Arduino nello Spazio sui mini satelliti CubeSat e Ardusat

I primi mini satelliti basati su Arduino sono nello Spazio. Installano un computer di bordo che racchiude l'equivalente di 16 schede Arduino più una serie di strumenti di rilevazione.

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a cura di Elena Re Garbagnati

I primi due mini satelliti basati su Arduino sono già arrivati sulla Stazione Spaziale Internazionale. Le immagini del braccio robotico della ISS che li sgancia nello Spazio sono state pubblicate su Twitter da @Astrollini. Si chiamano Ardusat-1 e Ardusat-X e sono due satelliti basati sulla piattaforma open source Arduino. Nel corso dei prossimi giorni verranno attivati anche altri due CubeSat: Pico Drago, frutto di un progetto congiunto tra IHI Aerospace e università del Vietnam e del Giappone, e TechSatEd-3, che è stato sviluppato all'Ames Research Centre.

CubeSat

Il nome CubeSat deriva dalla forma cubica di 10 centimetri per lato. Pesano meno di 1,3 kg ciascuno e sono stati realizzati tramite progetti di crowfunding. All'interno integrano schede Arduino single board che funzionano con FreeRTOS, un sistema operativo open in tempo reale.

Ardusat-1 e Ardusat-X sono stati immessi nello spazio mediante il braccio robotico della ISS e si autoalimentano mediante pannelli solari. Non dispongono di un sistema di propulsione, quindi orbiteranno attorno per tutto il tempo di attività affidandosi semplicemente alle leggi della fisica. Secondo NanoSatisfi, l'azienda che li ha progettati, resteranno in orbita molto tempo prima di essere distrutti dal calore al rientro nell'atmosfera.

Il braccio robotico della ISS sgancia i primi mini satelliti

Fra gli strumenti di bordo troviamo un ricevitore GPS, una fotocamera da 1,3 megapixel, uno spettrometro, un contatore Geiger, un magnetometro, e un sistema di misura inerziale, oltre a termometri, sensori di luce, rivelatori di onde elettromagnetiche, e sensori vari di gas, fra cui l'ozono. Si tratta insomma di veri e propri strumenti di rilevamento.

Come accennato il cuore di ogni CubeSat è Ardusat Processor Module Payload (ASPPM), un singolo computer di bordo che racchiude l'equivalente di 16 schede Arduino. Ogni processore è dedicato a un esperimento, mentre il diciassettesimo processore si occupa della miriade di incombenze necessarie a mantenere in funzione i mini satelliti, tra cui consentire il download dei risultati degli esperimenti, che saranno sottoforma di file CSV. Il filmato del lancio è online anche su YouTube.

 

Jonathan Oxer, uno degli ideatori di questi mini satelliti, spiega che il primo obiettivo dei CubeSat è "avvicinare hobbisti e studenti alle tecnologie spaziali, iniziando con semplici esperimenti utilizzando schede Arduino a basso costo nella propria aula e poi riprodurre quegli stessi esperimenti nello spazio su un vero satellite". Un'esperienza che, spera Oxer, vedrà i giovani proseguire gli studi nei settori tecnici.

Oxer spera inoltre di poter presto pubblicare il codice con licenza open source, appena riuscirà a superare gli ostacoli burocratici costituiti dalle leggi che limitano il commercio internazionale di armi. Come ha spiegato a The Register infatti "la tecnologia satellitare è classificata come arma, a prescindere dallo scopo con cui è intrapresa".

I mini satelliti nello Spazio

L'altro aspetto interessante di questa iniziativa è che i radioamatori potranno essere protagonisti di questo esperimento. I promotori del progetto hanno infatti esortato i radio amatori a contribuire a rintracciare i satelliti e le informazioni che trasmettono. Eventuali informazioni captate dai radio amatori dovranno essere comunicate in formato testo tramite mail all'indirizzo nanosatisfi@gmail.com con oggetto "beacon". Si potranno anche inviare allo stesso indirizzo le eventuali registrazioni audio. NanoSatisfy ha ricevuto la sua prima relazione: cinque secondi di onda portante da WD9GYO/VK2AAF.