Il chip nella retina cura la cecità e anticipa Deus Ex

Ricercatori statunitensi hanno sviluppato una protesi che può ridare la vista a chi l'ha persa.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Scienziati della Stanford University, guidati da Daniel Palanker, hanno sviluppato un'avveniristica protesi in grado di restituire la vista a chi è stato colpito da degenerazione maculare. Testata su topi, la novità è molto promettente e consiste in un paio di occhiali con fotocamera, un trasmettitore e un chip impiantato nella retina. Il tutto funziona a energia solare.

Concettualmente è piuttosto semplice: sugli occhiali c'è una videocamera, che manda le immagini a una sorta di mini PC che le elabora. Le immagini vengono poi riprodotte su un piccolo schermo LCD integrato negli occhiali, per poi essere "tradotte" in raggi infrarossi. Questi ultimi possono raggiungere il chip installato nella retina, e di fatto ripristinare la capacità visiva.

Ed è proprio la trasmissione a infrarossi che segna un balzo in avanti rispetto al passato. Attualmente protesi come queste prevedono infatti che ci sia un cavo che colleghi il microchip al display LCD. Di conseguenza con questa nuova soluzione l'intervento chirurgico necessario è meno invasivo, e chi usa la protesi può semplicemente togliersi gli occhiali per andare a dormire.  

In laboratorio il dispositivo è stato testato sui ratti, e la misurazione della loro attività cerebrale ha indicato che il cervello stava effettivamente ricevendo immagini. Non stiamo parlando di una vista perfetta, e il paziente non diventerà certo un campione di tiro con l'arco – ma vivrebbe comunque una svolta nella propria vita.

Chiave di tutto è il fatto che le malattie della retina che portano alla cecità in molti casi "risparmiano" buona parte dei recettori. Questi da soli non consentirebbero alla vista di funzionare, ma con una protesi ad alta tecnologia si può fare molto.

Avanti ma con cautela, insomma, ma è inevitabile domandarsi se questo non sia che un antipasto. Domani i chip diventeranno più precisi, gli occhiali più discreti e leggeri, le videocamere sempre più potenti e flessibili. Il passo da "curare" a "migliorare" potrebbe non essere poi tanto lungo quindi, e presto la nostra società potrebbe diventare più simile a quella dipinta da William Gibson in Neuromante, quel mondo Cyberpunk così ben dipinto in Deus Ex: Human Revolution. Il dibattito, ne siamo certi, sarà più che infiammato.