Prestazioni, continua

Recensione – Test EOS 760D. Il noto sensore CMOS APS-C da 18 Mpixel lascia il posto ad uno completamente nuovo da oltre 24 Mpixel, montato anche sulla 750D e sulla EOS 3M. Ma non è questo il solo particolare tecnico che rende la nuova proposta del costruttore giapponese una delle più interessanti nella sua fascia di prezzo…

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a cura di Tom's Hardware

Prestazioni, continua

Come tutte le reflex Canon, l'autofocus rappresenta – almeno sulla carta - uno dei punti di forza della macchina, benché come vedremo ci sono differenze tutt'altro che trascurabili rispetto al modulo AF utilizzato sulla EOS 7D Mark II.

Nella modalità one shot, in abbinamento a obiettivi USM o STM, la messa a fuoco è sempre rapida ed estremamente precisa, anche in condizioni di scarsa illuminazione.

Per testare le capacità di tracking, abbiamo scelto sia soggetti in movimento diretti perpendicolarmente verso la camera o a ¾, tipo ad esempio un'auto a velocità relativamente modesta, sia persone in corsa con movimento casuale, diciamo a zig zag. Secondo l'inquadratura, abbiamo selezionato l'area di MAF centrale a 9 punti, piuttosto che quella estesa o ancora il punto centrale "accompagnando" il movimento del soggetto da riprendere.

Burst a 5 fps, messa a fuoco continua (AF Servo) e un tempo di otturazione sufficientemente rapido per bloccare il soggetto (1/250 sec. minimo). Obiettivo utilizzato: Canon EF 28 mm IS USM a tutta apertura (focale equivalente di 45 mm).

Partendo dal primo caso, cioè auto in movimento in direzione perpendicolare alla fotocamera (in asse con l'obiettivo) e selezionando l'area di MAF centrale a 9 punti, che copriva bene la sagoma della vettura, la percentuale di scatti a fuoco rispetto al totale si è attestato intorno al 68/70%. Ricordiamo che la macchina è dotata di sistema AF predittivo fino a 10 m. Ovviamente si tratta di un risultato statistico derivante da più prove.

Per valutare quanto il sistema di tracciamento del soggetto sia in grado di riconoscere il movimento dello stesso e di seguirlo, abbiamo fatto in modo che lo stesso coprisse tutta l'area di MAF, che per l'occasione è stata selezionata ampia. Quindi, semplicemente, auto di ¾ rispetto alla camera.

E' in questo caso che il sistema AF della 7D Mark II, ultima reflex Canon provata su Tom's, mostra la sua superiorità. La 760D fa un po' più fatica a seguire il soggetto, o meglio fa più fatica a riconoscere il movimento dello stesso, così che i punti di MAF o non si spostano da quello iniziale, o lo fanno ma con una certa "inerzia". Teniamo però presente che la 760D non ha i controlli sofisticati della sorella maggiore sulla sensibilità e velocità dell'AF, per cui più di tanto non si può agire ma solo contare di poter estrarre da una sequenza di 5 fps gli scatti migliori, mettendo in conto di averne qualcuno fuori fuoco.

Come sempre, in questi casi conta tantissimo il momento dell'aggancio del soggetto, cioè quello iniziale; se si sbaglia in questa fase, ci si può ridurre ad una percentuale di successo non superiore al 30%. Discorso che ovviamente ha validità generale…

Se la distanza fra il soggetto e l'obiettivo è inferiore e il primo si muove più lentamente, i risultati complessivi sono decisamente migliori. Con l'area di MAF estesa e il soggetto in movimento verso la fotocamera, tenendo la macchina ferma, mediamente 2/3 degli scatti sono a fuoco. Se invece si seleziona il punto di MAF centrale, o uno dei punti attigui, e si segue il soggetto in movimento, la percentuale di scatti a fuoco raggiunge l'85% e supera anche il 90% in certi casi.   

Nulla da eccepire anche sul sistema esposimetrico, che si è rivelato preciso e affidabile. Non dimentichiamo che la macchina utilizza un sensore di misurazione RGB + IR da 7.560 pixel con l'area suddivisa in 63 segmenti! Statisticamente, sui pochissimi casi d'immagini leggermente sovra o sottoesposte, prevale il primo caso.

Di seguito, i risultati ottenuti variando i quattro sistemi esposimetrici: lettura valutativa (collegata ai punti AF), media pesata al centro, parziale (ca. 6,0% del mirino) e spot (3,5%).

Comparazione fra i vari sistemi esposimetrici di cui dispone la camera

Non manca l'ottimizzazione automatica della luce, la priorità alle alte luci e l'HDR:

HDR

La gamma dinamica è nella media per questo tipo di sensore. Abbiamo notato una leggera tendenza a saturare sulle alte luci, controllabile però abilitando e disabilitando la priorità alle tonalità chiare. La differenza nei risultati è molto evidente, come dimostra l'esempio qua sotto.

La medesima immagine ripresa con la priorità alle tonalità chiare disabilitata (sinistra) o abilitata. Si noti la differenza nei risultati. Nel secondo caso il valore minimo ISO parte da 200.