Il logo per l'hardware open source viola il copyright

Open Source Initiative e Open Source Hardware Association stanno cercando di trovare un punto d'incontro in una discussione incentrata su un logo che viola un marchio registrato.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il logo della Open Source Hardware Association (OSHWA) viola il marchio registrato della Open Source Initiative (OSI), e i due gruppi sono in trattativa per trovare un accordo. Anche nel mondo open source nascono diatribe del genere, ma sembra che nessuno abbia il minimo interesse a chiamare in causa gli avvocati.

La mela della discordia è il potenziale logo OSHWA (un gruppo nato di recente) che sarebbe fin troppo simile a quello OSI. Riecco il rischio di "confondere il consumatore", di cui abbiamo tanto sentito parlare nella cornice degli scontri legali tra Apple e Samsung (ma non solo).

Open Source Initiative

Le affinità tra i due gruppi sono più che le differenze: OSHWA vuole promuovere l'hardware open source e la diffusione del fai da te, dall'elettronica alle biciclette; OSI invece si concentra sul software. Entrambe fondano la propria esistenza sull'accessibilità della conoscenza, sulla condivisione delle creazioni, e sul riutilizzo delle idee.

OSI però crede che il potenziale logo di OSHWA sia troppo simile al proprio. Nessuno vuole parlare di scontro, e naturalmente il dibattito in seno alle comunità è diventato subito molto acceso. Soprattutto in seno a OSHWA, i cui membri sono chiamati a esprimersi su una scelta triplice: prendere in licenza il logo OSI, andare avanti per la propria strada come se nulla fosse, o creare un nuovo logo.

Open SOurce Hardware Association

"Vogliamo vedere il logo stampato su pezzi di bicicletta, orologi da polso, sedie", ha spiegato Nathan Seidle, direttore OSHWA, ma l'approccio tradizionale di OSI quanto a marchi e questioni legali rende difficile la comunicazione.

Tre le tre scelte possibile quella più combattuta è la licenza da parte di OSI. Molti membri della comunità OSHWA non vogliono un logo che sia controllato da altri; sarebbe una situazione del tutto contraria alla filosofia open source, e di certo non un bel punto di partenza per il giovane gruppo. Inoltre l'effettiva produzione di hardware non è ancora cominciata, quindi c'è ancora tempo per cambiarlo senza creare difficoltà.