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Quest'azienda vuole fabbricare farmaci nello spazio perchè senza gravità vengono meglio

I farmaci per l'immunoterapia potrebbero giovare ampiamente della microgravità spaziale che permetterebbe di ottenere dei "cristalli perfetti".

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Avatar di Marco Silvestri

a cura di Marco Silvestri

Editor

Pubblicato il 04/04/2024 alle 09:27

Nell'ultimo decennio, la immunoterapia si è rivelata una delle soluzioni più innovative e promettenti per il trattamento del cancro. Il suo meccanismo d'azione si basa sul potenziare o imitare le difese immunitarie del corpo umano per individuare e attaccare le cellule tumorali. Tuttavia, la somministrazione di questi farmaci, che avviene principalmente per via endovenosa, richiede un processo lungo e invasivo, costringendo i pazienti a trascorrere ore in ospedale per le infusioni.

Il passo avanti nella ricerca potrebbe venire dall'adozione di una modalità più semplice e meno dolorosa per somministrare i farmaci, ovvero l'iniezione sottocutanea che potrebbe essere eseguita comodamente a casa del paziente. Tuttavia, per rendere possibile questa pratica, sarebbero necessarie concentrazioni molto più elevate dei medicamenti, il che porterebbe a formule troppo dense e viscose per essere iniettate efficacemente.

La soluzione a questo problema potrebbe risiedere nella cristallizzazione delle proteine presenti nei farmaci. Tale processo consente di ottenere concentrazioni elevate in volumi ridotti senza aumentare la viscosità della soluzione.

Il grande ostacolo, tuttavia, è rappresentato dalla difficoltà di realizzare cristalli perfetti sulla Terra a causa delle imperfezioni e della varietà di dimensioni generate dall'azione della gravità. A differenza del nostro pianeta, lo spazio, privo di gravità, permette la formazione di cristalli di proteine perfettamente uniformi.

È in questo scenario che si inserisce BioOrbit, start-up fondata da Katie King, una ricercatrice con un PhD in nanomedicina ottenuto presso l'Università di Cambridge e una profonda passione per lo spazio. La King ha avviato il suo progetto dopo aver partecipato a un corso estivo presso l'International Space University in Francia, dove ha lavorato su un progetto che mirava a identificare ricerche conducibili nello spazio in grado di rivoluzionare positivamente la vita sulla Terra. 

Il team di King si è concentrato sulla cristallizzazione dei farmaci in microgravità, identificando un potenziale notevole per migliorare sensibilmente i trattamenti contro il cancro.

L'obiettivo di BioOrbit, con l'appoggio finanziario dell'Agenzia Spaziale Europea, è quello di validare e commercializzare la produzione di questi farmaci nello spazio, con una prima sperimentazione prevista sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) già nel corso del prossimo anno. L'intenzione è poi di organizzare un secondo volo nel 2025, questa volta in collaborazione con un partner farmaceutico.

Nonostante BioOrbit non sia la sola entità a trasferire la ricerca farmaceutica nello spazio — aziende del calibro di Bristol Myers Squibb e Merck sono già impegnate in esperimenti simili — la start-up mira a ottimizzare tale processo per renderlo scalabile su un piano commerciale.

La strada verso la realizzazione di questa ambizione è costellata di sfide, tra cui le lunghe attese per il trasporto dei materiali sulla ISS e i costi elevati, senza dimenticare gli aspetti regolamentari legati alla produzione farmaceutica extraterrestre e le relative implicazioni in termini di responsabilità legale.

Nonostante le difficoltà, King e il suo team sono determinati a far funzionare il progetto, convinti dei benefici che la microgravità può offrire alla ricerca scientifica, allo sviluppo farmaceutico e alla lotta contro il cancro. La visione a lungo termine di BioOrbit contempla l'istituzione di una struttura permanente nello spazio dedicata esclusivamente alla scienza, alla ricerca e alla produzione farmaceutica, trasformando in realtà l'idea di fabbriche farmaceutiche extraterrestri.

In un futuro non troppo lontano, i medicinali potrebbero dunque intraprendere un viaggio nello spazio prima di giungere nelle case dei pazienti, aprendo orizzonti inesplorati e potenzialmente rivoluzionari per la medicina e la cura delle malattie.

Fonte dell'articolo: www.wired.com

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