Google sotto accusa per pirateria: le major danno i numeri

Il rapporto "Understanding the Role of Search in Online Piracy" inchioda Google e gli altri motori sulla pirateria.

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a cura di Dario D'Elia

L'industria cinematografica statunitense ha attaccato duramente Google e gli altri motori di ricerca per la visibilità concessa ai contenuti pirata e gli strumenti che ne agevolano lo scambio. Ieri l'MPAA (Motion Picture Association of America) ha pubblicato uno studio, denominato "Understanding the Role of Search in Online Piracy", che spiega nei dettagli come i consumatori statunitensi e inglesi trovino il materiale illegale online. I motori di ricerca sembrano avere gravi responsabilità.

Metodi di accesso

Il 74% dell'utenza ha ammesso infatti che Google e gli altri sono fondamentali per la ricerca di film, show TV e comunque software P2P. Senza contare che il 58% delle "query" sono composte semplicemente con i nomi dei titoli, a dimostrazione (secondo MPAA) che non si è fatto abbastanza per eliminare i link pirata dall'indicizzazione. Com'era prevedibile la fonte primaria è Google con l'82% degli URL illegali che compaiono nei suoi risultati.

Lo strapotere di Google

Lo studio ha confermato anche che il 20% delle visite ai siti pirata, siano essi forum o piattaforme di streaming, sono influenzati dall'uso dei motori di ricerca; il 74% poi ammette che i risultati delle query li hanno aiutati a trovare questo genere di siti.

"Questo studio conferma la significativa responsabilità che hanno i motori di ricerca insieme a noi, per quanto riguarda l'ecosistema Internet, nell'aiutare a prevenire il furto di film e show TV online", ha dichiarato il presidente MPAA Chris Dodd. "I motori sono responsabili dell'aver mostrato alle persone come violare i contenuti - anche a coloro che non li cercano attivamente".

Rapporto tra neofiti e scafati

Ecco quindi la proposta di una profonda revisione dell'algoritmo di ricerca in modo da prevenire la scoperta di materiale pirata. Eppure Google l'anno scorso era già intervenuta per abbassare il livello di visibilità dei siti già segnalati come illegali o colpiti da notifica. Secondo Compete, l'unità di ricerca di Millward Brown, nel rapporto trasparenza di Google operò non si sarebbero evidenziate queste azioni di "correzione".