Droni e TIR? Ci pensa Adrian, il sistema di difesa italiano

Adrian è un progetto di difesa civile contro droni e persino TIR sviluppato dall'italiana Elettronica, attualmente in valutazione presso la Polizia di Stato.

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a cura di Alessandro Crea

La nuova frontiera del terrorismo potrebbero essere gli attacchi con droni. Non quelli professionali costosi, ma anche quelli da poche centinaia di euro, acquistabili in qualsiasi catena di hi-tech. Le fonti che suggeriscono la possibilità di futuri attentati in Europa con questi mezzi sono diverse, e sono circolate nelle scorse ore delle foto che mostrano alcuni appartenenti all'ISIS testare soluzioni di questo tipo in Iraq.

Per questo motivo il sistema presentato lo scorso 12 dicembre dall'azienda italiana Elettronica e attualmente in fase di valutazione da parte della Polizia di Stato potrebbe rivelarsi particolarmente utile. Si chiama Adrian (Anti Drone Interception Acquisition Neutralization), ed è una soluzione pensata per la difesa civile, in grado di prevenire attacchi di questo tipo senza necessità di abbattere o comunque far precipitare i velivoli, ma deviandoli o disturbandone il segnale.

"Un drone in volo su Piazza San Pietro durante un'udienza papale non può essere semplicemente abbattuto. Primo perché i pezzi, cadendo sulla folla, possono ferire gravemente molti. Secondo perché non dobbiamo pensare solo a un drone che porti un esplosivo. E se contenesse una busta di antrace? Abbatterlo equivarrebbe a consentirgli di portare lo stesso a termine il suo lavoro criminale": a spiegarlo è Domitilla Benigni, direttore generale di Elettronica.

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Adrian è in grado infatti di correlare tra di loro i dati provenienti da sensori differenti - radar, elettroottici, acustici ed a radiofrequenza - al fine di localizzare sia la piattaforma ostile che l'operatore che lo sta pilotando, e di intervenire di conseguenza. La sua innovativa architettura modulare scalabile inoltre può adattarsi a qualsiasi esigenza operativa ed è in condizione di proteggere postazioni fisse o controllare aree vaste e di utilizzo momentaneo, ad esempio in occasione di grandi eventi.

Adrian può localizzare i droni fino a 5 km di distanza e intervenire attivamente in un raggio di 2 km. Individuando i segnali in uplink e downlink tra il velivolo ostile e il sistema di controllo remoto consente di localizzarne il pilota, mentre il jammer avanzatissimo di cui è fornito può disturbare selettivamente il segnale tra il radiocomando e il drone singolo o anche in sciami. L'operatore inoltre è anche in grado di verificare se il drone ostile stia volando in modo automatico, seguendo cioè delle coordinate tramite GPS, intervenendo in questo caso con l'invio di segnali falsi che gli faranno cambiare traiettoria anche facendolo cadere o forzandone l'atterraggio in un'rea sicura, senza che i suoi sensori avvertano l'intromissione.

Potenzialmente Adrian potrebbe fare ancora di più, ad esempio intervenendo nei casi in cui si utilizza un TIR, come nei recenti attentati di Nizza e Berlino. In via teorica sarebbe già possibile farlo. "Tecnicamente non manca nessun elemento. Si tratta solo di costruire la piattaforma e soprattutto, che è la parte più onerosa, il sistema di rilevazione, cioè telecamere, copertura radio, software di supporto e così via. Una volta individuato in una città un TIR con un comportamento anomalo e potenzialmente pericoloso, esistono già oggi le tecnologie per intervenire attraverso la centralina che comanda l'elettronica di bordo (GPS, radio, sistemi di monitoraggio della meccanica) e azionare, per esempio i freni da remoto per bloccare il mezzo. Certo, non funzionerebbe con quelli più vecchi, dove l'elettronica non c'è. Ma ormai da noi non circolano di fatto più. È solo una questione di costi" ha spiegato ancora la Benigni.