Il vero problema dell'IA è che ci renderà ancora più stupidi

L'IA rischia di compromettere le nostre capacità cognitive, sostituendosi al pensiero umano e minando lo sviluppo delle abilità di problem-solving e pianificazione.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Il professore dell'Università di Monterrey, Umberto León Domínguez, mette in guardia sulle conseguenze catastrofiche dell'IA nel suo nuovo studio pubblicato sulla rivista Neuropsychology. Domínguez evidenzia come i chatbot basati su IA, come ChatGPT, possano agire come "protesi cognitive", sostituendo l'elaborazione mentale umana con una simulazione artificiale. L’idea è che se usiamo molto questa “protesi del pensiero” finiremo per perdere la capacità di ragionare da soli. 

Un pensiero che abbiamo fatto tutti almeno una volta, pensando a “eh ma così è troppo facile, di sicuro quello si rincretinisce”

León Domínguez crede che l'IA possa influenzare negativamente le funzioni cognitive superiori, come il problem-solving e la pianificazione, tradizionalmente considerate prerogativa umana. Esiste il rischio, poi, di una dipendenza eccessiva dall'IA, che potrebbe portare al deterioramento delle abilità cognitive umane nel lungo termine. A un certo punto potremmo scoprire che non siamo più in grado di fare a meno dello strumento in questione. 

L’ipotesi di León Domínguez è sicuramente affascinante, anzi è una di quelle cose che sembrano fatte apposta per creare fazioni e infiammare bar e salotti di tutto il mondo. Volendo rincarare la dose, si potrebbero citare gli studi (ce n’è più di uno) secondo cui il punteggio ai test QI si sta abbassando.

Si ma prima di dire che è colpa dei computer bisognerebbe considerare anche il fatto che il QI si sta abbassando almeno dagli anni ‘70, forse anche prima. E si finirebbe a concludere nel solito modo: i test del Quoziente Intellettivo valgono molto poco, e nessuno con un minimo di buon senso li dovrebbe prendere sul serio. Ah già, il buon senso forse è una di quelle capacità cognitive che stiamo perdendo.

León Domínguez crede che l'IA possa influenzare negativamente le funzioni cognitive superiori

Senz’altro possiamo pensare alla voce di León Domínguez come a un tentativo di metterci in guardia, e forse davvero dovremmo fare attenzione a questi nuovi strumenti. Ma come si fa a non ricordarsi che tutte le volte che c’è stata una qualche novità, c’è stato sempre qualcuno pronto a dire come l’Essere Umano sarebbe stato presto distrutto da questa nuova diavoleria. 

Chissà, magari a un certo punto qualche professore temeva che prendere appunti con carta e penna avrebbe reso stupidi gli studenti. Ma siamo ancora qui, e bene o male siamo intelligenti quanto lo erano i nostri antenati che trovarono il modo di cacciare mammut o di attraversare gli oceani su barche di legno. Loro erano molto svegli, e lo siamo anche noi. 

Pixabay
intelligenza artificiale

Ma lo siamo in modo diverso, per la semplice ragione che abbiamo esigenze diverse. Se oggi facessimo un test basato su come cacciare un mammut pochi di noi lo supererebbero, ma d’altra parte i nostri antenati preistorici non se la caverebbero molto bene nella gestione delle finanze familiari, nell’elaborazione di una presentazione commerciale, o nella creazione di un saggio scolastico sulla storia del XIX secolo. 

potremmo semplicemente smetterla di chiamare stupido chi ha imparato cose diverse

Magari potremmo semplicemente smetterla di chiamare stupido chi ha imparato cose diverse dalle nostre. 

D’altra parte una delle poche costanti nella storia umana è proprio quella vocina che ci fa preoccupare per il futuro, e che ci fa guardare al passato come al luogo perfetto della felicità. 

Uno dei primi vecchietti brontoloni che si lamentano dei giovani d’oggi fu nientemeno che Aristotele, che nella Retorica scrisse “I giovani sono magnanimi; poiché non sono ancora stati umiliati dalla vita, anzi sono inesperti delle ineluttabilità, e il ritenersi degni di grandi cose è magnanimità: e ciò è proprio di chi è facile a sperare (…). Essi credono di sapere tutto e si ostinano al proposito; questa è appunto la causa del loro eccesso in tutto”. Era il IV secolo AEV, e sicuramente ci furono esempi precedenti di cui non abbiamo memoria. 

Tornando a tempi più recenti, solo qualche anno fa era acceso il dibattito riguardo alla possibilità che Internet ci possa rendere più o meno stupidi di quanto siamo - tema che ha ispirato un saggio di successo a firma di Nicholas Carr

è fuor di dubbio che l’impatto sarà devastante per l'umanità

La storia finora ha dimostrato che le nostre capacità cognitive sono adattabili e limitate. Sono adattabili, e quindi possiamo imparare cose nuove quando ce n’è bisogno, ed essendo limitate le cose nuove prendono a volte il posto di cose che non vi servono più, e quindi “perdiamo la capacità”. Ma non è una gran perdita, se abbiamo creato uno strumento che può svolgere quel lavoro al posto nostro. 

Quando furono introdotti il papiro e la carta, probabilmente, c’erano vecchi saggi pronti a giurare che saremmo diventati tutti cretini se avessimo smesso di scrivere sulle tavolette di argilla. Sicuramente anche l’introduzione del fuoco o della ruota avevano i loro detrattori, ma all’epoca la comunicazione era meno semplice di oggi. 

Naturalmente, infine, sarebbe ingenuo - per non dire stupido - pensare che la moderna Intelligenza Artificiale si possa comprarare a qualunque strumento che abbiamo creato in passato. Non abbiamo mai avuto nulla del genere, ed è fuor di dubbio che l’impatto sarà devastante per l'umanità - possiamo solo sperare in senso positivo per tutti. 

A maggior ragione, dunque, di fronte a una cosa mai vista prima forse dovremmo dimostrare intelligenza ed evitare di rispolverare preoccupazioni vecchie di millenni.

Immagine di copertina: tongpatong321

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