"Facebook e Google minaccia senza precedenti per i diritti umani": l'accusa di Amnesty

Nel suo rapporto "I giganti della sorveglianza" appena pubblicato, Amnesty International accusa Facebook e Google di rappresentare una minaccia senza precedenti per i diritti umani, auspicando una trasformazione radicale del loro modello di business.

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a cura di Alessandro Crea

L'accusa di Amnesty International è netta e radicale: "Facebook e Google rappresentano una minaccia senza precedenti per i diritti umani". Questa, in sostanza è la conclusione a cui giunge il suo ultimo rapporto, "I giganti della sorveglianza", appena pubblicato. La ONG, pur riconoscendo il ruolo importante svolto dai due colossi nel "connettere il mondo e fornire servizi cruciali a miliardi di persone nel mondo", punta dunque il dito sul costo elevatissimo che tutto ciò comporta in termini appunto di perdita della privacy, e auspica un netto cambio di modello di business, che non sia più basato sullo sfruttamento, spesso anche nascosto, dei dati sensibili degli utenti.

Ma questo non è solo un problema di per sé, perché secondo Amnesty ha invece anche ricadute su tutta una serie di diritti, con riflessi negativi su diversi settori della vita pubblica, dalla libertà di espressione al diritto alla non discriminazione.

"‎Google e Facebook dominano la nostra vita, accumulando un potere senza precedenti sul mondo digitale, attraverso la raccolta e monetizzazione dei dati personali di miliardi di persone. Il loro insidioso controllo della nostra vita digitale mina l'essenza stessa della privacy ed è una delle sfide che definiscono i diritti umani della nostra epoca", ha dichiarato in merito il Segretario Generale di Amnesty International, Kumi Naidoo. Nello studio si auspica poi un intervento dei governi mondiali affinché limitino l'accesso di questi colossi ai dati personali e impongano un cambio di business model.

Entrambi i colossi hanno ovviamente respinto al mittente le accuse. "Non concordiamo col rapporto di Amnesty International. Facebook consente alle persone di tutto il mondo di connettersi tra loro proteggendone al contempo la privacy" ha commentato un portavoce di Facebook, che ha poi sottolineato come il proprio modello di business sia quello che consente anche a organizzazioni come Amnesty, inserzionista del popolare social network, di raggiungere un gran numero di sostenitori, raccogliendo così i fondi indispensabili per portare avanti le proprie attività. "Le persone si fidano di noi per le loro informazioni, e questo ci dà la responsabilità di proteggerle", ha invece commentato Google. "Negli ultimi 18 mesi abbiamo apportato diverse modifiche e introdotto nuovi strumenti, proprio al fine di dare alle persone un maggiore controllo sulle proprie informazioni".

Se l'argomento vi interessa, potete approfondirlo leggendo Il Capitalismo della Sorveglianza - Il Futuro dell'Umanità nell'Era dei Nuovi Poteri.