il primo tra i grandi colossi digitali a lamentarsi formalmente con l’Unione Europea. Il problema è la designazione come VLOP (Very Large Online Platform) nella cornice del Digital Service Act. Zalando ha fatto qualcosa di simile nelle scorse settimane, e ci si aspetta che anche altre aziende ne seguano l’esempio.

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Amazon, in sostanza, dice che la definizione “piattaforma online di grandi dimensioni” non è corretta nel suo caso. Di primo acchito fa sicuramente sorridere l’idea di Amazon che dice non è vero che siamo grandi, perché di certo non si può dubitare che Amazon abbia oltre 45 milioni di utenti attivi ogni giorno.

Amazon però ha deciso di intraprendere un’azione legale contro l’Unione per opporsi a questa decisione. Il colosso dell'ecommerce ha mandato a Tom's Hardware una dichiarazione per chiarire la sua posizione.

Il DSA è stato concepito per affrontare i rischi sistemici rappresentati da aziende molto grandi, che ricavano dalla pubblicità la fonte principale di guadagno e che distribuiscono contenuti e informazioni. Siamo d'accordo con l'obiettivo della Commissione Europea e siamo impegnati a proteggere i clienti da prodotti e contenuti illegali. Tuttavia, Amazon non corrisponde a questa descrizione di una "piattaforma online molto grande" (VLOP) ai sensi del DSA e pertanto non dovrebbe essere designata come tale. La stragrande maggioranza dei nostri ricavi proviene dalla nostra attività di vendita al dettaglio, non siamo il più grande rivenditore al dettaglio in nessuno dei paesi dell'UE in cui operiamo e nessuno di questi più grandi rivenditori presenti in ogni paese europeo è stato designato come VLOP. Se la designazione VLOP dovesse essere applicata ad Amazon e non ad altri grandi rivenditori dell'UE, Amazon verrebbe ingiustamente colpita dalla normativa e costretta a soddisfare obblighi amministrativi onerosi che non avvantaggiano i consumatori dell'UE.”

L’affermazione di Amazon tuttavia non è del tutto condivisibile: il DSA è stato concepito anche per quelle piattaforme che hanno la pubblicità come principale fonte di guadagno. Il criterio fondamentale resta il numero di utenti attivi - e comunque il business pubblicitario di Amazon è enorme e merita attenzione e vigilanza.

Riguardo alla parte che riguarda “contenuti e informazioni”, in effetti l’Unione sembra orientata soprattutto a combattere la disinformazione e a tutelare la privacy. Amazon è un negozio online, ma non è aliena a queste tematiche: c’è una ricerca usata da milioni di persone, circolano informazioni (anche false) e ci sono contenuti pubblicati dagli utenti; tutti elementi rilevati in questo contesto.

E infatti nella lista ci sono anche altri servizi che non sono social media o luoghi specifici per l’informazione: Booking.com, Google Maps, Apple App Store o Wikipedia.

Il problema è che ora Amazon e le altre VLOP devono rispettare nuove regole, molto più stringenti rispetto a quelle di aziende più piccole. Sono regole che riguardano la trasparenza, la moderazione dei contenuti, l’obbligo di rintracciare chi vende beni o servizi illegali. Le VLOP hanno tempo fino al 25 agosto per conformarsi alle norme DSA o rischiano multe fino al 6% del fatturato annuo globale dell'azienda; nel caso di Amazon sarebbero circa 30 miliardi di dollari.

Rispettare le nuove regole, chiaramente, costa denaro. Amazon dovrebbe dotarsi di sistemi per impedire o almeno limitare gli affari dei venditori truffaldini, dovrebbe applicare la moderazione alle recensioni online - una rete di contenuti che è a un passo dal diventare un social network. Ma dovrebbe anche spiegarci perché ci raccomanda un certo prodotto - ed è notoriamente difficile spiegare perché un algoritmo fa quello che fa. C’è anche una parte dedicata alla disinformazione, che per Amazon potrebbe tradursi in nuovi grattacapi relativi alle false recensioni.

L’argomentazione di Amazon a prima vista non è molto convincente ma nemmeno sembra del tutto campata per aria. Un elemento sensato, per esempio, è che gli altri venditori online nei vari paesi non sarebbero sottoposti alle stesse regole, perché nessuno di loro è una VLOP. Per comprendere si può pensare a Mediaworld o Unieuro, ma anche eBay è fuori da questa lista.

Amazon sostiene che con le regole DSA dovrebbe “rispettare onerosi obblighi amministrativi che non vanno a vantaggio dei consumatori dell'UE". Una parte della frase è sicuramente vera: Amazon dovrebbe spendere un bel po’ di denaro per adeguarsi. L’altra parte invece è discutibile: molto probabilmente il vantaggio per i consumatori UE sarebbe evidente e di notevole portata.

Aggiornamento, 12 luglio 2023, 11:55 : aggiunta la dichiarazione ufficiale di Amazon