Cittadini UE: piratiamo perché non c'è nulla di male

L'indagine "Cittadini europei e proprietà intellettuale" conferma che gli europei convivono con due atteggiamenti rispetto alla proprietà intellettuale. Ne riconoscono il valore ma quando si parla di uso personale chiudono volentieri un occhio.

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a cura di Dario D'Elia

La pirateria digitale è considerata un comportamento accettabile se il fine è l'uso personale. Così pensa il 42% dei cittadini europei, stando a quanto riporta l'indagine dell'Ufficio per l'Armonizzazione del Mercato Interno UE. "Cittadini europei e proprietà intellettuale: percezione, consapevolezza e comportamento" è un dossier che svela i meccanismi sui cui si fondano le opinioni della cittadinanza europea. Persone che normalmente non si occupano di diritto.

Se parli di pirateria a un adulto nel 42% ti dirà che non c'è niente di male. Se poni la stessa domanda a un giovane di età compresa tra i 15 e i 24 anni la percentuale sale al 57%. Poi però nessuno è mai in vena di confidenze, e il dato di chi ammette di aver apertamente commesso violazioni della proprietà intellettuale negli ultimi 12 mesi crolla al 10%. Poi il 96% dei cittadini dell'UE concorda col fatto che sia importante che gli inventori, i creatori e gli artisti scenici possano tutelare i loro diritti ed essere retribuiti per il loro lavoro.

Chiudiamo un occhio

"Il paradosso risiede nel fatto che questi due atteggiamenti non si escludono a vicenda. Un'ampia maggioranza dei cittadini dell’UE mostra un forte sostegno in favore della proprietà intellettuale", sottolinea il documento. "Eppure considera che a livello personale la violazione di queste norme possa essere giustificata per gestire le conseguenze di un potere d'acquisto limitato oppure come protesta contro un modello economico, orientato a un'economia di mercato e ai grandi marchi".

Ecco quindi la cosiddetta contraddizione tra i principi condivisi (che si applicherebbero quando si considera la società in senso ampio) e "le realtà di una condotta di vita pragmatica e probabilmente più centrata sul singolo".

Secondo gli esperti si è giunti a questo punto a causa della mancata comprensione del valore della proprietà intellettuale. Non aiuta il fatto che il 40% sia convinto che i principali beneficiari della protezione della proprietà intellettuale sono le grandi imprese e gli artisti famosi e, in percentuale minore, gli inventori.

"Sembrano quindi necessari maggiori sforzi per dimostrare il valore che la proprietà intellettuale apporta ai cittadini europei nella loro vita quotidiana. Questo vale particolarmente per le generazioni più giovani, mentre varia significativamente per le altre fasce di età", aggiunge il documento.

L'altra opzione è quella delle offerte lecite economicamente accessibili: l'80% le preferisce rispetto a quelle illegali.