Cuffia invisibile, basta un impianto nell'orecchio

Un sistema di ascolto invisibile e potente, sembra un primo passo verso l'androide economico.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Lo scienziato amatoriale Rich Lee si è creato auricolari invisibili impiantandosi dei magneti nelle orecchie. Un "rimarchevole esempio di transumanesimo fai da te", come lo descrive Ian Steadmand su Wired UK. I due magneti, inseriti nel lobo, si collegano a un avvolgimento magnetico nascosto in una collana, a sua volta connesso a un amplificatore.

Il sistema permette di sentire suoni provenienti da fonti di ogni genere, che si tratti di un iPod, un microfono o altro. Il tutto a totale insaputa di chi ci sta intorno, visto che persino le cicatrici lasciate dall'intervento sono praticamente invisibili.

"Penso di farci cose molto creative. Posso immaginarmi di usare il GPS del mio smartphone per muovermi a piedi in città. Ho in mente di collegarlo a un microfono unidirezionale di qualche tipo (magari nascosto in un bottone o qualcosa del genere) per sentire conversazioni da un lato all'altro di una stanza. Un microfono gestito tramite lo smartphone sarebbe comodo", ha affermato l'inventore.

"Si potrebbe usare l'analisi della traccia vocale per capire se qualcuno sta mentendo […]. Sono sicuro che potrebbe servire al tavolo da poker o per incontri professionali. Ho un microfono che ti fa sentire attraverso le pareti", continua Lee, che ha in progetto anche un sistema di localizzazione a ultrasuoni. Così potrà sentirsi il primo vero uomo pipistrello della storia, alla faccia di Bruce Wayne.

Quest'uomo vuole far di sé un androide? In qualche modo sì, ma non si può trascurare il fatto che Rich Lee potrebbe perdere la vista da un momento all'altro. Comprensibilmente, desidera ottenere il massimo dall'udito - un dei sensi che gli resteranno per percepire l'ambiente circostante. Certo, potrebbe aspettare che inventino un occhio bionico adatto al suo problema, ma potrebbe volerci parecchio.

L'invenzione è di quelle memorabili, anche perché a realizzarla non è stato un gruppo di ricercatori con i fondi e le risorse di un'università o di una grande azienda. Rich Lee è un imprenditore che conta su sé stesso e sulla sua comunità di riferimento.

Lo descrivono come un "black hat transhumanist", un promotore della pirateria tecnologica e del "biohacking". Termini che risultano alieni alla maggior parte di noi, e che raccontano una realtà complessa fatta di persone che vogliono cambiare il mondo e sé stessi con le proprie mani. Anche trasformandosi in androidi fai da te; lo fareste anche voi, o preferite limitarvi a leggere i romanzi di William Gibson?