Il mercato e-book in Italia non esiste: vale briciole

Marco Polillo dell'Associazione Italiana Editori (AIE) ha svelato i numeri del mercato e-book italiano in occasione della Fiera internazionale del Libro di Francoforte. Ebbene, il segmento nel 2010 ha raggiunto lo 0,05%. Il 2011 si chiuderà con un fatturato di circa 3/4 milioni di euro.

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a cura di Dario D'Elia

In Italia si fa un gran parlare del fenomeno e-book, che a tutti gli effetti non esiste. Durante la recente Fiera internazionale del Libro di Francoforte l'editoria italiana si è trovata a fare il punto della situazione, e forse non è un caso che questo sia avvenuto così lontano dai nostri confini.

Marco Polillo dell'Associazione Italiana Editori (AIE) ha ammesso che il segmento e-book in Italia vale non più dello 0,05%. A dicembre 2010 il fatturato era di 1,5 milioni di euro, e a fine anno se va bene si raggiungeranno i 3/4 milioni di euro.

Concept rollup e-book

In pratica la crescita nel 2010 non ha raggiunto come previsto lo 0,1% e quindi di fatto il settore è rimasto congelato; per di più secondo gli editori nei prossimi mesi probabilmente si sentiranno anche gli effetti collaterali della nuova IVA al 21%. L'unica nota positiva è che i titoli in italiano in formato digitale oggi sfiorano le 17,9mila unità, contro le sole 6mila dell'anno scorso. 

Per quanto riguarda invece le librerie online è stato rilevato in incremento del business pari al 23,9%, anche se in verità quelle tradizionali detengono ancora il 65,5% della share di mercato. Insomma i bookstore online pesano solo per il 3,6%: praticamente un terzo di quanto fa la grande distribuzione. E con la recente normativa che abolisce lo sconto selvaggio sarà interessante rilevarne gli effetti a fine anno.

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In ogni caso è probabile che i gusti degli italiani influenzino la crescita del mercato e-book. Se nella classifica dei libri più venduti nel 2010 svettano "Cotto e Mangiato" (Parodi), "Il Cimitero di Praga" (Eco) e "Benvenuti nella mia cucina" (Parodi) quale potrà essere il target del settore?

Insomma, quale tipo di lettore potrebbe decidere di tradire la carta stampata per il digitale?