Commissione UE, troppe restrizioni imposte all'e-commerce

La Commissione UE, in base ai dati raccolti sull'e-commerce, conferma che i produttori impongono troppe restrizioni ai siti e-commerce e quelli di servizi.

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a cura di Dario D'Elia

Il commercio elettronico potrebbe essere ancora più conveniente se i produttori non imponessero restrizioni contrattuali delle vendite ai loro distributori. La Commissione UE ieri ha pubblicato i primi risultati di un'indagine settoriale avviata a maggio 2015. Le informazioni raccolte da circa 1800 imprese e-commerce di beni di consumo e di contenuti digitali e dall'analisi di 8mila contratti di distribuzione confermano pratiche commerciali "che rischiano di incidere sulla concorrenza e limitare le scelte dei consumatori".

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Restrizioni contrattuali

Due venditori al dettaglio su cinque ricevono dai produttori una qualche forma di raccomandazione o di restrizione sui prezzi. Uno su cinque è soggetto a restrizioni contrattuali per la vendita sulle piazze online. E uno su dieci subisce lo stesso per l'offerta di siti di comparazione dei prezzi. Oltre uno su dieci riferisce che i suoi fornitori impongono restrizioni contrattuali alle vendite transfrontaliere.

Insomma, i produttori vogliono sfavorire la competizione fra mercati e limitare l'azione di correzione al ribasso dei prezzi di vendita.

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Mercati

"In linea generale, questi tipi di restrizioni contrattuali delle vendite possono, in determinate circostanze, ostacolare gli acquisti transfrontalieri e gli acquisti online e, in pratica, danneggiare i consumatori, impedendo loro di beneficiare di una scelta più ampia e di prezzi più bassi nel commercio elettronico", sottolinea la Commissione UE.

Particolarmente delicato anche il fronte dei contenuti digitali, dove gli accordi di licenza sui diritti d'autore sono complessi e spesso esclusivi. Tali accordi stabiliscono quali territori, tecnologie e finestre di distribuzione possono utilizzare i fornitori di contenuto digitale", aggiunge la Commissione. "Oltre il 60% degli accordi di licenza presentati da titolari di diritti è limitato al territorio di un unico Stato membro".

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Geoblocco per area

Il cosidetto geoblocco "può limitare la concorrenza nel mercato unico in violazione delle norme antitrust dell'UE". Purtroppo per intervenire bisogna analizzare caso per caso, poiché sono tollerate delle eccezioni.

Ad ogni modo la relazione preliminare della Commissione UE "è stata sottoposta a una consultazione pubblica per un periodo di due mesi". Dopodiché sarà pubblicata una relazione finale nel primo trimestre del 2017. La speranza è che possa essere d'aiuto per un'ulteriore azione normativa.