Facebook Moments non arriva in Europa: sulla privacy siamo intransigenti

Facebook ha confermato che l'app Moments che consente lo scambio di foto private non arriverà in Europa a causa della politica restrittiva sulla privacy.

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a cura di Dario D'Elia

Facebook Moments, la nuova app per condividere foto con gli amici in modalità privata e automatica, fa un po' da spartiacque tra il passato e il futuro. Il colosso fondato da Zuckerberg ha deciso di renderla disponibile negli Stati Uniti, come di consueto, ma anche di confermarne già la preclusione al mercato europeo. Il motivo? La diversa normativa sulla privacy. Oltreoceano ci sono meno limitazioni all'impiego dei dati personali, mentre in Europa da tempo le maglie della salvaguardia della privacy si stanno stringendo sempre di più.

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La criticità di Facebook Moments è legata al suo sistema di riconoscimento facciale. In pratica quando si condivide una foto l'identificazione dei protagonisti consente di creare delle collezioni che possono rimanere private. "I legislatori ci hanno detto che dobbiamo offrire la scelta basata su opt-in alle persone", si legge nel documento firmato da Richard Allan, responsabile per la privacy di Facebook Europe. "Noi però non abbiamo un meccanismo opt-in quindi l'abbiamo spento (Moments in Europa, N.d.R.) fino a quando non ne svilupperemo uno". Per opt-in si intende un sistema che richiede esplicito consenso per l'impiego di una funzione o servizio.

Facebook in fondo sa già che la funzione non sarebbe gradita in Europa, perché nel 2010 introdusse qualcosa di simile sulla piattaforma principale e nel 2012 venne obbligata a rimuoverla dopo un confronto con il Garante irlandese. Stesso destino per Google Photos che consente il riconoscimento del volto solo negli Stati Uniti.

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Verrebbe da pensare che nel Vecchio Continente siamo più bacchettoni ma in realtà 9 associazioni statunitensi per la protezione dei diritti digitali, fra cui American Civil Liberties Union ed Electronic Frontier Foundation, sono sul piede di guerra per l'identificazione facciale. "Come minimo le persone dovrebbero poter camminare su una strada pubblica senza il timore che aziende di cui non hanno mai sentito parlare traccino i loro spostamenti – e li identifichino con il nome – usando tecnologie di riconoscimento facciale", sostengono le associazioni.

"Sfortunatamente, non siamo stati in grado di ottenere un accordo anche su una premessa specifica così basilare".

In pratica hanno abbandonato il confronto in atto con le agenzie statunitensi, su tutte la National Telecommunications and Information Administration.