Gli USA vogliono spiare Gmail e Dropbox in tempo reale

L'FBI ha stabilito tra le sue priorità il controllo di chat, socialnetwork, posta elettronica e archiviazione digitale. Misure per la sicurezza di tutti, che sollevano alcuni dubbi sulla privacy degli utenti.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Spiare Gmail e Dropbox è una priorità per l'FBI (Federal Bureau of Investigation), perché non è più sufficiente ottenere i messaggi digitali dopo una richiesta ufficiale. Per garantire la sicurezza è necessario un controllo completo e in tempo reale delle telecomunicazioni.

L'agenzia governativa vuole far luce sulla cosiddetta "zona oscura" di Internet (tutte le comunicazioni digitali) con un'estensione delle attuali norme, che oggi permettono all'FBI di mettere sotto controllo una linea telefonica, ma non una casella di posta elettronica.

Voglio crederci

Nel calderone dei nuovi canali da controllare rientra praticamente qualsiasi cosa si possa definire comunicazione digitale: posta elettronica, sistemi di archiviazione e condivisione di dati (es. Dropbox), chat (es. Google Chat); nemmeno i videogiochi si salvano, perché anch'essi si possono usare per parlare.

L'FBI vuole però più libertà di azione rispetto a quella che già ha (un concetto peraltro già espresso),  per poter agire più in fretta e con meno burocrazia tra i piedi: per esempio, è un problema la crittografia dei messaggi scambiati con Gmail. Una richiesta che solleva i dubbi di chi ci tiene alla privacy.

Se si considera questa novità un semplice adattamento ai tempi moderni, potremmo dire che è tutto normale, ma le potenziali violazioni della privacy sono dietro l'angolo. Se l'FBI vuole usare questo potere per dare la caccia a un pericoloso terrorista, crediamo che nessuno avrebbe nulla da dire. Ma se l'indagine nasce su richiesta di una casa cinematografica, per dare la caccia a qualche pirata digitale, sarebbe comunque accettabile?

Non che la violazione di copyright sia un problema da prendere sottogamba, ovviamente, ma crediamo che qui sia necessario fare davvero molta attenzione - se non altro perché il potere degli editori si è fatto sentire fin troppo spesso sulle azioni di inquirenti e giudici. Gli interessi di produttori, editori e artisti vanno difesi, ma non a ogni costo. Se il prezzo da pagare per non far morire queste aziende è una perdita delle nostre libertà civili, allora è meglio che muoiano.